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Una gran fatica arrivare alla fine, ma sono stata stoica e testarda. Troppo lungo, troppo prolisso. Scrive indubbiamente bene, ma è troppo lento...e non coinvolge il lettore, anche un po' scontato il finale.
Alla soglia dei 40 anni, Pietro Paladini e' un manager di successo, così autorevole e cazzuto da potersi concedere il lusso di non lavorare, per rimanere accampato giornate intere davanti alla scuola di sua figlia. Su quella panchina, nel caos gioioso nel quale i bambini trascinano i loro genitori al suono dell'ultima campanella, la vita di Pietro entra in una fase di stand-by. In questo strano luogo, Pietro riceve amici, familiari e colleghi di lavoro. Un modo come un altro per elaborare il lutto che lo ha improvvisamente colpito e per risvegliare la sua coscienza di uomo. Una storia ricca di poesia e di riflessioni, raccontata con ironia dal più americano degli scrittori italiani. Ci vuole talento per scrivere con leggerezza.
Pietro Paladini decide, dopo un evento che gli sconvolge la vita, di passare le sue giornate fuori dalla scuola della figlia di 10 anni, in attesa della fine delle lezioni. Dal suo punto di osservazione 'privilegiato' si accorge di essere all'interno di una piccola oasi di pace nella solita caotica Milano e inizia ad incontrare amici, colleghi, parenti e anche sconosciuti, tutti immancabilmente desiderosi di raccontare a Pietro i lati oscuri delle proprie vite fatte per lo più di difficoltà e sofferenza. Pietro invece non soffre, e ne avrebbe tutto il diritto, osserva, riflette, assorbe e forse perde di vista i suoi reali obbiettivi fino a quando la figlia, con la sua innocenza e sincerità, gli fa aprire gli occhi. Da quel momento, proprio dove il libro finisce, lui inizia a soffrire. Ottima lettura. Idea di partenza originale sviluppata in modo interessante attraverso uno stile di scrittura solido e profondo che prende in esame una galleria di personaggi quasi tragicomici nei loro comportamenti sopra le righe. Questo è un romanzo che stimola il piacere della lettura, puro, semplice, senza l'urgenza del colpo di scena o la necessità di un ritmo serrato che consuma le pagine. Bello, mi ha fatto emozionare, riflettere, godere di fronte alla bellezza descrittiva di alcune scene e spesso mi ha strappato un sorriso grazie al sottile humour che si respira tra le pagine.
Recensioni
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Premio Strega 2006
«Ormai è il mondo, stellina, a non essere normale. Polimeri, ormoni, telefonini, benzodiazepine, debiti, carrelli del supermercato, ordinazioni al ristorante, negozi di occhiali, A è innamorato di B ma B non è innamorato di A, i soldi finiscono sempre rubati, ogni morte ha un colpevole. Ecco cos’è il mondo. Non è più normale.»
Chiara è la volontà di far emergere, in un calmo caos, le tante riflessioni di un uomo in un momento cruciale della vita: la morte improvvisa della compagna e la responsabilità nei confronti della figlia di dieci anni, colpita con lui da quell’evento tragico e destabilizzante. Tutte le principali situazioni narrate ruotano intorno a un unico luogo fisico, l’automobile parcheggiata davanti alla scuola della bambina, il tempo abbracciato occupa tre stagioni, l’estate (momento in cui avviene la morte di Lara, la compagna di Pietro, il protagonista); l’autunno che rappresenta il periodo in cui si rompono gli equilibri preesistenti e la riflessione tocca tutti gli aspetti della vita presente e passata; l’inverno come momento della verità e della purificazione, come necessità di nuova ricomposizione dopo la frattura.
Il romanzo si apre con una scena piena di movimento (in opposizione quasi all’immobilità successiva): un drammatico salvataggio in mare compiuto dal protagonista e dal fratello Carlo proprio in contemporanea alla improvvisa morte di Lara, unica testimone la piccola Claudia, tragedia di cui Pietro saprà solo al ritorno a casa.
Non è il dolore (e Pietro non riesce a spiegarsi questa mancanza) a dominare l’animo dell’uomo, ma un turbamento profondo, come se fosse necessaria un’interruzione, una pausa, un cambiamento: apparentemente è la preoccupazione per la bambina (equilibrata, saggia, positiva) a spingere il padre a modificare la sua vita, a lasciare l’ufficio e a chiudersi nell’auto parcheggiata davanti alla scuola, facendo trascorrere in quel luogo i giorni e i mesi, in realtà questa scelta risponde a un bisogno tutto egoistico di interrompere un vita di cui solo in quel momento l’uomo sente la totale insufficienza e la mancanza di senso.
L’automobile diventa l’ufficio, la casa e il luogo della riflessione. Là riceve colleghi, superiori e amici, là rilegge la sua relazione con Lara, ripensa a lei, cerca di entrarne in contatto telepatico attraverso la musica, riesamina i rapporti professionali sconvolti anch’essi da una fusione industriale, da licenziamenti e dimissioni, da promesse di promozione (rifiutate) e da confidenze di uomini potenti.
Intorno a quell’auto ruota un’umanità malata, sofferente che usa l’abitacolo come una specie di confessionale. Davanti al potente di turno che racconta un aspetto drammaticamente privato della sua esperienza umana, Pietro dice: «ora soffre veramente: anche lui come tutti gli altri che sono venuti qui, alla fine mi scarica davanti un formidabile fiotto di dolore. Questo posto è davvero prodigioso: un muro del pianto senza il muro. Milano è una città sacra e se nessuno lo sa…».
Proprio in questo caos esperienziale, in questo tentativo di rompere le regole dell’efficienza e della produttività, si inserisce in conclusione la voce della bambina, pragmatica e matura come solo i bambini sanno essere, e da lei parte una richiesta di normalità, l’esigenza di ridare un ordine, magari diverso, alle loro vite, l’urgenza di sentirsi appoggiata al padre e non suo rifugio o alibi.
La sicurezza narrativa di Veronesi in questo romanzo è notevole, così come la capacità di descrivere tipi umani molto diversi tra loro, senza rabbia e senza pietà, ma anche senza compiacimenti psicologici, vedendoli tutti funzionali al percorso del suo protagonista. Ottima anche la capacità di presentare i bambini (bellissimo il silenzioso rapporto tra Pietro e il piccolo bimbo down), la loro ingenua crudeltà e la meno giustificabile crudeltà o ottusità dei genitori. Un libro che di certo è segno di una ricca esperienza umana e di notevole maturità letteraria.
A cura di Wuz.it
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