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Restauro 4k della Sony una garanzia per il film un must del genere
Il primo lungometraggio dell’allora ventitreenne John Singleton permise immediatamente al regista originario proprio di South Central L.A. Di arrivare a un solo passo dal premio Oscar sia come sceneggiatore sia come regista, possibilità a oggi ancora curiosamente negata al collega d’ideali Spike Lee. Come un pugno al centro dello stomaco le vicende del giovane Tre, prima bambino di dieci anni poi diciassettenne con il volto di Cuba Gooding Jr. alle prese con i classici problemi dell’adolescenza, e di un colore di pelle che non lascia teorico scampo a chi lo porta, consentì a Singleton di cominciare a narrare il mondo della West Coast e della sua metropoli più rappresentativa, attraverso gli occhi delle nuove generazioni e di coloro che per queste vorrebbero un futuro migliore fatto di un lavoro onesto o rappresentato da un college di medio livello frequentato per meriti sportivi. Una pellicola che nei primi anni ’90 seppe fotografare in maniera cruenta una realtà che poteva intravedersi nella stessa città degli spettatori, ma che oggi, rivista a distanza di oltre vent’anni, strappa un semplice sorriso per la facilità narrativa, capace d’imprigionare i personaggi in dialoghi elementari ed eccessivamente stereotipati frutto di una trama che voleva presentare il dramma sociale dei ghetti come l’insieme di tutti i problemi che affliggevano la minoranza di colore, quali l’abbandono scolastico, l’alcoolismo, le gravidanze indesiderate e la microcriminalità. Splendido Laurence Fishburne nel ruolo del padre di Tre; il rapper e attore Ice Cube in quello di un suo amico d’infanzia dedito all’alcool e alle sparatorie, e il già citato Cuba Gooding Jr. troppo velocemente dimenticato dalla Hollywood non necessariamente di colore.
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