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«Io ero spartana quanto lui ateniese. Io ero moderna quanto lui vittoriano. Io maschiaccia quanto lui effemminato. Io pratica quanto lui esteta». Fun Home. Una tragicommedia familiare (Rizzoli, 2017) di Alison Bechdel, è una graphic che ho conosciuto in una classifica di miglior graphic novel di tutti i tempi, e la Bechdel si classificava in vetta. Partiamo con dire subito, senza girarci intorno, che non mi è piaciuta per niente. Le tavole le ho trovate poco accattivanti, e seppur esplora il rapporto con il padre Bruce, a seguito della sua morte inaspettata, attraverso il filone della letteratura e dei suoi capisaldi letterari, e tra le pagine troviamo un avvicinarsi tra l’omosessualità attribuita alla figura paterna e l’essere lesbica dell’autrice, e per alcuni rappresenta un esempio positivo di letteratura Lbbtq+, per me non lo è stato, anzi ho trovato l’autrice – anche in veste di figlia – fin troppo severa nei confronti di suo padre. «Se mio padre era un personaggio di Fitzgerald, mia madre era uscita direttamente dalla penna di Henry James. Un’energica americana piena di ideali, intrappolata da forze degenerate del vecchio continente». Inoltre, l’ho trovato anche troppo irriverente e quasi accusatorio nei confronti del padre, nonostante Alison amasse anche lei una donna: «Quale uomo, se non una checca, avrebbe potuto amare i fiori così ardentemente?» E ancora per rincarare la dose: «Se c’è mai stato qualcuno più finocchio di mio padre, quello era Marcel Proust».
Alison Bechdel è riuscita a tradurre in graphic novel la sua esperienza umana di giovane donna in relazione al rapporto con suo padre. Quello che mi ha sorpreso e affascinato è come sia riuscita a farlo in maniera universale, nella maniera più vicina a noi che studiamo nel campo delle 'humanities', nel modo in cui il suo stesso padre sembrava vivere: usando la letteratura come una continua fonte di identificazione. I libri non sono soltanto pezzi di arredamento, copertine e pagine. Il padre di Alison vive per il confronto con la letteratura, e così Alison dedica la storia del loro rapporto alle pagine dei romanzi più identificativi per suo padre. Ed è straordinario che un esperimento simile, che ha dato spunti a tanta parte di letteratura, risulti nuovo e vivo in questa graphic novel.
“Fun Home” è una graphic novel autobiografica, che può essere accostata anche ai generi del romanzo di formazione e del romanzo familiare. È costituita, in più, dalle bellissime tavole della Bechdel, già autrice della serie di vignette “Dykes to watch out for”. In “Fun home” l’autrice riflette sulla scoperta della sua identità e della sua omosessualità e del difficile rapporto con suo padre, successivamente alla sua morte. Questo evento lascia una grande amarezza anche perché avvenuto in circostanze sospette e sembra gettare nuove luci sulla personalità del padre. Un’opera carica di malinconia, in cui però non manca l’ironia. Basti pensare al titolo, un’abbreviazione di “Funeral Home”, nome attribuito dai bambini di casa Bechdel alla loro dimora, poiché il padre era proprietario di una ditta di pompe funebri… Molto importante nella graphic novel è anche l’amore per la letteratura, che accomunava la Bechdel e suo padre. Sono numerosi i riferimenti a libri letti da entrambi. La storia scorre benissimo e si fa vivida davanti ai nostri occhi: non a caso ne è stato tratto un musical a Broadway! Consigliato a tutti, in particolare a chi desidera una lettura sulla tematica LGBT.
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