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Ennesimo romanzo di Vitali che leggo: ci troviamo di fronte a un'opera narrativa breve, che si legge tutto d'un fiato. Nella prima parte del libro l'autore ci propone una carrellata di personaggi, molti dei quali si rivelano poi essere solo comparse. Ed è proprio qui che secondo me sta il difetto di quest'opera: al lettore sembra che l'autore voglia creare le basi per uno spassoso intreccio narrativo, invece le vicende e l'indole della maggior parte dei personaggi non vengono poi approfondite e si avverte una sorta di manchevolezza. Il romanzo ha un finale amaro, non c'è il riscatto che si sperava di trovare, dalla narrazione le donne anche apparentemente vittoriose ne escono sconfitte, così come sconfitti sono gli uomini. Storia che sarebbe potuta proseguire e che sembra invece interrotta, lasciata a metà. Sicuramente questo non è il romanzo più riuscito di Vitali, detto ciò, personalmente l'ho comunque apprezzato come una lettura piacevole, godibile, come al solito piena di immagini esilaranti e rappresentazioni paradossali.
Purtroppo devo convenire che sia uno dei meno riusciti e meno ispirati libri di Vitali da me letti. Rimane si la buona capacità di narrazione, ma manca di idea e di mordente. Insomma deludente a mio avviso
Concordo con chi ha scritto che questo romanzo non è il migliore di Vitali e però, il suo stile semplice e la narrazione della quotidianità ne rendono la lettura piacevole.
Recensioni
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Raffaele ha dodici anni. È lungo, magro e segaligno, a scuola dicono che è rachitico ma non è vero, ha solo delle gambette sottili sottili, le ginocchia nodose come un vecchio albero d’ulivo e la testa sempre un po’ per aria. Sua madre, la Carla, con la scusa che è rachitico, lo porta ai bagni di Bellano tutti i pomeriggi. In realtà dovrebbe fare un po’ di mare nelle sue condizioni, ma la famiglia non se lo può proprio permettere il soggiorno in Liguria o sull’Adriatico. Così dopo pranzo, mentre il papà è a lavorare, si va sul lago. Raffaele a dire il vero, appena può scappa al fiume, l’Orrido, che getta le sue acque gelate nel lago di Como. È lì che si scoprono le cose più curiose: animali e piante strane, documenti d’identità che svolazzano tra i flutti come gigantesche farfalle.
Quando Raffaele trova la carta d’identità di tale Ilde Ratti in Maltolti, residente a Fino Mornasco, a casa sua si allarmano un po’ tutti. Quelle sono cose che possono portare solo guai. Il papà pensa se andare dai carabinieri o all’anagrafe, ma alla fine lascia perdere. A chi importa?
Forse per uno scherzo del destino o forse perché alla fine tutti i nodi, anche se sono piccoli, vengono sempre al pettine, Oscar Maltolti, operaio semplice in cassa integrazione, si ritrova con la carta d’identità della moglie in mano, senza capire come possa essere finita a Bellano. Chiedere alla diretta interessata è impossibile. Da quando lui è in cassa integrazione, Ilde lavora per due. È impiegata presso la PritMetal, la stessa ditta che ha mandato a casa il marito, stipendio un po’ più alto e qualche gratifica fuori busta per il lavoro del sabato. La sera arriva quasi sempre infuriata, per via della crisi, e trova il marito a ciondolare sul divano. È un luglio afoso a Bellano: il cielo trasuda aria calda che cola sulla gente come piombo fuso. Ilde entra in casa, sbatte la porta e saluta il marito a monosillabi. Come avrà fatto la sua carta d’identità a trovarsi a Bellano? Oscar non ha il coraggio di chiedere niente. Ci pensa e ci ripensa, confabula, conta le ore. Alla fine si decide. Troverà la verità da solo, come può.
È un racconto come sempre tenero e autentico quest’ultima fatica di Andrea Vitali. Un nuovo episodio della sua commedia umana, ambientato sulle sponde del lago di Como, nel paese dove lo scrittore e medico vive e lavora da sempre. I suoi personaggi sono i tipici cittadini della provincia, intenti a crogiolarsi nelle loro piccole noie quotidiane. Un po’ pettegoli, invidiosi, curiosi, ma anche terribilmente ingenui. Andrea Vitali in questi anni ci ha rivelato le loro identità inseguendoli nei tortuosi percorsi delle loro esistenze apparentemente insignificanti, un po’ come fa il giovane Raffaele all’inizio di questo racconto, quando crede di inseguire una farfalla mentre sta scoprendo un segreto. Anche lo scrittore con la sua lunga produzione ha tirato fuori i pregi e i difetti di una comunità che in fondo non ha nulla di cui giustificarsi. La sua Ilde sono i suoi concittadini: fanno parlare di sé senza neanche saperlo, tirano avanti in qualche modo fino alla fine del mese, sbagliando, brontolando, mentendo, odiandosi a vicenda. Ancora una volta possiamo dire che le storie più vicine ai nostri tempi, questa è ambientata negli anni Settanta, rispetto alle storie ambientate negli anni Trenta o quelle del dopoguerra, sono quelle che maggiormente fanno riflettere. Questo breve romanzo in fondo è una parabola, contiene saggezza popolare e anche un monito finale, che forse l’autore rivolge proprio a se stesso.
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