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Ha ancora spazio la cultura, e ha ancora senso la sua trasmissione, nella società tecnologica del nostro secolo? Secondo Bellamy, “abbiamo smarrito il senso della cultura. Essa è diventata per noi, nel migliore dei casi, un lusso inutile; nel peggiore, un bagaglio ingombrante”. Ciò è il risultato di una scelta, deliberatamente fatta e imposta, da parte di “una generazione che ha rifiutato di trasmettere a quella successiva ciò che aveva da offrirle, l’insieme dei saperi, dei riferimenti, dell’esperienza umana immemorabile che costituiva la sua eredità.” Nella prima parte del testo Bellamy conduce una critica al pensiero di tre personaggi che hanno avuto un’influenza determinante nella cultura francese – e più in generale in quella occidentale-, Cartesio, Rousseau, Bourdieu, che hanno posto i germi della concezione attuale. Conseguenza di tale modo di pensare è una condanna della scuola al fallimento pedagogico e all’inutilità culturale, e la sua riduzione alla formazione di competenze, dirette esclusivamente alla preparazione al lavoro, unica attività “reale” a cui i giovani sono destinati. La diversa visione della cultura che Bellamy sostiene vuole “rifondare” la trasmissione del sapere, perché “la cultura ha come caratteristica propria l’essere comunicata.” “La cultura è un bisogno fondamentale di ogni essere umano. Non è un capitale di cui usufruire al bisogno. Acquista tutto il suo valore quando viene trasmessa, nutrendo così chi la riceve.” Occorre ridare valore alla tradizione e alla sua trasmissione, dunque anche alla scuola e all’opera degli insegnanti. La cultura è generatrice di libertà, in quanto valorizzazione dell’identità della persona e della sua crescita. Essa “non costituisce un capitale ma un’eredità, un patrimonio comune che, come il nostro patrimonio genetico, fa di noi quello che siamo- degli uomini che siano davvero umani. Ed è l’unica eredità che cresce man mano che viene trasmessa, che si accresce appunto per essere stata offerta.”
Opera formidabile che ogni insegnante o genitore dovrebbe obbligatoriamente leggere e meditare per scardinare con argomenti insuperabili un certo pensiero unico. Autore intelligentissimo che tutti vorrebbero come insegnante dei propri figli.
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