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“Finale di partita è il maggior lavoro teatrale di Beckett, il testo più importante della sua produzione drammatica e uno dei più significativi di tutta la sua opera. Non è un caso che Adorno abbia fatto il punto su Beckett proprio a partire dall’analisi di questa pièce. Il suo “Tentativo di capire il Finale di partita” rappresenta tuttora l’interpretazione più lucida e convincente di un testo che risponde pienamente alla concezione adorniana per cui l’opera d’arte non può far altro dichiarare la negatività del presente e avere una sua positività proprio nella dichiarazione del negativo”. Dalla Nota introduttiva di Paolo Bertinetti
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" ...eppure io mi sto preparando per la notte ...la sento vicina...il campanello del sonno...e mi dico ...non si farà più attendere molto... Stufo del tuo buco, caro? Be' ti capisco. Non strisci più come una volta. Mani e ginocchia, amore, prova con mani e ginocchia. Ancora mezzo metro e ci sei. Capolavoro intimamente perturbante, spirito puramente kafkiano, Beckett come Kakfa.
i personaggi di beckett io li ho immaginati un po' come quelli dei film di warhol: alla deriva e senza scopo. vanno in scena in un mondo che sembra vuoto (uno spazio deteritorializzato, per dirla alla deleuze) in cui tutto è "silenzioso e immobile e ogni cosa al suo posto estremo, sotto la polvere estrema": vuoto e pieno sono due termini che si rovesciano continuamente l'uno nell'altro. (di svuotamento è anche l'effetto che suscita, nel senso di tendere verso l'essenziale, distendere a volte, anche ordine come quello che uno dei personaggi ricerca). e vuoti sembrano essere i dialoghi, fatti di pezzi presi dalla vita quotidiana e scavati così come rotti e scavati appiaono i corpi dei personaggi. un incrocio di corpi che esistono non per raccontare ma perché raccontano ("ho portato avanti la storia" ma quando "s'è rotto il filo, siamo rotti noi).
Capolavoro indescrivibile. Beckett era un genio.
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