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Anno edizione: 2006
Anno edizione: 2014
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Di gran lunga preferisco Ginsborg come storicista piuttosto che come teorico del diritto. Tuttavia riconosco, non senza una punta di apprensione per le conclusioni che ne possono essere tratte, quanto l'autore abbia sapientamente indagato in un campo minato come quello della crisi delle democrazie europee, individuandone crepe e punti di rottura. Si assiste sempre più, negli ultimi vent'anni, a fronte di una disaffezione generale nei confronti dello Stato e dei partiti, ad un dibattito ferrato sulla necessità di riattualizzare i canali della rappresentanza politica, considerata la moda, sempre meno infrequente, di ricorrere agli istituti della democrazia diretta(referendum et similia)per sopperire alle inadeguatezze di una classe politica distante e incapace di interpretare le istanze della società civile. Il confronto sagace tra due visioni del mondo e della società, apparentemente lontane, come quella liberale di Mill e quella comunista di Marx, manifesta lo stato di fraintendimento e di distorsione del pensiero politico rispetto alle premesse storiche, laddove i due filosofi non negarono mai la possibilità di conciliare rappresentanza indiretta e partecipazione deliberativa, oggi risalita alla ribalta delle urgenze democratiche. Le soluzioni proposte da Ginsborg sono piuttosto vaghe, circoscritte all'indicazione di esempi(Porto Alegre) e passaggi storici(es. i consigli di fabbrica), ma resta il dito puntato sull'esigenza profonda di rinaturalizzare il processo decisionale attraverso la partecipazione e la vigilianza della gente comune, per sottrarlo, così, ad un sistema politico sempre più autarchico. La democrazia, in fondo, viene dal basso e non piove dall'alto. Bisogna solo riappropriarsene.
Ritengo si tratti di un libro da leggere tutto d'un fiato, che immerge il lettore in un tema quanto mai attuale e pur d'origine così lontana quello della democrazia.La tematica consente all'autore di porre un parallelismo tra Marx e Mill, e di "attuare" e analizzare le loro idee anche nel periodo contemporaneo e nell'odierna Europa.Ma ciò che noi pensiamo sia democrazia lo è realmente? e i cittadini sono realmente i reali attori e fruitori della democrazia?quali i valori di essa? Per "rivitalizzarla" è necessario riflettere sui binomi famiglia-istituzioni,rappresentanza epartecipazione.Libro di poche pagine che vuole far riflettere.e riesce chiaramente nel suo intendo..dal passato al presente.
La comparazione fra Marx e Mill è notevole perché ci consente di vedere quanto questi pensatori fossero avanti - o piuttosto quanto noi oggi siamo indietro, e ci siamo abituati ad una democrazia dimezzata. E quanto il liberalismo degli inizi fosse molto più vicino al socialismo di quanto sia il liber(al)ismo feroce attualmente in voga. Ottimo esame dei problemi della democrazia odierna, e buoni spunti per alcune soluzioni, ma certo non si tratta di un programma politico compiuto e ben delineato. Il fatto è che la questione della democrazia economica e dell'eguaglianza sostanziale è un osso duro per chi lo affronti solo dal lato delle procedure democratiche, senza mettere in gioco l'assetto della proprietà capitalista, ossia senza tornare a parlare, in qualche modo, esplicitamente di socialismo democratico. Un buon libro da leggere, anche perché breve e scorrevole
Recensioni
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È la primavera del 1873. Karl Marx e uno dei più grandi pensatori liberali, John Stuart Mill, si incontrano in una piovosa sera londinese a casa di quest'ultimo, in Victoria Street. I due hanno un fitto colloquio, nel quale mettono a confronto le rispettive visioni in merito a temi come la libertà, la democrazia, il progresso, ciascuno sostenendo il proprio pensiero con profondità di argomentazioni, non avendo timore, però, di riconoscere talvolta le ragioni dell'altro. È questo il punto di partenza, quanto mai intrigante, di questo breve pamphlet di Ginsborg. In realtà, per quanto se ne sa, Marx e Mill non si incontrarono mai. Non si può dire, però, che il dialogo immaginato dall'autore sia interamente un'opera di fantasia. Tutte le affermazioni in esso contenute sono infatti autentiche: Ginsborg non ha fatto che estrapolarle dalle opere dei due grandi, nel tentativo di metterne in evidenza le affinità. È da quella conversazione tesa appunto a suggerire la possibilità di una sintesi fra il pensiero liberale e quello marxiano-socialista che l'autore trae il pretesto per affrontare il tema centrale del libro: la crisi della democrazia liberale. Nonostante la larghissima diffusione del sistema rappresentativo, infatti, cresciuta esponenzialmente in seguito alla caduta del muro di Berlino, si sarebbe verificata, nei paesi cosiddetti "occidentali", una vasta disaffezione verso gli istituti democratici, resa manifesta dal calo dell'affluenza alle urne e del tesseramento nei partiti, così come dalla perdita di fiducia nella classe politica e nelle istituzioni da parte di porzioni sempre maggiori della cittadinanza. Tale tendenza, secondo Ginsborg, non sarebbe che il risultato dell'incompiutezza dei sistemi democratici, quando non del loro deterioramento, dovuto a fattori di ordine politico, economico, sociale e culturale. Luca Briatore
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