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Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2017
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Libro molto interessante, a volte un po' lento ma decisamente da leggere. E' inquietante pensare come chiunque, anche chi all'apparenza è un'ottima persona, possa nascondere un lato tanto oscuro e terrificante. L'unica cosa che mi consola è leggere che alcune ragazze si sono salvate perché hanno notato qualcosa di strano nel suo sguardo...quindi qualche piccolo segnale c'è. Ma basta un momento di debolezza, di "guardia abbassata" per altre vicissitudini nostre, per rischiare di cadere nella trappola di individui come questo. E' terribile pensare di non potersi fidare di nessuno...
Scrittura di stampo giornalistico , esaustiva e competente , ma non inchioda alle pagine.
Importante e interessante testimonianza sulla vita e sulla storia di Ted Bundy. La lettura mi ha coinvolta ed è stata piacevole. Talvolta la scrittura è risultata un po' pesante in quanto il testo è molto giornalistico e poco romanzato. Lo consiglio a tutti gli appassionati di true crime.
Recensioni
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"Nella sua ultima lettera Ted aveva scritto: Non c'è nulla di brutto nella mia vita che la reincarnazione non potrebbe migliorare."
Un titolo molto appropriato segna questo romanzo di Ann Rule, scritto nel 1980 e che ha regalato la fama internazionale alla sua autrice. La storia è tra le più terrificanti che si possano immaginare, in particolar modo perché è una storia vera. La Rule, ha svolto per anni il mestiere di poliziotto nel dipartimento di polizia di Seattle, poi è diventata giornalista specializzata in criminologia e ha conosciuto, per lavoro di routine e per curiosità professionale numerosi delinquenti. Ma ciò che l'ha contraddistinta sin dall'inizio rispetto a molti altri suoi colleghi è stata la predisposizione a comprendere l'animo criminale, la voglia di sviscerarne ogni aspetto e di capire. "Mi ha sempre affascinato scoprire - ha dichiarato - coma fa un bambino innocente a diventare un criminale, ma anche come sia possibile risolvere un omicidio avendo a disposizione soltanto un mozzicone di sigaretta, un pezzo di stoffa oppure un unico proiettile..." E sì, indubbiamente questo fascino accomuna molti di noi e ci fa guardare con attenzione i documentari televisivi che raccontano le vicende di omicidi intricati, seriali o meno, e le ricostruzioni a volte non del tutto attendibili fatte dagli autori di trasmissioni televisive di successo. Ma torniamo ai fatti. Una donna così, esperta, professionale, attenta, come può trovarsi al fianco di un serial killer e non accorgersene? Come può per anni frequentarlo e considerarlo un amico senza capire che dietro quel viso "carino" e quei modi gentili si nasconde non solo un uomo che viaggia sul filo della legalità, ma un pazzo criminale pericolosissimo? Questo aspetto di tutta la storia aggiunge interesse e passione a una vicenda già di per sé molto particolare e avvincente. L'uomo si chiama Theodore Robert Bundy e per chi segue da tempo le vicende di killer seriali negli Stati Uniti questo non sarà certo un nome nuovo. Ted Bundy è quell'uomo dal sorriso gentile che la Rule ci mostra in una serie di fotografie che illustrano il volume. Non ha lo sguardo dell'assassino, quello, per intenderci che ci aspettiamo di vedere convinti ancora oggi che Lombroso in qualche modo avesse ragione a definire alcuni canoni estetici e morfologici che distinguono il delinquente dall'uomo normale. È ben vestito, curato, ha capelli castano chiari e la carnagione bianca. Tutto ciò fa di lui un uomo ancor più pericoloso, un criminale spietato e sofferente che probabilmente non suscita nelle sue vittime alcun sospetto. Offre passaggi e frasi di circostanza alle belle, bellissime ragazze che diventano le sue vittime, che non si accorgono del pericolo. Anche di loro la Rule ci regale immagini fermate nel tempo. Forse per ricordarle, come ultima minima possibilità di sopravvivenza. Lynda Ann Healy, Denise Naslund, Janice Ott, Georgeann Hawkins, la dodicenne Kimberly Leach... Tutto il libro, nato come un resoconto giornalistico e divenuto nel tempo un vero romanzo quasi autobiografico, è il coinvolgente e intenso resoconto delle indagini, la dettagliata spiegazione, mai noiosa, del procedere sempre più definito degli inquirenti e il lungo finale della storia con il processo e la condanna. Bundy è stato giustiziato ormai da molto tempo, i suoi delitti rimandano agli anni Settanta, ma ancora la sua personalità è motivo di interesse. "Gli investigatori che hanno contribuito alla cattura di Ted Bundy hanno imparato molto sul profilo dell'assassino psicopatico, e l'esperienza che hanno acquisito potrà servire a salvare le potenziali vittime di altri serial killer che hanno seguito le orme di Bundy". Ma per noi "profani" forse, al di là dei dati tecnici, Un estraneo al mio fianco è affascinante per lo straordinario destino che lega l'autrice al protagonista. Come la Rule scrive nella Prefazione, il suo contratto per scrivere questo libro "fu firmato molti mesi prima che Ted Bundy diventasse l'indiziato principale in più di dodici casi di omicidio" (che diventeranno molti di più). Quante probabilità possono esistere che negli Stati Uniti un serial killer e la giornalista-scrittrice destinata a redigerne in qualche modo la biografia si conoscessero già da dieci anni e fossero amici? E cosa significa scoprire questa tragica verità? "Ho perduto Ted. L'ho perduto da quando ho guardato le fotografie delle ragazze uccise e so quello che... non avevo mai voluto credere". Questo romanzo è anche questo, il resoconto di un'amicizia e della sua fine. E l'autrice chiede perdono alle vittime per questa scelta, ma non ha saputo né voluto dimenticarlo.
A cura di Wuz.it
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