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Agghiacciante.
🎤 Lo consiglio perché è una voce diversa tra gli scrittori di Gialli e Thriller ed è italiana. 📝 Tra i boschi e le montagne di un paesino nelle Dolomiti, qualcosa si nasconde e per il commissario Battaglia è solo l'inizio di un'indagine spaventosa e davvero sconvolgente, che metterà a dura prova la sua esperienza e le capacità del nuovo ispettore Marini. 🕵️♀️ Teresa Battaglia è una persona empatica e forte, che riesce a vedere e capire le persone in modo autentico. 📚 Ho fatto un po' fatica a seguire la prima parte, ma poi la storia prende in un modo che non ti aspetti ed ho finito il libro tutto d'un fiato. 💫 Ci trovi su Instagram con la pagina : VARIE_ETÀ.LIBRI @varie_eta.libri
E' un thriller che avvince dalla prima all'ultima pagina non solo per l'intreccio ma anche per le situazioni di suspense che l'autrice riesce a costruire intorno ai singoli personaggi, nessuno escluso. Primo fra tutti il commissario di polizia,Teresa battaglia, una donna che nasconde dietro una scorza ruvida una sensibilità imprevedibile.
Recensioni
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E’ qualche mese che seguo le letture condivise che propone il gruppo “I thriller di Edvige” di ValeLanino e per questo mese ci siamo tuffati nel libro di Ilaria Tuti – Fiori sopra l’inferno.
Parliamo di thriller e parliamo di primo libro dell’autrice (come romanzo, perché è successivo a libri di racconti, già pubblicati). Sono tornata in mezzo alle montagne, le montagne del Friuli che l’autrice cela dietro nomi di luoghi di fantasia, ma che da dettagli e come riporta nel suo epilogo definisce come la sua terra, quella in cui è nata e vissuta.
La Tuti ha una descrizione dei luoghi che è così sublime da esserne completamente avvolti: leggendo si ha la sensazione di essere in quella foresta, in mezzo alla neve, con quei rumori, con quei suoni, con quei profumi. Si è trasportati direttamente sulla scena, la mente immagina esattamente quello che lei sta descrivendo. Il paese di Tavernì, con i suoi abitanti, con il suo abitato, arroccato ai piedi delle montagne al confine con la foresta, protetto dalle cime innevate.
Altro punto di forza del libro sono i personaggi; il commissario Teresa Battaglia: mi ha ricordato in certi tratti il Commissario Pedra Delicado, una donna forte che, in quanto donna, riesce comunque per il ruolo che ricopre a farsi rispettare. Una donna combattiva, che non si piega all’avanzare della sua malattia che le provoca disagi, ma non si arrende, cerca sempre un modo per lottare. L’ispettore Marini, impacciato e pasticcione all’inizio del racconto, diventa pagina dopo pagina una valida spalla per il commissario e per la risoluzione del caso. Il gruppo: definito come gruppo di persone, troviamo il gruppo dei bambini e il gruppo degli abitanti di un paese. La scrittrice fa risaltare in tutti e due i casi con maestria le dinamiche del gruppo: gli abitanti del paese, essendo un piccolo centro abitato, nascondono segreti, si spalleggiano, si difendono, si percepisce la coesione, in questo caso ostacolando persino le indagini; per il gruppo dei bambini è bravissima a portare alla luce le dinamiche di gruppo, un leader, uno per tutti tutti per uno, la difesa del branco da parte del più grande e più maturo. Un gran bel lavoro.
Ho apprezzato molto il tema della maternità, sia dal punto di vista della mamma con figli, sia della mamma senza figli, tema non facile da sviluppare all’interno di un thriller.
Interessante tutto lo studio svolto sugli esperimenti svolti nel 1978 da un orfanotrofio austriaco sui bambini: i bambini ospitati nella struttura, pur essendo nutriti, vengono privati di ogni tipo di affetto con conseguenze devastanti. Il punto di partenza è costituito dagli studi psicologici del dottor René Spitz, parte integrante del racconto.
La storia, nota più dolente, è un po’ piatta, con qualche buco, a tratti un po’ nebulosa quasi da sconfinare nel fantasy. Le descrizioni infinite in certi momenti quasi a voler nascondere e confondere sulla trama togliendo alla storia della suspance che ne farebbe un ottimo thriller.
E’ un primo libro, Teresa Battaglia, Massimo Marini e Ilaria Tuti hanno tanta strada davanti a loro. Sono su un ottimo sentiero, e sono convinta che il prossimo sarà ancora meglio del primo.
Con Fiori sopra l’inferno Ilaria Tuti esordisce nel panorama del giallo italiano.
Il romanzo ha lasciato entusiasti pubblico e critica, ottenendo la Menzione Speciale al Premio Giorgio Scerbanenco.
