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Sei storie tutte al femminile nell'inferno del lager di Birkenau, miserie, speranze, orgoglio, disonore e su tutto la consapevolezza della morte sempre dietro l'angolo. L'Autrice è protagonista e testimone al tempo stesso delle vicende e la sua assenza di giudizio rende il tutto ancora più doloroso e reale.
Liana racconta episodi accaduti in questo luogo in chiave quasi romanzesca senza lasciare trasparire le sue emozioni lascia che sia il lettore a provarle. Il lavoro coatto massacrante con le selezioni per il gas al ritorno in campo del Kommando di lavoro di queste donne. Le piu' piccole cose, che ai nostri occhi potrebbero sembrare futili e inutili che per la deportata invece rappresentavano una minuscola speranza di vita, la crudelta' di chi manda a morire una ragazzina solo perche' la riteneva ingiustamente una rivale in amore, l'inaspettata bonta' di una brutale kapo che aiuta una sua schiava a far nascere un bimbo soltanto per sentire un vagito di vita. La vicinanza ai krematori vedendo e respirando l'orrore ogni giorno, la voglia di non soccombere e il ricordo di chi non era piu' li con loro. In piu' bel libro della Millu che ho letto, stupendi anche gli altri che commuovono e fanno riflettere sull'assurdita' di Auschwitz, e ti poni mille domande che non trovano una risposta su come sia stato possibile la creazione di questi campi della morte.
Una testimonianza toccante. L'autrice riesce a rendere il lettore partecipe di quella che è stata la più grande tragedia dello scorso secolo.
Recensioni
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(scheda pubblicata per l'edizione del 1986)
scheda di Fenoglio, M.T., L'Indice 1987, n. 1
Il libro di Liana Millu (uscito in prima edizione nel '47) è una delle più toccanti testimonianze del lager femminile di Auschwitz-Birkenau. La narrazione si sviluppa attorno a sei storie di donne: Lily, la sartina, mandata ai gas per un capriccio di gelosia della sua Kapò. Maria, che tenacemente nasconde la sua gravidanza. Bruna, suicida insieme al figlio adolescente Pinin. Zina, che muore per aiutare un uomo che le ricorda il marito. Le due sorelle olandesi, divise al momento di scegliere la via del bordello. Infine Lise, incerta tra la fedeltà al marito e la possibilità (forse) di salvarsi. L'autrice dà vita in queste pagine ad una "marginalità" della esperienza femminile che si dimostra il tessuto stesso della sopravvivenza; accanto alla forza degli affetti e alla preghiera balzano in primo piano elementi "futili", quali un frammento di specchio, un'aiuola fiorita, un ago, un pezzo di sapone, un ricciolo. La saggezza che vi trapela e si impone è qui sapienza del vivere; essa non si appoggia a "grandi" idee (vedi il "Canto di Ulisse" in P. Levi), ma si àncora a semplici abitudini quotidiane, e a una ragionevolezza che attinge tanto alla forza d'animo quanto alla gratuità e ad una (solo apparente) frivolezza.
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