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Un bimbo rinvenuto cadavere e un altro scomparso pochi giorni dopo: l'incubo di un pedofilo trasformatosi in serial-killer. Una lunga indagine che mette a dura prova la sua celebre coppia di investigatori: Konrad Sejer e Jacob Skarre. Ma come al solito la Fossum è più interessata alle persone che non ai dettagli dell'inchiesta. Dai poliziotti ai parenti delle vittime, dai compagni di classe dei bimbi al presunto omicida, dai testimoni ai semplici abitanti del piccolo borgo: tutti gli attori in scena, nessuno escluso, devono passare sotto la lente d'ingrandimento dell'autrice. Vizi e virtù dei personaggi sono messi a nudo senza pietà, in un'atmosfera che pagina dopo pagina si fa sempre più morbosa, al punto che nemmeno la poesia dei luoghi descritti può alleggerirla. E a conclusione della lunga indagine, quando ogni fatto sarà chiarito, tracciare una linea netta che separi i colpevoli dagli innocenti non sarà impresa facile.
Forse un romanzo sottotono della scrittrice. Trama giù di corda, il libro fa affidamento solo sulla bravura stilistica della Fossum.
Senza essere un capolavoro è comunque un libro apprezzabile.
Recensioni
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Sebbene sia tradotta in Italia dal 2003, Karin Fossum ha raggiunto la massima notorietà quattro anni dopo, in seguito alla premiazione alla Mostra del cinema di Venezia della pellicola di Andrea Molaioli, La ragazza del lago. Il film, che trasferisce dai fiordi norvegesi al paesaggio della Carnia la storia dell'assassinio di una giovane, è infatti ispirato alla trama poliziesca del penultimo romanzo della scrittrice norvegese, Lo sguardo di uno sconosciuto: ossia il secondo caso affidato allo zelante ispettore Konrad Sejer (diventato, nella trasposizione cinematografica, il commissario Sanzio, interpretato da un impeccabile Toni Servillo), uno dei detective più riusciti della letteratura poliziesca scandinava.
Più di una caratteristica sembra avvicinarlo a Maigret: è descritto come un uomo di mezza età, dal fisico massiccio, dal contegno compassato, curato esteriormente (le sue camicie sono sempre stirate di fresco così come le scarpe tirate a lucido) e poco propenso al riso. Anche il suo procedere investigativo ricorda da vicino il "non-metodo" del collega del Quai des Orfèvres. Sejer, infatti, si lascia condurre dall'istinto, si immerge nelle atmosfere dei luoghi in cui i delitti sono stati commessi e, soprattutto, indaga la psicologia dei personaggi. L'ispettore norvegese non si accontenta di scoprire l'autore di un crimine, ma si sforza di rintracciare gli occulti meccanismi dell'animo umano che inducono a compierlo ("ho bisogno di una conferma: che la malvagità pura è rara"). La demarcazione tra bene e male, tra vittime e colpevoli è difficile da tracciare. Per questo gli assassini a cui dà la caccia appaiono sempre come "brave persone", soltanto poco socievoli, abitanti in sperdute fattorie circondate da folte foreste e lividi specchi d'acqua. Sono tali anche di fronte ai delitti più aberranti, come quelli raccontati in quest'ultimo romanzo.
Nel bosco di Linde, nel sud-est della Norvegia, in una tiepida domenica di settembre viene scoperto il cadavere parzialmente svestito di Jonas August Løwe, un bambino di otto anni di cui era stata denunciata la scomparsa. Sul suo corpicino vi sono evidenti segni di violenza sessuale. Qualche giorno dopo, la sparizione di Edwin Åsalid, un obeso ragazzino di dieci anni, sembra collegarsi alla vicenda facendo temere la presenza di un pedofilo a Huseby e dintorni. Il tema di questo thriller psicologico, altamente raccapricciante e coinvolgente, prende al laccio il lettore, lo raggira giocando sulle sue emozioni, mentre efficace risulta la modalità del racconto che il narratore onnisciente affida ai diversi punti di vista dei personaggi principali. Tra quelli che rivelano gli animi più complessi, e perciò interessanti, spicca quello della sensibile Kristine, responsabile, insieme al marito Reinhardt, del ritrovamento del primo cadavere; tra i più ripugnanti quello del colpevole della morte di Jonas. Lo scioglimento del duplice mistero si fa attendere sette mesi (durante i quali Sejer, coadiuvato dal giovane e ricciuto assistente Jacob Skarre, non disdegna di interpellare un pedofilo pentito piuttosto che un pranoterapeuta), ma giunge decisamente sorprendente, sovvertendo ogni previsione e attesa.
Rossella Durando
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