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Anno edizione: 2023
Anno edizione: 2023
«Nel mondo ricco ha vinto la libertà. Con le immani conseguenze che questo comporta. La democrazia è rinviata ad altre epoche».
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Molto interessante in ogni sua parte e nella scelta delle fonti; illuminante il capitolo sul sistema misto.
Indispensabilità e impossibilità della democrazia, necessità di un suo sguardo limpido e guanti impugnati bene a maneggiarne le spigolosità più arcigne, le maschere più oscure e mendaci, i più profondi enigmi. Luciano Canfora è uno dei primi tre intellettuali italiani, uno di quei maestri veri di vita, di cultura, un sapiente in grado di sposare, attraversare e direi impersonare come nessuno gli spiriti e le vite che egli illustra nelle sue opere. Amore in fin dei conti, amore per il sapere offerto e insegnato, amore speranzoso per ciò che verrà e sarà più avanti, per quel comunismo finalmente reso carne e non più idealizzato nel magnifico ventre di chimere imprendibili. E' questa in defintiva la democrazia di Canfora, l'uguaglianza divenuta regola, la libertà fattasi rispetto, l'umana politica tradotta in magistero civile e quotidiano nei passi di chiunque. Libro favoloso.
Canfora ripercorre storicamente il lungo corso del concetto di democrazia, a partire dal richiamo al greco dell'età romana, in cui il termine demokrator stava ad indicare il «dominio sul popolo» e non del popolo, fino al tragico epilogo dei paladini delle democrazie occidentali, quelle governate dalle oligarchie dei poteri economici. Tra un polo e l'altro c'è la disamina, a metà tra storiografia ed ermeneutica, quest'ultima informata da quella che notoriamente è la parte politica per cui tiene il filologo, della costruzione dell'ideologia della democrazia. Tra le altre interessanti intuizioni, alcune tesi risultano davvero degne di attenzione, ad esempio quella secondo la quale negli anni '20 l'alternativa politica si giocava tra comunismo e democrazie liberali, le quali con l'avanzata del socialismo pare abbiano optato per l'appoggio al fascismo, naturale evoluzione di quegli stessi sistemi oligarchici, cosa che accadde in Austria, Ungheria, Italia e Spagna. Altro tassello interessante è quello della progressiva estromissione della rappresentanza popolare per mezzo del sistema elettorale maggioritario, il quale tende allo schiacciamento verso i poli moderati del centro. Alla fine emerge con chiarezza quello che è un dato di fatto, cioè da una parte l'abuso del termine democrazia ad opera di coloro i quali intendono legittimare una qualsivoglia oligarchia, dall'altra l'impossibilità e l'inesistenza di un sistema democratico fattuale, opinione che ha degli autorevoli predecessori, tra cui Rousseau e Gaetano Mosca.
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