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Anno edizione: 2014
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In questa lunga lettera si scopre che anche un maestro ed un personaggio del calibro di Oscar Wilde ha sofferto parecchio. Bello il libro, scritto ( come si può immaginare) con il grande stile che contraddistingue Oscar Wilde. Unica nota negativa è che è molto ridondante... anche troppo
Una confessione di colpa dentro al lungo sfogo di 130 pagine, è quello che ci offre un Wilde ’schiacciato dall'angoscia, confuso di terrore, stordito di dolore.’ Il confiteor di un'aquila che si è fatta spennare come un pollo dall'illusione di un amore rivelatosi poi fatale, e dall'obnubilamento della passione per un meschino, vacuo e vanesio stupidotto. Un grande uomo cannibalizzato da un omuncolo imberbe dotato, però, di un'incredibile e inarrestabile forza distruttiva: gli eterni, inspiegabili misteri dell'attrazione e le contraddizioni della natura umana che inesorabilmente si manifestano e sortiscono effetti laddove la ragione e la logica nulla possono se non, alla fine, fare la conta dei danni in una tardiva e dilaniante presa di coscienza. Oppure no, i misteri si chiariscono con la spiegazione che può risiedere nel fatto che la Passione - creativa e positiva nell'Arte e/o negativa nei rapporti d'Amore unitamente alla ricerca del Piacere (tutti con la maiuscola, come li scrive Wilde) - sono imperativi esistenziali; irrefrenabile spinta propulsiva a prescindere dal segno. È inevitabile: le emozioni si cercano sempre, che si trovino in paradiso oppure all'inferno. «Era chiaro che avrei dovuto liberarmi di te. Avrei dovuto scrollarti dalla mia vita come ci si scrolla di dosso qualcosa che ci ha punto.» Dedicarsi a questo dramma 'Dalle profondità [dell'abisso], potente e densissimo, compartecipando al pensiero dell'autore e non al suo dolore, rende la lettura - sebbene a tratti ripetitiva - interessante, coinvolgente, letterariamente e intellettualmente proficua. Per contro, lasciarsi emotivamente trascinare nel gorgo della più lacerante sofferenza, umiliazione e squallore narrati, ritengo sia il peggior modo di affrontarla. Per comprendere meglio, consigliato il film The Happy Prince di e con Rupert Everett.
"Dietro il dolore c'è sempre un'anima" scrive Wilde, ed è proprio la sua anima a rivelarsi in questa lunga lettera, dando modo di scoprire un lato inedito dell'autore. Il De Profundis è un testo terapeutico: parte con un violento j'accuse, passa per un mea culpa e per l'accettazione del dolore (anche trascendendo, com'è giusto che faccia un artista geniale), e si conclude con l'umile consapevolezza della difficoltà che un simile processo di rielaborazione richiede. Le righe finali sono una bellissima dedica che Wilde lascia a chiunque legga questa lettera, e la racchiudono tutta: trovo straordinaria la sensibilità con cui lui, che ha votato la sua intera esistenza al piacere, riesce a riscattare gli errori commessi, il dolore che ne è seguito e, in definitiva, il suo passato.
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