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Questo libro racconta il nostro mondo quale appare se osservato da uno sguardo di rapinosa, disperata lucidità, e lo fissa in brevi blocchi di prosa dal nitore classico, dove le frasi si allineano con naturalezza, simili alle pietre dei muri antichi. C’è in Caraco una violenza compressa, una furia che fa pensare a Céline e Cioran – e insieme la capacità di dare una forma perentoria, martellante, ultimativa alle visioni più azzardate, come già sa la tribù dei lettori di quel cupo gioiello che è Post mortem. Rare volte la peculiare convergenza di orrori e parodia che contraddistingue quanto ci sta intorno ha trovato un cronista altrettanto percettivo e tagliente.
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Se in Cioran troviamo una delle più compiute forme dello scetticismo, in Caraco troviamo quella del pessimismo. Il "Breviario del caos" è la tremenda profezia di una catastrofe imminente, la cronaca di un mondo oramai distrutto dall'uomo, "massa di perdizione", che ha l'ignominiosa tendenza a moltiplicarsi oltre misura. Ed è esattamente questo il tema centrale del libro, il sovrappopolamento del pianeta, motivo che in Caraco assume connotati quasi metafisici, oltre che strettamente ecologici e sociologici: il gran numero, la moltiplicazione oltre misura, è per sua natura corrotta. L'uomo, accecato dalle ideologie, dalle religioni, dalle vane speranze offerte dalla scienza, dalla tecnica e dal denaro, non si è accorto di come stesse preparando la sua fine. Caraco non offre nessuna speranza: il mondo degli umani è oramai condannato, infettato alla radice dalla religione, dai valori insulsi, dalle speranze infondate. Il trionfo della morte e del caos è l'unica cosa auspicabile, un definitivo olocausto ecumenico che libererà finalmente il mondo da quella malattia che fu l'uomo: l'unica cosa da fare, è accelerare la marcia verso la fine di cui la "massa di perdizione" ha già tracciato inconsapevolmente il percorso. Caraco fu un grande scrittore, ingiustamente ostracizzato, ed io non posso che consigliare i suoi libri, ma per apprezzarlo serve distacco ed apertura mentale: bisogna essere disposti a rinunziare ai propri punti fermi e a farsi condurre per mano in un inferno di caos e di morte.
Caraco ci dà una versione straordinariamente lucida di come l'essere umano stia correndo allegramente (perché non se ne rende minimamente conto) verso la rovina, verso l'estinzione, che in effetti si merita dato il suo comportamento da parassita di se stesso e della natura. Caraco pone il suo punto di vista non dimenticando nessuno dei "peccati" dell'uomo, senza aver nessuna pietà (come è giusto che sia). Un libro denso e apocalittico. Ogni parola è un macigno. Una visione quasi senza speranza di un mondo che si sta auto-distruggendo: ma la distruzione è l'unica cosa che ci permetterà di ricominciare. Caraco ha guardato al di là del suo tempo e forse non troppo lontano. Un libro davvero interessante, di una persona che fino alla fine è stata coerente con il suo pensiero. Ve ne consiglio la lettura.
Caraco non è autore banale, tutt'altro, la sua visione tagliente sul mondo e sulla creazione di idoli vuoti cui si prosterna la moltitudine, segue un indubbio rigore lessicale e logico. Tuttavia, non possiede la genialità di un Cioran, il quale, attraverso l'arma corrosiva del sarcasmo, è capace di costruire un ritmo "letterario", una prosa avvincente che non è solo forma quanto nerbo della pagina. Alle brevi: Cioran riproduce, nel ritmo della pagina, la vanità del mondo, riscattata, però, dai voli pindarici delle parole e delle similitudini ardite; Caraco si prende terribilmente sul serio e, dopo poche pagine, il tono visionario ed apocalittico collassa su sé stesso
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Questo libro racconta il nostro mondo quale appare se osservato da uno sguardo di rapinosa, disperata lucidità, e lo fissa in brevi blocchi di prosa dal nitore classico, dove le frasi si allineano con naturalezza, simili alle pietre dei muri antichi. C'è in Caraco una violenza compressa, una furia che fa pensare a Céline e Cioran e insieme la capacità di dare una forma perentoria, martellante, ultimativa alle visioni più azzardate, come già sa la tribù dei lettori di quel cupo gioiello che è Post mortem. Rare volte la peculiare convergenza di orrori e parodia che contraddistingue quanto ci sta intorno ha trovato un cronista altrettanto percettivo e tagliente.Breviario del caos è apparso postumo nel 1982.
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