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Titolo: EspiazioneAutore: Ian McEwanEditore: EinaudiData: 2002Rilegato, sovraccopertina con qualche piccolo segno, interno in ottimo stato.
Indice
Parte prima
Capitolo primo
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Un romanzo davvero coinvolgente e favoloso….la prima parte scorre un po’ lentamente, ma dopo aver letto le successive se ne capisce il motivo! Il risultato è geniale.
La struttura di questo libro ricorda una partita a scacchi: dopo una prima parte in cui, pazientemente, si dispongono (attraverso una descrizione minuta dei personaggi e dei loro rapporti fatta con grande dovizia di dettagli, di cui nessuno superfluo) tutti i pezzi sulla scacchiera, una mossa, un evento improvviso, muta la situazione, per cui il resto della narrazione si trasforma in una paziente opera di riparazione all'evento, nefasto, accaduto. Se si ha la pazienza di leggere attentamente la prima metà del racconto, dunque, il lettore si trova proiettato in una realtà drammatica, figlia di una situazione forte, generata sia dal contesto storico che da quanto accaduto fra i personaggi principali della storia. Libro di una straordinaria profondità.
Il processo mentale e lo studio psicologico di tutti i personaggi, assieme allo stile di scrittura della prima parte, rende il romanzo, pur interessante nella argomentazione, francamente piuttosto pesante. Contento di averlo letto, contento anche di averlo finito
Recensioni
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Espiazione è un romanzo magnifico, il migliore di Ian McEwan (1948). Anche quell'eccesso di programmaticità che viziava i suoi libri più recenti (in particolare l' Amore fatale , 1997; cfr. " L'Indice", 1997, n. 12): le simmetrie insistite, la bravura compiaciuta che ne svendeva i segreti (forse perché ne contenevano ben pochi), la troppa luce, mostrano tutt'altra necessità - e, direi, trovano una giustificazione morale - in quest'ultimo lavoro. Al quale non fanno certamente difetto la costruzione quasi su carta millimetrata, né il primato accordato alla visibilità, alla nettezza dei contorni: che stavolta però racchiudono un segreto tanto più insondabile e dolente quanto più è reso manifesto, via via sgombrato dall'ambiguità e dalle ombre.
Guai a raccontare la storia troppo nei dettagli: qui la suspense non è tanto un espediente narrativo (peraltro perfettamente funzionale) quanto una modalità di percezione della realtà, e di quelli che sono ancora i suoi vuoti. Vale in generale, per tutto il romanzo, quello che viene osservato all'inizio a proposito del personaggio di Cecilia: "Si rese conto che fin dal mattino si era sentita strana, e che guardava alle cose in modo insolito, come se tutto fosse già passato da un pezzo ed esaltato da ironie postume che lei non era in grado di afferrare appieno". Fino all'ultimissima pagina, almeno alcune di queste "ironie postume" (vedrà il lettore che l'aggettivo è scelto con grande precisione) restano davvero imprendibili, e si farebbe un grande disservizio a rivelarle anzitempo.
Il libro è diviso in tre parti, ambientate in Inghilterra e in Francia fra il 1935 e il 1940, più un breve e sorprendente epilogo, "Londra, 1999", che ci riporta al giorno d'oggi (la struttura temporale è molto simile a quella di un altro romanzo di McEwan, Lettera a Berlino (1990), il cui dannunziano titolo originale, The Innocent , andrebbe quasi bene anche per Espiazione ). Pur concentrando l'azione in poco più di ventiquattrore, la prima parte è decisamente la più lunga, più di metà di tutto il libro, e a sua volta è suddivisa in quattordici capitoli numerati, dove si intrecciano i punti di vista di diversi personaggi. La seconda e la terza parte sono quasi esattamente simmetriche, non hanno suddivisioni, e ognuna è narrata da un solo punto di vista (anche se mai nella prima persona, riservata all'epilogo). È una struttura molto calibrata, quasi teatrale e perfezionata nel tempo, decantata; e tuttavia dinamica, vitale, una costruzione e al tempo stesso una volontà o meglio l' offerta di una costruzione.
