Il filo scarlatto
di Laurie Lico Albanese
Il nuovo romanzo dell'autrice di La bellezza rubata Isobel ha il dono di «vedere» i colori: la voce della madre è un torrente di zaffiro screziato di smeraldo, quella del padre un morbido caramello e la lettera «A» è scarlatta, da sempre. Crescendo, Isobel impara a domare il suo talento per creare ricami straordinari. E quando si trasferisce a Salem, nel Nuovo Mondo, insieme a un marito con il vizio dell'oppio, e incontra un affascinante e tormentato giovane scrittore di nome Nathaniel, l'ago diventa la sua risorsa piú preziosa. Con strepitosa inventiva Laurie Lico Albanese ci regala il ritratto della musa immaginaria che avrebbe ispirato a Hawthorne la protagonista di La lettera scarlatta. «Un romanzo che dovrebbe diventare una lettura obbligatoria accanto al classico di Hawthorne sull'adulterio. Ammaliante, ambizioso, un vero capolavoro». Fiona Davis Isobel e Nat s'incontrano a Salem nel 1829, piú di un secolo dopo i famosi processi alle streghe di cui fu teatro la cittadina. Eppure, sotto la superficie di florida compostezza di quel piccolo porto sull'oceano, serpeggiano ancora le tensioni tra i discendenti di accusatori e accusate. Isobel, dal canto suo, ha i capelli rossi proprio come la trisavola Isobel Gowdie, condannata per stregoneria in Scozia nel Seicento e sfuggita per un soffio all'impiccagione. E proprio come lei, vede esplosioni di colore là dove gli altri sentono solo parole o leggono le nere lettere dell'alfabeto. La madre, che le ha insegnato l'arte del ricamo, le ha sempre detto di non parlare del suo dono dei colori con nessuno, per non destare sospetti, e piano piano Isobel capisce che forse il suo era un invito piú generale alla cautela. Quando lei e Nat s'incontrano, entrambi combattuti tra segreti e aspirazioni, le parole del giovane scrittore le appaiono di un regale rosso e oro, un richiamo potentissimo, soprattutto dopo che il marito si è imbarcato per andare in cerca dell'elisir di lunga vita. Costretta a cavarsela da sola, a fidarsi unicamente del suo ago, Isobel dovrà fare i conti con la rigida società di Salem, dove non tutti sono considerati americani alla stessa stregua. Ad aprirle definitivamente gli occhi su questo punto sarà la sua vicina Mercy, figlia di una schiava liberata. Nell'immaginare un retroscena fittizio per La lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne, Laurie Lico Albanese tesse un grande e compiuto arazzo della società americana di inizio Ottocento, mettendo però al centro le donne, con la loro solidarietà e forza creativa. )
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