La costa dei barbari

Si rimane alquanto di stucco nel dover prendere atto di come questo libro, il testo di un autore importante e di valore, sia stato tradotto e pubblicato in Italia solo nel 2010 rispetto alla sua prima uscita, datata 1951. Perché? Come mai? Da cosa era distratta l’editoria nostrana di fronte ad un racconto di questo tipo? O da “chi è stata distratta”, nella specifica circostanza, di fronte ad una siffatta pubblicazione? Mailer, che è sempre stato un personaggio schietto e diretto, uno che le sue impressioni non le mandava a dire per voce di qualcun altro, ha qui polverizzato il concetto di chi ha sempre avuto interesse a considerare l’ideologia politica come qualcosa da dover porre alla base di tutto; riducendola ad una grande confusione che si pone ai limiti del nulla, ovvero ai limiti dell’inutile. A New York, un reduce di guerra che decide di voler essere scrittore va a vivere in un “condominio” dove scopre, tra gli inquilini e gli avventori di chi vi abita, contrapposizioni di ogni genere, la principale delle quali è rappresentata da un feroce confronto politico (e di potere istituzionale) tra due dei diversi protagonisti. Maccartismo e guerra fredda, nella loro peggiore rappresentazione, andranno ad accrescere le proprie vicissitudini di patetica scelleratezza proprio dalla data di pubblicazione del libro. Un buon libro. C.Matar

Un roman(zo) incredibile. Le pagine odorano di pulito, altre puzzano di immondizia... Un uomo senza passato nel presente ontologico maileriano alla sfida con se stesso e un mondo irrimediabilmente finto.