Il lungo "movimento" iniziale è ambientato nella grande (non antica) casa di campagna dei Tallis, molto ricchi ma non aristocratici, nella torrida estate del 1935. La signora è a letto con la solita emicrania; il marito, un funzionario governativo, è a Londra, come sempre, per ragioni di lavoro e (si presume) di cuore. La casa, insomma, è a disposizione dei figli (una situazione tipica per McEwan, vedi l'indimenticabile Giardino di cemento , 1978): la tredicenne Briony, che si è appena scoperta la vocazione letteraria e vuole mettere in scena una sua pièce (scritta in due giorni) in onore di Leon, il fratello ventiquattrenne che torna da Londra; Cecilia, la sorella ventunenne, reduce da Cambridge (è quella che si sente strana); e Robbie Turner, bello, intelligente e dotatissimo figlio della donna delle pulizie dei Tallis, però anche amico di famiglia, essendo cresciuto con Cecilia e Leon (e avendo studiato anche lui a Cambridge, col massimo dei voti, grazie alla generosità di loro padre). E poi un amico di Leon, il giovane industriale Paul Mashall, che sta facendo i miliardi vendendo cioccolato sintetico all'esercito; e tre cuginetti lentigginosi (figli d'una zia troppo esuberante in odore di divorzio): la quindicenne Lola, che è tutta sua madre, manipolatrice, ha un braccialetto alla caviglia e si pittura le unghie, e i due gemelli Pierrot e Jackson, di nove anni, un po' frignoni e piuttosto infelici (uno bagna ancora il letto).
Nell'atmosfera apparentemente svagata, ma carica d'attesa (e la guerra forse è alle porte), almeno due cose diventano subito evidenti: che c'è forte attrazione fra Cecilia e Robbie (a dispetto della lunga consuetudine e della differenza sociale); e che c'è antagonismo - cioè quasi odio - fra l'ancora piccola Briony e la quasi grande Lola. McEwan è bravissimo, e doloroso, imbarazzante, nel rappresentare quello "spazio transitorio che estendeva i proprio confini imprecisi dalla nursery al mondo degli adulti" in cui Briony, alla sua giovane età, e con la grande fantasia di cui è effettivamente dotata, "si muoveva in modo del tutto imprevedibile": l'innocenza è pericolosa, e può portare alla catastrofe (nel senso tecnico della parola, quello del teatro greco), soprattutto quando è ormai agli sgoccioli, ha fretta di crescere e s'immischia, ancora con rigidità infantile, nelle cose dell'esperienza.
Con un salto temporale di cinque anni, nella seconda parte ci trasferiamo in Francia, dove Robbie è ferito e, insieme a due commilitoni, cerca di raggiungere la spiaggia di Dunkerque in una marcia da incubo: sono pagine di coinvolgente e accurata ricostruzione storica, forti ma delicate (vedi soprattutto la scena del tentato linciaggio). Mentre la sorte di Robbie è lasciata in sospeso, la terza parte - ambientata a Londra e forse ancora più drammatica, a tratti livida come un storia di spettri - è dedicata a Briony, infermiera tirocinante nell'ospedale di S. Thomas. Pur continuando a coltivare le proprie ambizioni letterarie (una sua novella è stata apprezzata ma rifiutata da "Horizon", la rivista di Cyril Connolly), la giovane donna si sta sottoponendo a sforzi fisici massacranti in un consapevole, severo processo di purificazione dell'identità, un volontario obnubilamento dell'immaginazione (Simone Weil, che morì nel 1943 in un ospedale inglese, avrebbe parlato di "decreazione"): è l'inizio di quell'espiazione che coinciderà con una carriera artistica "nota per la sua amoralità", e che ancora nell'epilogo del romanzo, a più di sessant'anni dagli eventi narrati, non può dirsi conclusa.
