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Titolo: Febbre a 90'Autore: Hornby NickEditore: Data: 1997Libro vintage. Autore: Hornby Nick. Editore: Guanda. Luogo: Parma. Anno: 1997. Formato: in-8°. Pagg: 244. Legatura: brossura con bandelle. Conservazione: buona. Lieve ingiallimento delle pagine. Ordinario segno del tempo.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Mai nessuno come Nick Hornby è riuscito a spiegare la psicologia del "tifoso colto", ovvero di quel tifoso di calcio che non si accontenta di scatenare i propri istinti primordiali ma che cerca una spiegazione per la sua grande passione: in questo caso l'Arsenal. Divertente, auto-ironico, vero: forse si parla di un calcio di altri tempi dove il business non aveva ancora preso il sopravvento.
Dalla prima all'ultima pagina il libro è un elenco interminabile di partite dell'Arsenal, dal 1968 al 1992, con risultato, marcatori, condizioni meteorologiche, annotazioni sulle sensazioni dell'autore e sulle persone che lo accompagnavano. Il calcio è x Hornby una droga x superare problemi familiari e personali, dal divorzio dei genitori, alle delusioni con una ragazza, a un insuccesso lavorativo. Non è un piacere, sia chiaro, perché un tifoso soffre nel fisico e nella mente. Tutto nella sua vita è condizionato dal calcio, nulla è più importante di una partita della sua squadra. Il libro è la noiosa autobiografia di un uomo insignificante e insicuro che sente la necessità d'identificarsi con una folla, che ha trasformato una passione in un'ossessione, sia pure con un pizzico di humour britannico e ironia. Forse un racconto sarebbe stato simpatico, come il film, che mi ha purtroppo ispirato l'acquisto, ma quasi 250 pagine sono di una monotonia mortale. Sconcerta l'interpretazione di Hornby sulla tragedia dell'Heysel, in cui morirono trentotto persone: secondo lui gli inglesi caricarono giocosamente i tifosi juventini, che, spaventati, si accalcarono contro una ringhiera che cedette, x cui precipitarono e furono travolti dalla folla. Il libro è un manuale di ciò che il calcio non dovrebbe essere, desiderio di violenza, timore di subirla, intimidazione, frustrazione. La parte razionale di Hornby sa che non è giusto, ma li prova. Mi stupisce il successo editoriale, ma io sono un tifoso atipico. Da sempre tifo Genoa, scrivevo le formazioni sui quaderni a righe della seconda elementare, a sei anni a Natale ho chiesto in regalo la maglia rossoblù, x molto tempo ho avuto l'abbonamento a Marassi, anche adesso non perdo una partita in TV. Riconosco, però, se il rigore concesso agli avversari era giusto, se hanno giocato meglio, sono contento solo se il Genoa ha meritato di vincere. Ho sempre visto le partite dal lato lungo del campo, però. Forse non sono un vero tifoso.
parziale delusione, comprato nell'aspettativa di avere tra le mani un altro libro alla John King mi sono ritrovato a leggere anni di vicissitudini calcistiche dell'Arsenal tra gli anni 70 e 90, con cronache di partite e nomi di calciatori che, al 99% del pubblico italiano, non diranno nulla. lettura che risulta un pò noiosa quindi, che un tifoso dei gunners apprezzerebbe come una Bibbia ma che qualsiasi altro appassionato di calcio lontano dalle gesta del club inglese faticherebbe a capire e ad apprezzare pienamente. nemmeno da trascurare inoltre che il libro è una prima edizione del 92, ed in 24 anni ne sono cambiate tante di cose, tanto da non rendere più attuali le riflessioni dell'autore (fa quasi sorridere leggere di stadi e club italiani presi ad esempio di modernità e solidità finanziaria : una vita fa)
Recensioni
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recensione di Thomson, G., L'Indice 1997, n. 8
(recensione pubblicata per l'edizione del 1997)
Giocato ad alti livelli, il calcio può vantare l'eleganza e la raffinatezza della poesia. Viene da domandarsi allora perché non ci siano più libri su questo argomento.
In un certo senso "Febbre a 90'" è un tentativo di colmare questo vuoto. Nick Hornby infatti non scrive da sociologo o da antropologo ma da tifoso. Non è certo da escludere che abbia letto trattati come "Massa e potere" di Canetti o "Il cosiddetto male" di Lorenz, ma il giovane autore inglese sceglie saggiamente di non schierarli come difensori: per lui la condizione mentale del fan si avvicina molto all'incapacità di intendere e di volere."Per buona parte di una giornata qualsiasi, io sono un rimbambito", confessa a pagina 2. Essere un tifoso vuole dire vivere quasi interamente nel passato e, ricostruendo minuziosamente la storia dell'Arsenal, la memoria di Hornby si rivela prodigiosa. Ma "Febbre a 90'" è molto più che una semplice lista di fatti e cifre.
La "recherche des parties perdus" è anche una ricerca della sua infanzia perduta. La sua ossessione per l'Arsenal è inestricabilmente legata al ricordo della separazione dei genitori."Mi chiedo quanti altri tifosi, se dovessero esaminare le circostanze che li hanno condotti alla loro ossessione, potrebbero trovare qualche sorta di equivalente dramma freudiano" - riflette l'autore. Certamente la prima partita dell'Arsenal a cui assiste gli offre il terreno ideale su cui proiettare i propri traumi familiari e il rapporto tra la squadra perdente e i tifosi arrabbiati lo riconducono proprio alla relazione tra i genitori. Così la storia dell'Arsenal diventa per Hornby metafora per valutare le tappe principali della sua vita - le prime ragazze, gli anni dell'università, la breve carriera da insegnante e i primi tentativi falliti di diventare scrittore.
Tuttavia "Febbre a 90'" non è solo un'autobiografia ma è anche un affascinante studio sul ruolo del calcio in Gran Bretagna, uno dei due pilastri della cultura "working class" (l'altro è la pop music) con cui Hornby si identifica fortemente: "I ragazzi e le ragazze della grammar school del dopoguerra facevano un salto nel vuoto; nessuna delle culture disponibili sembravano appartenerci, così abbiamo dovuto afferrarne una al volo. E d'altronde, che cos'è la cultura inglese borghese e provinciale del dopoguerra? Jeffrey Archer ed Evita (...), i Goons, Adrian Mole e Merchant-Ivory (...) non c'è da meravigliarsi se volevamo tutti essere Muddy Waters o Charlie George".Il fatto che Hornby assuma per scelta questa identità culturale gli permette di mantenere una certa distanza dal proprio fanatismo calcistico e di evitarne quindi gli aspetti più primitivi. La violenza, presente ai margini del testo fin dalle prime pagine - premonizioni di Heysel e Hillsborough -, viene condannata ma al tempo stesso contestualizzata. Queste tragedie, commenta l'autore, sono solo il risultato indiretto della violenza degli "hooligans". La crudele ironia di Hillsborough, il fatto che le cancellate di sicurezza, costruite per impedire le invasioni di campo, impedirono invece ai novantasei tifosi di scappare dalla morte, svela piuttosto l'amore asimmetrico tra i tifosi pronti a dare tutto per la loro squadra e le società calcistiche che li trattano come bestie.
Tra nostalgia e riflessione culturale ci si può chiedere dove è finita la poesia del bel calcio. Ma ai veri tifosi non importa. Come dice Hornby, "io seguo il calcio per una marea di motivi, ma non vado per divertirmi e quando mi guardo attorno il sabato e vedo quelle facce accigliate in preda al panico, mi rendo conto che anche per gli altri è la stessa cosa"."Febbre a 90'" è questa cosa, ma anche molto di più.
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