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Anno edizione: 2010
Anno edizione: 1999
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Grande merito a Petacco nell'illustrare i fatti e le circostanze che hanno portato all'esodo dalla propria terra di 350.000 istriani, descrivendo con grande equilibrio le vicende storiche che hanno generato questa immensa tragedia, purtroppo sottaciuta dai libri di storia. Il libro inquadra con chiarezza l'esodo istriano all'interno degli eventi storici conseguenti alle due guerre, senza trascurare eventuali concause precedenti. Il testo, chiaro e scorrevole, permette al lettore di farsi un'idea molto precisa e rigorosa di quanto avvenuto, affrontando argomenti complessi da trattare dai risvolti a volte molto crudi come la terribile vicenda di Norma Cossetto e lo sterminio delle foibe. Vista la complessità dei temi trattati ritengo il libro sia un'ottima base di conoscenza per conoscere l'argomento, da approfondire eventualmente con ulteriori letture. Il libro è di difficile reperibilità, in ogni caso ne esiste anche una versione elettronica.
Grazie Petacco, per aver narrato il calvario degli istriani, i quali hanno perso tutto per una patria che si è comportato da matrigna e non da madrepatria!
L'avrei considerato un ottimo libro se l'avessi letto con più regolarità ma ciò non è stato possibile. Lo considero comunque un buon libro caratterizzato da una lettura scorrevole(tipica di A.Petacco). Non essendo un fatto molto narrato nei libri scolastici di storia riguardanti la 2° guerra mondiale (si narra infatti più da un punto di vista letterario della questione di Fiume da parte di Gabriele D'Annunzio) mi sarei aspettato da parte di Petacco un inizio diverso caratterizzato da un sunto vero e proprio di quella che è stato l'esodo di migliaia di persona dalla Jugoslavia all'Italia. Nel primo capitolo si parla si di confini, di micce scoppiate e si cerca di trattare un pò quello che sarà presente nei capitoli successivi, ma il tutto viene narrato a mio parere un pò con superficialità. Sempre ben apprezzata da parte mia la presenza di una galleria fotografica di primo livello.
Recensioni
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Petacco, Arrigo, L'esodo. La tragedia negata degli italiani d'Istria, Dalmazia e Venezia Giulia, Mondadori , 1999
recensione pubblicata per l'edizione del 2000
Nemec, Gloria, Un paese perfetto. Storia e memoria di una comunit… in esilio: Grisignana d'Istria 1930-1960, Libreria Editrice Goriziana, 1999
Fogar, Galliano, Trieste in guerra 1940-1945 (Quaderni dell'Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli-Venezia Giulia, n. 10), 1999
Kacin Wohinz, Milica \ Pirjevec, Joze, Storia degli sloveni in Italia 1866-1998, Marsilio , 1999
recensione di Valdevit, G. L'Indice del 2000, n. 07
Il titolo originale del saggio di Édouard Conte e Cornelia Essner, La Quête de la race, ha il merito di illustrare, in modo suggestivo, il volto principale del testo: un percorso nel labirinto della logica razziale, un'analisi del razzismo nazionalsocialista nella sua dinamica specifica, all'interno della quale la razza non è un presupposto dato e monolitico, ma è un magmatico terreno, in cui s'intrecciano elaborazione ideologica, codificazione legislativa e pratica politica.Gli autori ricostruiscono la molteplicità e la contradditorietà delle teorie razziali e delle rappresentazioni identitarie per rivelarne il carattere di strumento di legittimazione della politica di genocidio.La competizione, all'interno della Nsdap, tra i due scogli antropologico-razziali della "razza tedesca" (Gradmann, Schmidt) e della "razza nordica" (Günther, Fischer, Lenz), con l'affermazione finale di quest'ultima nel 1934, diviene così, nell'ottica di Conte ed Essner, il presupposto della politica di conquista e di pulizia etnica in Europa centrale e orientale.Il "laboratorio speciale di Zamosc" in Polonia, descritto ampiamente dagli autori, con la sua miscela esplosiva di rovesciamento dei valori religiosi, fantasie razziali contraddittorie e sfruttamento economico, costituisce un perfetto esempio del nesso esistente tra sperimentazione ideologica e gerachizzazione razziale, da un lato, e operazione di sterminio dall'altro.
Un secondo aspetto importante del saggio va ricercato nella sintesi metodologica di scienza storica e di antropologia sociale, che consegue i risultati migliori nell'analisi della politica matrimoniale, come campo di applicazione ideale delle tre linee di forza della politica razziale nazista: eugenetica, antisemitismo e anticristianesimo.Da un lato, il matrimonio è "comunità di riproduzione", cerniera del legame Sippe-Stamm-Volk.La formalizzazione dell'utopia socio-biologica della purezza e dell'eternità del popolo si esplica nella ricerca genealogica dei lignaggi, mentre il concetto di "plasma degli antenati" (Weismann) salda il nuovo paradigma genetico con la vecchia credenza popolare negli avi.In secondo luogo, la rivendicazione della riproduzione tra simili supera i confini di vita e morte e culmina nelle macabre "nozze del cadavere", il matrimonio postumo del soldato caduto con la donna ariana. Di fronte alla perdita di tedeschi sul fronte e l'arrivo in Germania dei "lavoratori allogeni", la sposa-vedova viene così biologicamente congelata, messa al riparo dall'inquinamento del sangue.
Per quanto riguarda, infine, lo studio dell'antisemitismo, il contributo più significativo del saggio consiste non tanto nell'analisi del mito del Cristo ariano, quanto nell'esposizione del modello telegonico (Dinter, Streicher), teoria in base alla quale, in virtù della potenza del sangue, un solo rapporto sessuale tra un ebreo e un'ariana produrrebbe un'"impregnazione" indelebile, un eterno inquinamento razziale.Se le leggi di Norimberga, con i loro limiti genealogici, tenteranno di arginare l'ossessione telegonica, tale fobia - sostengono gli autori - sopravviverà come fondamentale strumento della propaganda antisemita ufficiale, tanto all'interno, nel processo per infamia razziale, quanto all'esterno, nella battaglia del Deutschtum contro le masse slave e asiatiche, contaminate dallo "spirito ebraico".
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