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Anno edizione: 2011
Anno edizione: 2011
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Una storia molto semplice scritta in maniere altrettanto semplice. Una lettura piacevole che mi ha strappato una lacrimuccia nel finale.
Una storia dolcissima, tenerissima, che solo una giapponese poteva scrivere. E' la storia "d'amore" tra Tsukiko e il suo vecchio professore del liceo, ma non aspettatevi niente di stravolgente e sconvolgente. Non è un romanzo occidentale. con grandi colpi di scena: è la naturale evoluzione dell'affetto umano, che supera qualsiasi barriera d'età. Mi è piaciuto molto leggerlo, e ho notato che esiste anche la versione manga, che secondo me getta luce su tanti altri aspetti del romanzo, che si presta moltissimo ad una trasformazione del genere. Consigliato a chiunque voglia entrare nel mondo giapponese con discrezione.
Una storia d'amore che incanta per la sua finezza nel descrivere l'animo umano e la malinconia. Omachi Tsukiko è una donna che nasconde la fragilità e il senso di solitudine dietro un atteggiamento spesso un po' spavaldo. Matsumoto Harutsuna, molto più grande di lei, è davvero un uomo di altri tempi, a volte rigido, persino noioso, ma di fondo delicato come lei. I protagonisti sono due anime gemelle che infine si riconoscono
Recensioni
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Finalmente, nella magistrale traduzione di Antonietta Pastore, approda sugli scaffali delle nostre librerie La cartella del professore, uno dei romanzi più acclamati di Kawakami Hiromi, scrittrice di punta del panorama letterario giapponese odierno. Finora, il romanzo contemporaneo del paese del Sol Levante era qui da noi confinato entro i limiti, peraltro spesso conturbanti, di certe storie estreme e giovanilistiche. Era ora che, accanto ai noir di Kirino Natsuo, ai mondi interiori di Ogawa Yōko e a quelli surreali di Murakami Haruki, vi fosse spazio per la sublime leggerezza di Kawakami Hiromi.
Attraverso un insieme di bozzetti quotidiani che assomigliano a una serie di poesie haiku sapientemente dilatate, La cartella del professore racconta la storia di un amore sottile e fugace tra Omachi Tsukiko, impiegata di quasi quarant'anni, e il suo ex professore di liceo settuagenario, Matsumoto Harutsuna, o più semplicemente "prof". A distanza di vent'anni, i due si incontrano per puro caso in una piccola locanda nel quartiere dove entrambi risiedono. Si sorprendono a ordinare le medesime pietanze nattō di tonno, frittelle di radice di loto e scalogni sotto sale e decidono di condividere una caraffa di sake e della birra. Da quel giorno prendono a frequentarsi senza fretta eccessiva, come e quando capita, ascoltando il cinguettio degli uccelli in un parco, ammirando i "reperti calligrafici del periodo Heian o Kamakura", gustando le mille prelibatezze della raffinata cucina giapponese. Poi scelgono di trascorrere un paio di giorni in una piccola isola, dove il professore svela all'ex allieva un segreto e accende in via definitiva la fiamma dell'amore. Lei si ritrova a pensare a lui ogni momento, a chiamarlo "il mio prof", a sognare di stringere una relazione importante, non più semplicemente platonica. Lui si rifugia dietro la sua fragilità, consapevole del gran divario d'età, ma non può fare a meno di nascondere i propri sentimenti, soprattutto quando Tsukiko si imbatte in un ex compagno di classe divorziato che comincia a farle delle avance. Qui la chiave di volta del romanzo: i due protagonisti continueranno a essere legati solo da un delicato vincolo dal sapore adolescenziale, fatto di dolci sussurri e innocenti carezze? Oppure rinunceranno all'incanto dell'attesa per intraprendere una liaison più matura e ordinaria? La risposta è nella cartella che il professore porta sempre con sé, quando è in viaggio, quando esce per una passeggiata o anche solo per andare a cena, una risposta che suonerà inequivocabilmente zen.
Il racconto dell'insolita relazione fra Tsukiko e il suo prof segue il ritmo delle stagioni, come fosse una poesia d'altri tempi in cui a ogni emozione debba corrispondere un elemento della natura. Ad esempio "un ventaccio che annunciava già l'inverno" che sorprende la protagonista vestita solo di una giacca leggera, disillusa dopo una lite con il professore a causa di una stupida partita di baseball; oppure "gli olmi dai rami lussureggianti e flessibili di un verde intenso" in una calda giornata estiva, come ad alimentare le speranze di Tsukiko di lasciarsi alle spalle la solitudine. Il legame con la poesia, nella fattispecie con gli haiku (oltre che di una dozzina di romanzi, Kawakami Hiromi è autrice di alcune pregevoli raccolte di haiku), è evidente nel reiterato riferimento a Matsuo Bashō, sommo poeta del XVI secolo, e al suo senso della leggerezza (karumi, in giapponese), espresso mediante l'esaltazione delle piccole cose della vita, sovente osservate attraverso gli occhi di animali innocenti, in particolare uccelli e insetti. Oltre che citare direttamente Bashō, per esempio quando il professore invita Tsukiko a comporre dei versi e recita la nota poesia delle oche selvatiche ("Il mare si oscura / grida di oche selvatiche / vago biancore"), l'autrice fa risuonare nelle pagine del romanzo il canto degli uccelli e il verso degli insetti, come il "tararara" di un picchio che scava nei tronchi alla ricerca di cibo, o il "crii crii" di un grillo nascosto da qualche parte nel locale dove i protagonisti sono soliti incontrarsi. Gli elementi minuti della natura vengono magnificati attraverso la lente della sensibilità dell'animo umano sotto l'effetto catartico dell'innamoramento. "In città" nota a un certo punto la protagonista, in un bosco in cerca di funghi, "ho sempre l'impressione di essere sola, o al massimo in due, col professore. E sono convinta che vi si trovino soltanto degli esseri viventi molto grandi. Ma se facessi ben attenzione, di sicuro scoprirei di essere circondata anche lì da tante forme di vita".
La cartella del professore è, in tutti i sensi, un romanzo d'amore senza età, che non eccede mai nel sentimentalismo e gioca sul filo delle emozioni pure. Un romanzo "leggero" che restituisce al lettore la dimensione più dolce dell'esistenza, ricordandogli che l'armonia e la poesia possono spesso celarsi nella quotidianità.
Gianluca Coci
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