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Sono un downshifter e non lo sapevo!
Comprato il giorno dopo aver finito di leggere "Adesso basta" e letto tutto d'un fiato. Racconta i primi tre anni di downshifting, le reazioni del pubblico al libro precedente e corregge il tiro del capitolo di "Adesso basta" in cui si parla di conti, l'unica parte che avevo trovato un po' debole. Scorrevole, schietto, incoraggiante senza cadere in ingenuo buonismo. Non capisco solo una cosa, la scelta editoriale di scrivere in copertina "contro la follia delle aziende", che fa il paio con "lasciare il lavoro" di "Adesso basta". La follia non è solo delle aziende ma di tutto "il sistema" e scegliere di cambiare vita non significa necessariamente smettere di lavorare, ma iniziare a farlo in maniera diversa... non è questo quello che si dice a ogni pagina?
"Avanti tutta" lo definirei il "braccio operativo" dell'organismo politico cui fa riferimento, ovvero il primo libro di Simone Perotti "Adesso basta". Insieme sublimano in un'unica grande rappresentazione. Con questi due volumi magari non si è d'accordo in ogni singola sfaccettatura, ma è certamente impossibile (almeno per me) non concordare sui concetti e sulle dinamiche di sviluppo dei comportamenti per diventare downshifter maturi e responsabili.
Recensioni
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Noi non siamo mai stati… ogni giorno nel traffico; non siamo mai stati quando viviamo con quel peso sul cuore; non siamo mai stati ogni volta che il Sistema ci costringe a gesti non nostri e noi non reagiamo; non siamo mai stati negli acquisti inutili, nel ricatto del tempo speso a compiere azioni che non servono; non siamo mai stati quando viviamo nove ore al giorno con persone che non abbiamo scelto; non siamo mai stati quando abitiamo in posti brutti, mentre l’Italia e il mondo sono pieni di posti meravigliosi….
Quello di Simone Perotti non è solo un progetto politico, ma olistico, che riguarda il benessere complessivo dell’individuo e la sua collocazione nel mondo. È una filosofia di vita che si sta diffondendo in tutto il Paese, ma è soprattutto una radicale e personale scelta di cambiamento che lo ha portato ad uscire dalla vita lavorativa per vivere al di fuori della logica “Lavoro – guadagno – consumo”. Dopo venti anni di lavoro in azienda, Simone Perotti decide di rinunciare al suo stipendio di 26.000 euro l’anno, ai benefits e alla vita in città per fare quello che ha sempre desiderato: navigare e scrivere. Per farlo ha messo a punto un metodo innovativo, il downshifting, cioè il processo di cambiamento da una vita orientata alla produzione di denaro per consumare beni che non servono, verso una vita basata sulla ricerca della felicità autentica.
Il manifesto di questa rivoluzione individuale è il libro Adesso Basta (Chiarelettere, 2009), un pamphlet giunto ormai alla sua decima edizione che ha destato la curiosità di migliaia di lettori. Un vero e proprio manuale di sopravvivenza per chi decide di sottrarsi al ricatto del consumismo. Il palinsesto entro cui si muove il ragionamento di Simone Perotti è invece il libro denuncia di Luciano Bianciardi, La vita agra, pubblicato in tempi non sospetti, nel 1962, prima del boom economico, in cui si prevedeva la lenta decadenza nel giogo dei bisogni indotti da parte del sistema produttivo italiano. Secondo Perotti, la rivoluzione non è quella organizzata dei partiti e dei movimenti, ma – come dice Bianciardi – “deve cominciare da ben più lontano, deve cominciare in interiore homine.
Per uscire dal porto bisogna mollare gli ormeggi e azionare i motori a tutta forza. Bisogna agire nella vita concreta, abbandonare gli indugi e andare incontro a una nuova vita in cui si riesca a vivere con quanto è necessario, lavorando il minimo per ottenerlo, consapevoli che l’ansia della crescita e dell’accumulazione riguarda economisti e capi di Stato, ma non ha nulla a che vedere con la felicità.
Certo per farlo è necessario seguire una rotta, una serie di accorgimenti tecnici che il libro di Perotti tenta di fornire, correggendo il tiro rispetto a tanti consigli contenuti del precedente libro mal esposti o male interpretati dai lettori. Un libro che serve quindi a chiarire molti punti controversi e a rispondere alle tante critiche che i bloggers continuano a porre all’autore. Ad esempio - spiega Perotti - “Il downshifting non è riservato a chi abbia i soldi per famiglia di provenienza o per reddito; il suo segreto non è l’accumulo di denaro per poi poter vivere di rendita; io non ho fatto così, non sto facendo così, e ho ricevuto migliaia di lettere di gente simile o diversa da me che non sta facendo così”.
Come stia facendo a vivere con un quinto di quanto guadagnava un tempo è interessante scoprirlo scorrendo le pagine del suo libro, così come è interessante conoscere le testimonianze di chi, anche avendo famiglie numerose, ha deciso di intraprendere la sua strada. Una serie di persone che ce l’hanno fatta o che ci stanno provando, i downshifters che Perotti analizza e classifica in base al loro atteggiamento nei confronti della vita. Persone diverse tutte accomunate dalla stessa paura di non farcela e di rimanere intrappolati nella loro schiavitù.
Nel suo encomiabile tentativo di persuasione del lettore verso un grande sforzo di emancipazione individuale, Simone Perotti convince e suggerisce molte vie. Tra le tante un nuovo progetto, la fondazione della prima “agenzia di scollocamento” che aiuti le persone a uscire dalla collocazione che hanno sia nel lavoro che nella società e che li spinga a diventare “incollocabili, inidentificabili, liberi dal Sistema”.
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