Propr. L. Johanne U., attrice e regista norvegese. Già celebre attrice del Teatro nazionale di Oslo, debutta nel cinema norvegese nel 1957 in regie di modesto valore. Conosciuto I. Bergman, ne diviene interprete di punta nonché compagna per cinque anni. L’intensità espressiva nel muto ermetismo di Persona (1966) apre le porte a una serie di ruoli tormentati: tra visioni demoniache (L’ora del lupo, 1967), fantasmi della guerra (La vergogna, 1968) e inferno del quotidiano (Passione, 1969). Interrotto il sodalizio con Bergman è protagonista della fortunata saga in costume di J. Troell (Karl e Kristina e La nuova terra, 1971), e ritrova il regista a Hollywood (Una donna chiamata moglie, 1974) dopo avervi esordito debolmente (La signora a 40 carati, 1973, di M. Katselas). Tornata nell’alveo di un Bergman doloroso e palpitante (Sussurri e grida, 1973), è protagonista nella disperata odissea (Scene da un matrimonio, 1973) e nel ritratto di una straziante infelicità femminile (L’immagine allo specchio, 1976). Più distaccata seppur impeccabile in L’uovo del serpente (1978) e Sinfonia d’autunno (1978), brilla in Italia, nel dramma (Mosca addio, 1986, di M. Bolognini) e nella commedia grottesca (Speriamo che sia femmina, 1986, di M. Monicelli). Dopo aver esordito alla regia (l’episodio Parting in Love, 1982, di A. Cohen, N. Dawd e M. Zetterling), arriva al lungometraggio con Sofie (1992) e al successo internazionale con Conversazioni private (1996), sceneggiato da I. Bergman come ideale seguito di Con le migliori intenzioni (1991) di B. August, ma innervato di una personale sensibilità di regia. L’infedele (2000) vede una definitiva maturità stilistica per una nuova sceneggiatura bergmaniana da un testo di A. Strindberg.