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Anno edizione: 2014
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Questo racconto è stato scritto dall'autore insieme a Vincenzo Buonocore e riguarda la dismissione dell'acciaieria dell'Ilva di Bagnoli, la cui costruzione risale ai primi del Novecento, per volontà di Nitti, con lo scopo di favorire l'occupazione dei napoletani. Il giovanissimo Vincenzo Buonocore vi entra come operaio nell'agosto del 1969. A quarantasei anni è coinvolto nella dismissione della fabbrica e a lui è destinato lo smantellamento delle colate continue che sono state acquistate dalla Cina. Accanto al racconto della dismissione c'è quello della vita di Vincenzo, di sua moglie Rosaria e di Marcella, figlia di Lo Presti, amico di Vincenzo. Il tutto è immerso in un'atmosfera di rabbia per la perdita del lavoro e di dispiacere per la fine di Ferropoli, una città fondamentalmente proletaria. La dismissione ha richiesto dieci anni, e al suo posto è rimasto il vuoto. Qualche rudere e lo scheletro dell'altoforno.. Ai tempi della dismissione ci fu una riunione degli operai, in cui parlò un professore, più o meno in questi termini: " Noi amiamo Bagnoli perché introduce in una città inquinata- la Napoli dell'abusivismo selvaggio, del contrabbando- valori inusuali: la solidarietà: l'orgoglio di chi si guadagna la vita esponendo ogni giorno il torace alle temperature dell'altoforno; l'etica del lavoro; il senso della legalità...Questa è stata una città proletaria. Quello che anzi mi pare oggi in via di cancellazione è forse proprio questa tradizione".
L’esposizione si articola in forma di racconto-monologo indirizzato all’Autore che in effetti ha a lungo intervistato un lavoratore incaricato di una mansione di grande responsabilità, e ne ha anche ricevuto memorie scritte. Rea acquisisce questo materiale grezzo e lo elabora così da narrare le vicende di Vincenzo Buonocore, prima studente lavoratore, poi operaio e infine tecnico qualificato all’Ilva di Bagnoli, che rievoca i suoi compiti di smantellamento degli impianti della centrale siderurgica e della loro vendita a una compagnia cinese, attività che risalgono a metà degli anni novanta del secolo scorso. Mutate le coordinate culturali dei decenni passati, archiviata la solidarietà operaia e spesso sostituita da un clima di sospetti, invidie e persino minacce, Buonocore vivrà in solitudine le contraddizioni fra il suo attuale incarico di smontaggio e demolizione della fabbrica e le battaglie collettive dei precedenti anni ottanta per difenderla dalla chiusura. Utilizzando questo processo di involuzione come chiave di lettura, la dismissione dello stabilimento industriale può essere intesa come la metafora dello sgretolamento di una classe, di un’epoca, di un mondo. Così come è simbolico – e questo l’Autore lo esplicita – il funerale in chiusura del libro, emblema della mesta conclusione di esistenze lavorative fatte di sacrifici, di lotte e di speranze.
Ho un debole per Ermanno Rea, devo riconoscerlo. E' bravo, Veramente da leggere.
Recensioni
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In questo libro si racconta una storia d’amore, quella tra un uomo e una macchina.
Vincenzo Buonocore, un tecnico qualificato dell’Ilva di Bagnoli, descrive con estrema dolcezza e tenerezza gli anni trascorsi all’interno dell’impianto siderurgico, assieme alle sue colate continue delle quali non ha mai smesso di prendersi cura.
Vincenzo mette da parte le minacce dei suoi colleghi e ignora i suoi compagni in sciopero per la vendita dell’intero stabilimento pur di salvaguardare l’integrità dell’impianto stesso; sacro. Per lui la fabbrica è ordine, disciplina e razionalità, ma soprattutto rappresenta quanto di pulito e rispettabile rimane ancora in un mondo caotico.
La verità è che mentre racconta, Buonocore ripercorre il corteo funebre che pone fine a un’epoca, a una classe, e soprattutto alla città di Napoli, la quale, perso il suo simbolo di produttività, cade definitivamente nelle mani della camorra. Ne rimase solo un immenso vuoto, incolmabile nello spazio e nel legame, una volta indivisibile, tra l’operaio e la fabbrica, divenuta ormai luogo di conflitto.
di Giovanna Rosaria Russo
Si ringrazia il Master Booktelling
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