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Durante la guerra di Etiopia nel 1937 gli italiani si macchiarono di uno dei crimini più efferati del Novecento. Questo libro ricostruisce i contorni di una vicenda a lungo dimenticata e mostra il vero volto del colonialismo italiano.
«La strage compiuta nel ’37 dagli uomini del generale Graziani è un’eredità con la quale risulta difficile fare i conti. In questo libro Paolo Borruso ripercorre non solo la vicenda della strage, ma anche il suo progressivo oblio dovuto alla resistenza degli ambienti e delle istituzioni italiane del secondo dopoguerra, alla volontà radicata di non ridiscutere il mito degli italiani ‘brava gente’ e di dare un’immagine edulcorata del fascismo.» - Andrea Riccardi, Avvenire
«Debre Libanos 1937 getta una luce sinistra sul colonialismo italiano.» - Antonio Carioti, Corriere della Sera
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Ottimo libro, ben documentato; riporta alla luce un aspetto spesso dimenticato della colonizzazione italiana in Africa, e cioè i conflitti e i compromessi con le locali autorità religiose. In realtà il libro è più ampio e non tratta soltanto del massacro di Debre Libanos (che pure ha un ruolo centrale), la scelta del titolo scandalistico sarà stata dettata da ragioni editoriali e di marketing, ma non esaurisce la ricerca contenuta in questo volume.
Uno dei tanti brutti e KRIMINALI episodi del fascismo. Si è cercatodi eliminare il clero cristiano nazionalista somalo perché contrario alla occupazione militare italiana. Descritto molto bene i civili erano cobsiderati meno degli animali, dei servi che dovevano sottostare ai loro padroni. Questo KRIMINE COMPIUTO DAI FASCISTI, è descritto molto bene, documentato in modo eccellente e mi ricorda un altro bel libro che parla di questo argomento di Ian Campbell, IL MASSACRO DI ADIS ABEBA. Questa VIOLENZA IMMANE È LA SOSTANZA DI COSA FU IL fascismo, una DITTATURA ORREBDA VIOLENTA KRIMINALE.
Saggio di notevolissima importanza che ricostruisce non solo l'episodio terribile che dà titolo al libro, ma anche l'intera vicenda della colonizzazione etiopica dalle sue premesse fino all'ingloriosa conclusione. Non vi è dubbio che il massacro di Debre Libanos sia il cuore del testo. Ne emerge l'ossessione stragista principalmente di Graziani, divenuta dopo l'attentato sempre più cieca e addirittura compiaciuta volontà di cancellazione del clero etiopico. Ma anche i soldati italiani non ne escono bene: il saccheggio della chiesa principale di Debre Libanos e il tentativo di trafugamento di oggetti nelle tombe sono momenti di rivoltante imperialismo. In generale il senso di ingiustificata superiorità e il pesante razzismo mostrati dagli italiani connotano tutta la vicenda etiopica dandole il carattere sinistro di una macchia incancellabile nella storia italiana. Qualcosa con cui non si è davvero fatto i conti nella memoria nazionale.
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