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Sono appassionato di libri di self-help e, frequentando assiduamente librerie o biblioteche a tema, mi è capitato più volte di sfogliare questo (deludente) volumetto. Mi spiace dire che l'ho trovato scarsamente utile e assai poco costruttivo. E' un libro "negativo", nel senso letterale del termine: troppi "no" come premessa di quasi ogni singolo consiglio. "Se vuoi essere felice NON devi fare x, NON devi pensare y, NON devi assolutamente aspettarti z", e questo malgrado le più recenti pubblicazioni sull'autostima e il pensiero positivo dimostrino in modo convincente l'inefficacia degli approcci fondati sul "non" che solitamente facilitano proprio la manifestazione del comportamento o della situazione opposta. Fondamentalmente Gupta pone al lettore una serie di divieti (elaborati in forma di suggerimenti spirituali) e lo esorta ad essere quanto più possibile "severo con se stesso, tollerante e comprensivo con gli altri". Trovo questo approccio controproducente e anche contraddittorio in quanto l'eccessiva severità verso se stessi conduce inevitabilmente ad un indurimento e ad una non-accettazione anche nei confronti del prossimo. E poi un eccessivo ascetismo, troppa sublimazione delle pulsioni e dei desideri, troppi "rinuncia, rinuncia e non aspettarti niente", quasi una sorta di nirvana etico. E i nostri sogni e le nostre aspirazioni che fine fanno ? Siamo sicuri che la strada delle rinunce e dei "no" sia veramente quella che porta verso la felicità ? Non dubito delle buone intenzioni dell'autore ma personalmente ritengo che questo tipo di filosofia conduca nel lungo periodo solo a maggiore frustrazione e a una mortificazione della personalità. Troppo radicale e troppo poco a misura d'uomo. Suggerisco approcci decisamente più costruttivi come per esempio quelli basati sulla corrente occidentale del New Thought.
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