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Classico della cinematografia italiana, da vedere insieme agli altri film del nostro caro regista Fellini.
Come otto e mezzo è nella mia collezione di DVD. Come otto e mezzo l'ho guardato tre volte prima di esprimermi. Pesante, noioso, non lascia nulla e non fa emozionare. Ci sono registi (Olmi ad esempio) che hanno saputo raccontare con gioia, leggerezza, pur toccando corde dolorose. Fellini per me finisce a I vitelloni e La dolce vita. E non me ne frega nulla se i critici lo osannano. I critici lodano Beuys ma a casa vorrebbero Van Gogh, si sperticano per la musica di Webern e poi ascoltano Mozart, scrivono peana per Borges e leggono Calvino. La grandezza e la bellezza sono semplici, riconoscibili a tutti (ovviamente interessati). Perché questi film non vanno mai in TV (neanche quelle a pagamento)? Perché non li guarda nessuno. Da Otto e mezzo in poi Fellini è per sé stesso, per chi si omologa al giudizio della critica e per chi vuole a tutti i costi trovare nascostissimi significati. Quando qualcosa ha bisogno di mille spiegazioni non funziona. Inizio della V di Beethoven, che vuoi spiegare? L'infinito di Leopardi? Idem. Fellini? Tenetevelo. Con Greenaway, Jodorowski e simili.
Capolavoro Felliniano. Il restauro ridona luce e vita nuova a questa immortale pellicola.
Recensioni
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Fellini e gli anni della sua infanzia
Trama
Amarcord in dialetto romagnolo (il dialetto di Fellini) vuol dire "mi ricordo", e il regista ricorda gli anni della sua infanzia, gli anni Trenta, al suo paese. Passano dunque i miti, i valori, il quotidiano di quel tempo: le parate fasciste, la scuola (con l'insegnante prosperosa che stuzzica i primi pensieri), la ragazza "che va con tutti", la prostituta sentimentale, la visita dell'emiro dalle cento mogli, lo zio perdigiorno che si fa mantenere, la Mille Miglia, i sogni ad occhi aperti, il papà antifascista che si fa riempire d'olio di ricino, il paese intero che in mare, sotto la luna, attende il passaggio del transatlantico Rex.
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