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Anno edizione: 2016
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Piacevole l'intrigo poliziesco, interessanti i riferimenti alla storia della musica ed, a volte, ironici pure i dialoghi, seppur con qualche caduta di tono qua e là. Lo stile non annoia, una lettura consigliata.
Questo romanzo, con ambientazione originalissima, mi è davvero piaciuto. Si evince la enorme cultura nel campo della lirica dell'autore, che viene sapientemente amalgamata con una interessante trama gialla e la creazione di personaggi ben "dipinti" alcuni senz'altro molto stravaganti. Intrigante anche l'dea di un manoscritto inedito dell'Arianna di Monteverdi, che ben si sposa con la ricostruzione scenica della vicenda. lo consiglio vivamente a tutti gli amanti dell'ambiente della lirica, vi si ritroveranno, arricchiti da una avvincente storia gialla.
DELITTO ALLA SCALA si legge nella bacheca del teatro. Opera in un atto con morto assicurato,Balletto semiserio con fantasma garantito, Lugubre monologo a luci spente, Rassegna di messe da requiem in forma breve? No, ma un giallo ambientato nel celebre tempio milanese. Un mese prima della riapertura della stagione lirica, il direttore d'orchestra designato e che aveva già avviato le prove, viene barbaramente ucciso. L'assassino ha infierito sul corpo, con una mutilazione singolare. In cartellone l' ARIANNA di Monteverdi, opera dimenticata, riproposta in una lettura ripulita dagli arzigogoli di cui abbondava. Un risoluto commissario indaga nell'intricato mondo del teatro, tra primedonne isteriche, tenori gelosi, coristi e orchestrali frustrati, sovrintendenti onnipotenti. L'arte è asservita al potere e il teatro, ideale piazza in cui mettere in scena privilegi di casta, è farcito di politica. Le indagini seguono la pista del manoscritto ritrovato, che tutti dubitano essere originale. Come far suonare un pentagramma, stanco di quattro secoli, ritrovato nella soffitta di un prestigioso palazzo nobiliare? Lotte intestine s’agitano tra le maestranze del teatro e la dirigenza, fantasmi del passato riemergono come ombre furtive dalle quinte, mentre la prima s'avvicina. S’indaga nella vita del M° Marni, sulla sua candidatura, tra i coristi e gli orchestrali. Il commissario Calì non si fa intimorire, rude com’è negli interrogatori. Gli hanno affiancato la seducente Viola, perché lo aiuti a muoversi nel mondo fatato della lirica. Tra i due, un’alchimia particolare: sfocerà in cosa? La primadonna si confessa nell’esclusivo salotto televisivo, discolpando il manesco fidanzato orchestrale. Il teatro viene commissariato, napoletanizzandosi più di una commedia di Edoardo. Dell’arte non importa a nessuno. Nulla di nuovo dai tempi di Puccini, Mascagni, Giordano che, seriosi, scrutano dal ridotto del primo ordine di palchi. Che abbiamo visto l’assassino?
Recensioni
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Franco Pulcini ? è il direttore editoriale della Scala, nonché un musicologo di valore che si è scoperto narratore e sa porgere la sua cultura specifica con semplicità, senza esibirla, ma calandola nelle pieghe della trama (…). Al centro del plot di Delitto alla Scala c’è la partitura ritrovata dell’Arianna di Monteverdi, una delle più celebri lacune della nostra tradizione operistica, che di quest’opera (1608) del grande compositore conserva tutto il libretto, ma solo la musica della sesta scena, il famoso Lamento di Arianna abbandonata a Nasso. Il manoscritto ritrovato è oggi un tema che tira nei gialli ed è inevitabile che intorno a tale scoperta si scatenino rivalità e giochi sporchi di ogni sorta, di cui l’omicidio è soltanto il più grave. A risolverlo è chiamato il commissario di polizia siculoarabo Abdul Calì, una trovata meticcia che Pulcini ha creato forse in omaggio al gusto del color locale tanto diffuso quanto spesso approssimativo nell’opera lirica. L’esotismo di Calì in effetti finisce col suo nome, perché per il resto si muove e ragiona come un pragmatico milanese. Calì però è un inquirente meticoloso e indaga con intelligenza dentro e nei dintorni del Teatro il cui microcosmo fornisce il meglio del libro. Perché la galleria dei personaggi, sicuramente ispirati a spezzoni di figure reali, è vivacissima, non di rado spassosa: i cantanti narcisi e gelosi, i loggionisti inviperiti, i soci sostenitori riveriti, i critici musicali astiosi. Su tutti spiccano però il direttore artistico Olimpio Ferri, collerico, ironico e competente, e l’avvocato napoletano Pasquariello, chiamato a fare da commissario straordinario della Scala, la cui Prima è a rischio per via dell’omicidio che ha tolto di mezzo il direttore d’orchestra. I due sono così divertenti e veri che solo uno scrittore ben addentro al mondo della musica e della sua complicata amministrazione poteva descriverli con tanta precisione. All’esperto del ramo si devono anche certe convincenti figure degli uffici, come la segreteria poliglotta Ulrica, devota ed efficiente, o gli orchestrali suscettibili, per non dire dei sindacalisti litigiosi. Nel libro c’è ovviamente anche il gusto colto e misurato di chi del melodramma ha già visto ogni interpretazione registica possibile e immaginabile: lo si vede nelle pagine in cui Pulcini racconta la solita regia nordeuropea che si presume moderna e originale. Insomma: un libro che gli amanti del giallo possono godersi come se fosse di uno scandinavo, e gli amatori dell’opera come se fosse uno spettacolo visto dietro le quinte.
Recensione di Vittorio Coletti
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