Nelle sue coordinate essenziali, Espiazione è una riflessione molto profonda sui rischi della fantasia, ma anche sul suo potere salvifico o, più umilmente, riparatore - una sorta di "educazione dell'artista da adolescente": dove però il prezzo della "visione" è così alto che poi non basta una vita per ripagarlo (viene in mente la domanda di Keats alla fine dell' Ode all'usignolo : " Was it a vision or a waking dream? "; ma il romanzo chiede piuttosto: "Può un sogno, cioè un abbaglio, trasformarsi in una visione di verità?"). Le gratificazioni del libro sono numerose, e vanno dall'intreccio ben temperato alla splendida resa dei luoghi e dell'epoca, alle sfaccettature psicologiche, sociali, fisionomiche di un nutrito cast di personaggi, tutti assai ben realizzati - "round" avrebbe detto E.M. Forster (in Aspects of the Novel , 1927), cioè a "tutto tondo". Il richiamo a Forster, il più tradizionale dei grandi "moderni" non è casuale: a diciott'anni Briony ha letto tre volte l'impervio Le onde di Virginia Woolf (1931), ma se c'è un classico del Novecento a cui Espiazione rimanda, è senz'altro il più "facile" Passaggio in India (1924), per analogie sia stilistiche e strutturali (le molte connessioni interne), sia soprattutto tematiche: un accostamento dove è notevole - e forse istruttivo della direzione presa da certa narrativa, diciamo, "postmoderna" nello spirito ma molto classica nelle forme - che il romanzo più recente sopporti un grado di ambiguità molto inferiore, si sforzi insomma, nei limiti del possibile, di far chiarezza morale: senza però mai scadere nel moralismo, la sua colpa restando imperdonabile.
"Avrebbe potuto andare dalla madre subito, rannicchiarsi vicino a lei e mettersi a raccontarle la cronaca della giornata trascorsa. Se l'avesse fatto, non avrebbe mai commesso il suo crimine. Così tante cose non sarebbero accadute, non sarebbe successo nulla, e la carezzevole mano del tempo avrebbe reso la giornata a malapena degna di memoria: la notte in cui i gemelli scapparono di casa."
Difficile parlare di questo romanzo. Innanzitutto perché si tratta (è evidente sin dalle prime pagine) di un'opera completa, che compendia il lavoro fatto dall'autore in questi anni, ma anche perché il tema trattato è degno della tradizione classica, dalla tragedia greca al romanzo russo, ed è al contempo l'inusuale visione maschile di un'esistenza "la femminile".
Tra le opere maggiori della narrativa mondiale troviamo molte storie incentrate sul tema dell'errore, anche involontario. In Espiazione non solo si racconta la genesi di uno sbaglio importante, ma anche quanto questo abbia inciso sulla successiva esistenza di colei che lo ha fatto e di tutti quelli che lo hanno subito.
Nella prima parte del romanzo troviamo magistralmente descritto quel pensiero visionario, tipico dell'adolescenza, in cui pare reale non ciò che lo è, ma ciò che sembra tale. Briony Tallis, la protagonista, al tempo tredicenne, assiste a un litigio, curioso nella forma ma in fondo assolutamente normale, tra la sorella e il futuro fidanzato Robbie. È il primo passo verso il totale travisamento dei fatti, fino all'accusa, infamante e terribile, nei confronti dell'amico. Al centro del dramma sono le parole: quelle che scrive Briony, che vorrebbe diventare autrice di successo, nel segreto della sua stanza, e quelle che scrive Robbie in una lettera di scuse alla sorella Cecilia che la ragazzina disgraziatamente legge. A tutto questo si aggiungono immagini rubate qua e là dall'intimità dei due giovani, che si ricompongono nella mente di Briony formando un puzzle sbagliato ma credibile. In un crescendo di tensione la ragazza identifica in Robbie un maniaco capace di molestare la cuginetta Lola. Per lui ciò significherà anni di carcere e un futuro incerto (ma sempre sostenuto dall'amore della sua Cecilia che non l'ha abbandonato) in cui si affaccia anche la guerra; per lei anni di pentimento ed espiazione, raccontati sino al finale che la vede (è il 1999) settantasettenne condannata alla demenza senile arteriosclerotica che la renderà dimentica di tutto.
Alcuni hanno giudicato Espiazione il capolavoro dell'autore inglese, altri hanno frenato questo entusiasmo. È arduo schierarsi, perché non vi è nulla di sbagliato in questo romanzo e al contempo non vi è nulla di davvero eccezionale. Malgrado il desiderio di assoluta originalità anche il linguaggio e, soprattutto, la forma narrativa che muta con il procedere degli eventi, non sono forse così "straordinari" come alcuni li descrivono. Sia chiaro, si tratta di un romanzo di grande interesse: McEwan non è un autore che si ripete sempre uguale a sé stesso lavoro dopo lavoro, scelta che fanno spesso anche a grandi scrittori e che si rivela rassicurante per i lettori che amano le certezze. McEwan non ci vuole rassicurare, non cerca il consenso preordinato e i canoni già conosciuti. Lasciarsi sorprendere fa parte del gioco.
A cura di Wuz.it
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