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L'inclusione di Praz nella collezione "I Meridiani Classici", che può essere considerata ormai come una sorta di Pantheon dei massimi scrittori italiani e stranieri di tutti i tempi, era un atto dovuto. Naturalmente sarebbe stato impossibile presentare le opere complete del maestro, che avrebbero occupato non uno o due, ma tutta una serie di volumi; e d'altra parte era impresa ardua contenere in un unico volume, per quanto massiccio, una scelta rappresentativa di tutti gli aspetti della sua personalità. Vi si è accinto Andrea Cane, che già nel 1983, a un anno dalla scomparsa di Praz, aveva pubblicato un primo attento studio delle cinque opere maggiori: John Donne, La carne la morte e il diavolo nella letteratura romantica, Gusto neoclassico, La crisi dell'eroe nel romanzo vittoriano e il suo capolavoro, La casa della vita (Andrea Cane, Mario Praz critico e scrittore, Adriatica Editrice), un libro che per la chiarezza dell'esposizione, la precisione e la ricchezza dell'informazione fornita, la lucidità dell'analisi della sua scrittura, rimane a tutt'oggi la più utile introduzione all'opera di Praz. In vista all'impegno dimostrato nella sua monografia, Andrea Cane era forse l'unica persona in grado di aggirarsi senza perdersi nel labirinto della sterminata opera di un autore mai stanco di rivedere e riordinare i suoi scritti in sempre nuove combinazioni, che considerava i suoi saggi come tessere di mosaico che potevano essere ridistribuite in ogni sua raccolta per creare attraverso i vari accostamenti sempre nuove figurazioni complessive. Mi sembra che il curatore del "Meridiano" sia riuscito nel suo difficilissimo compito, che comportava scelte rigorose e soprattutto un gran numero di dolorose esclusioni. In un certo senso egli ha adottato lo stesso metodo seguito da Praz nel mettere insieme le sue raccolte di saggi. Felice in primo luogo è la scelta del titolo dato al volume: Bellezza e bizzarria - titolo che Praz stesso aveva dato a una raccolta del 1960 e che si riferiva non tanto al contenuto del volume quanto al gusto dell'autore, alla sua curiosità non per la bellezza come categoria estetica, ma per le sue deviazioni, le forme espressive singolari e appunto bizzarre che sono l'essenza stessa del "prazzesco".
Andrea Cane ha distribuito i materiali prescelti in cinque sezioni, ciascuna delle quali potrebbe perciò essere considerata una nuova raccolta in cui i saggi sono disposti secondo criteri non cronologici ma tematici, e in ciascuna delle quali figura un estratto o saggio più esteso da una delle opere "maggiori". Al centro della prima sezione, Universo barocco, che è dedicata agli studi sulla letteratura e l'arte del barocco e del manierismo, è collocata gran parte della monografia su John Donne risalente al 1925, ma rielaborata successivamente. La seconda sezione, Inglesi in Italia, italiani in Inghilterra, che presenta il Praz comparatista, è dominata dall'ormai classico saggio Machiavelli e gli Inglesi dell'epoca elisabettiana, nato come conferenza tenuta alla British Academy nel 1928. Lo affianca quello squisito saggio su Milton e Poussin, del 1938, in cui Praz rivela il suo gusto per gli accostamenti fra le varie espressioni estetiche, che ha dato spesso risultati sorprendenti oltre che illuminanti. La terza sezione, Romantici, vittoriani, decadenti, e piccolo museo dannunziano, riflette l'attenzione di Praz per il gusto borghese ottocentesco e le sue deviazioni, che aveva dato vita a due delle sue opere maggiori, La carne la morte e il diavolo nella letteratura romantica, di cui è qui riprodotto il capitolo conclusivo su D'Annunzio, e La crisi dell'eroe nel romanzo vittoriano, rappresentata in questo volume dal capitolo L'imborghesimento del romanticismo. La sezione dedicata a The Sister Arts si apre con un capitolo del libro basato sul ciclo di conferenze tenute nel 1967 alla National Gallery di Washington sotto il titolo Mnemosine: parallelo tra la letteratura e le arti visive, e comprende le prove migliori del Praz critico d'arte con una serie di saggi che vanno da Hieronymus Bosch a Caravaggio, da Piranesi a Fuseli, raccolti per la maggior parte nei volumi Il giardino dei sensi e Il patto col serpente.
La sezione di gran lunga più ampia è l'ultima, che Andrea Cane ha intitolato Il prazzesco, una definizione che potrebbe naturalmente essere estesa all'intero volume. Qui sono raccolti i saggi più significativi per la definizione del gusto personale dell'autore e giustamente il posto d'onore è dato al capitolo su La camera da pranzo ne La casa della vita e alla lunga introduzione a quello straordinario trattatello La filosofia dell'arredamento del 1945 che venne poi ampliato con il sottotitolo I mutamenti nel gusto della decorazione interna attraverso i secoli dall'antica Roma ai nostri tempi - un saggio nato in tempi difficili e oscuri per giustificare il gusto che lo aveva indotto a creare in Palazzo Ricci non tanto un rifugio, quanto un luogo in cui vivere, uno specchio in cui ogni oggetto aveva una sua storia che si rifletteva su chi quel luogo abitava. Anche gli altri saggi compresi in questa sezione, tratti soprattutto dalle raccolte Fiori freschi, V iaggi in Occidente, Gusto neoclassico, Panopticon Romano primo e secondo, sono testimonianze di quella inesauribile curiosità per le cose belle o bizzarre che in Praz era divenuta stile di vita oltre che di scrittura.
Andrea Cane ha corredato il volume mondadoriano di un ricchissimo apparato, a partire da quella che viene definita modestamente "cronologia" ma che in effetti è una biografia essenziale; le "notizie sui testi" che precisano le vicende editoriali di ciascuno dei saggi riprodotti sono una guida preziosa nel labirinto delle opere di un autore che era un infaticabile riordinatore dei propri scritti di volume in volume; la bibliografia delle opere di Praz è un'ampia sintesi aggiornata di quella amorosamente curata nel 1966 da Vittorio e Mariuma Gabrieli e da loro stessi estesa poi fino al 1982. Essa è integrata da quella che Andrea Cane chiama "bibliografia essenziale della critica", che di fatto è un accurato ed esauriente repertorio di tutto quanto è stato scritto su Praz e sulle sue opere fino al 2001.
Bellezza e bizzarria fornisce un ritratto non tanto del grande studioso e critico che fu Mario Praz, quanto dello scrittore e dell'uomo, che è appunto ciò che lo fa e lo farà vivere come un classico della letteratura contemporanea.
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