“La luce era quella di un sole malato: non scaldava, non rincuorava. Avanzava lenta sulla pietra della piccola cappella conquistando l’ombra, ma essa stessa era ombra sotto mentite spoglie”.
Il commissario Teresa Battaglia indaga sui recenti avvenimenti che hanno sconvolto la piccola valle di Travenì. La cittadina si riempie di due colori: il rosso del sangue di corpi profanati e il bianco della neve che imbianca incessantemente ogni cosa su cui si poggia.
La spiccata empatia che il commissario percepisce nei confronti dell’assassino le permette di cogliere le contrapposizioni sottili del mondo che la circonda: una natura incontaminata e l’attività dell’uomo che cerca di conquistare sempre più spazio, il colpevole che spesso non è solo carnefice, ma anche vittima, uomini pronti a tutto per dimenticare segreti sepolti da tempo.
L’atmosfera è cupa e misteriosa: animali sacrificati, laghi ghiacciati, montagne silenziose, passi che si perdono nella foresta.
Il lettore si immerge totalmente nell’atmosfera creata da Ilaria Tuti, sospende inevitabilmente il giudizio fino alla fine e si sofferma sugli aspetti più umani che questa storia mette in luce: la forza dell’amicizia, la volontà di andare oltre la solitudine, il potere dell’amore materno.
A tutti gli amanti dei romanzi di Donato Carrisi e agli appassionati dei gialli in generale.
Dedicato a coloro che vedono misteri in ogni angolo e possiedono un’anima investigativa.
A chi pensa che il mondo sia fatto di mille sfaccettature, questo libro insegna che la verità non è mai semplice come appare.
di Jessica Colombo
Si ringrazia il Master Booktelling
La breve nota biografica ci fa sapere che l’autrice ama il mare, ma vive in montagna.
Questo particolare è singolare perché la capacità che ha Ilaria Tuti di saper cogliere alcuni elementi chiave dell’ambiente montano e con poche parole riuscire a descrivere paesaggi, fauna, sensazioni, odori, umori ed emozioni toccando le “corde giuste” dell’animo del lettore, è una specie di magia che ci trasporta in un battibaleno a Travenì: piccolo paesino friuliano incastrato tra i monti e i boschi.
Si ha quasi l’impressione che il suo vero amore sia la montagna.
Chi ci introduce nella storia è Mathias, un ragazzino che sogna di diventare veterinario e che si aggira nei boschi con i suoi amici, la sua seconda famiglia, i suoi “fratelli di sangue”.
I bambini sono parte della storia e nella storia ci accompagnano, senza stonare mai e insieme a noi percepiscono la paura degli “adulti”. Quella paura che piano piano sfonda il guscio della protagonista del romanzo: Teresa Battaglia.
Il Commissario Battaglia che, incautamente, viene creduta UN commissario (uomo) dall’ingenuo ispettore Massimo Marini che arriva insieme a noi sulla scena del crimine: vestito di tutto punto, giovane, educato e goffo… talmente tanto da infastidire Teresa e intenerire noi lettori.
La scena del crimine, neanche a dirlo, è inquietante: una vera e propria mise en scène in cui gli attori sono il cadavere, il fantoccio che “forse” rappresenta chi ha commesso il crimine e la squadra di polizia che osserva, raccoglie prove e cerca di dare un senso ad un atto che si porta dietro una crudeltà e una violenza inspiegabili. Perché? Ma soprattutto chi porta dentro di sé tanta rabbia?
In un attimo siamo tutti al fianco di Battaglia e Marini, sulle tracce del killer.
Teresa Battaglia è una profiler di prim’ordine: il suo approccio alle indagini e gli anni di esperienza alle spalle ricordano i protagonisti di Criminal Minds. Massimo Marini invece è metodico: alla ricerca di prove e dedito all’analisi dei fatti una specie di Tenente Colombo del 2017. Due metodi opposti che scandiscono l'inchiesta dando un ritmo da cui è difficile prendersi una pausa.
Ma Ilaria Tuti ci regala un puzzle, perché il susseguirsi degli eventi di oggi sono scanditi da una serie di flashback che ci portano in Austria, 1978... Sta a noi ricostruire lo sfondo che ci porta alla soluzione delle indagini e a capire il perché della furia omicida.
Coinvolgente fino all’ultima pagina ed elegante, questo romanzo ha già conquistato il titolo di “Caso letterario dell’anno”: richiestissimo alla fiera del libro di Francoforte ancora prima della sua pubblicazione in Italia, sarà tradotto in 20 paesi.
Se Donato Carrisi è senz’ombra di dubbio il Re del thriller italiano, possiamo dire che probabilmente avrà al suo fianco una degna Regina.
Buona lettura!
Maria Josè Castelli
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