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Libro da cui è tratto il film Le Assaggiatrici di Silvio Soldini.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Una vicenda particolare, con cui vale la pena misurarsi. Nonostante però la prosa curata, lo stile scorrevole e la trama appassionante, al termine della lettura mi rimane sono moltissima angoscia. Per ciò che poteva essere e non è stato, per la guerra che toglie ogni speranza, per il destino beffardo che si accanisce su famiglia e amici, persino quelli conquistati nella disperazione. Non c'è luce in questo libro, mai. Solo dolore, anche quando il regime arriva alla fase di tramonto. La visione fortemente introspettiva, accentuata dall'io narrante, non fa altro che esacerbare questo punto di vista. Le riflessioni, poste soprattutto nel finale quasi a flusso di coscienza, riflettono la difficoltà di affrontare non solo il male (quello con la M maiuscola), ma anche l'essere donna in un momento storico difficile come quello degli anni quaranta, in una Germania orgogliosamente nazista. Continuamente divisa tra le pulsioni della vita e la purezza dettata dalla ragione. Incapace di assumersi la responsabilità di una scelta, di voltare pagina e provare a vivere davvero, non soltanto sopravvivere. Un lavoro denso, potente. Ve lo consiglio.
Complesso, non di semplice lettura. Un romanzo che ti porta in una sorta di situazione “a scatola cinese”: matrimonio, lavoro da assaggiatrice, le colleghe, i rapporti inumani e umani, il bisogno e le pulsioni, la sopravvivenza e il compromesso. Storia coraggiosa di ordinaria resilienza. Ma poi… il ritorno alla normalità è possibile? L’ultimo capitolo è dirimente, forse. L’orrore è dentro, non sullo sfondo, fa parte della vita. Inaccettabile e soppresso
Bellissima storia. L'ennesima riprova che sono le donne le vittime predestinate della guerra. Anche quelle che apparentemente sono privilegiare, restano inesorabilmente stritolate nei meccanismi di potere pensati dagli uomini. Un senso di sorellanza allora può unirle e anche nei momenti cupi è possibile riconoscersi e incontrarsi fra anime simili.
Recensioni
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Con lucida crudezza e cosciente realismo, Postorino mette al centro delle vicende il difficile ruolo della donna nel Regime Nazista, portando alla luce le differenze che intercorrono tra i due sessi: degli uomini che vengono mandati a morire sul fronte verranno ricordate le gesta con medaglie e monumenti celebrativi; delle donne che vengono mandate a morire in silenzio all’interno di un bunker, spesso non verrà nemmeno ricordato il nome.
È il 1943 quando Rosa Sauer viene reclutata dal Regime Nazista per assaggiare ogni giorno i gustosi pasti riservati a Hitler. Immaginate che ciò che state per consumare sia il vostro ultimo pasto. È ciò che Rosa è costretta a provare in qualità di “assaggiatrice” del Führer.
Convinto che i suoi avversari politici gli avvelenassero il cibo, Adolf Hitler, negli ultimi momenti della sua vita, si circonda di un gruppo di donne, scelte con il solo scopo di far loro assaggiare i piatti della sua tavola. Costretta suo malgrado a mangiare i pasti preparati per il Führer, rischiando giorno dopo giorno di essere avvelenata, Rosa racconta in prima persona questa sua orribile quotidianità, fatta di paure, rischi, tentennamenti, pianti e poche, effimere, gioie. Insieme alle sue compagne, affronta la violenza della storia, ringraziando ogni giorno di essere, nonostante tutto, ancora viva.
Rosella Postorino, nel suo romanzo Le assaggiatrici, decide di raccontare la fame di sopravvivenza di queste giovani donne, e soprattutto della protagonista (ispirata a Margot Wölk, l’ultima assaggiatrice di Hitler). L’autrice descrive con estrema chiarezza l’ansia che Rosa prova ogni giorno nell’afferrare la forchetta, cosciente del fatto che quello può essere il suo ultimo gesto. Senza alcuna possibilità di scelta: o assaggi il cibo rischiando di morire avvelenata, o muori per aver deciso di posare la forchetta.
Tommaso Murgia
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