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Libro incluso tra i dodici candidati al Premio Strega 2021
«Con L'anno che a Roma fu due volte Natale, Venturini porta a maturazione lo stile che aveva fatto la fortuna del suo esordio» - Nicola H. Cosentino, la Lettura
Villaggio Tognazzi, Torvaianica, sul litorale romano. Alfreda, un'accumulatrice seriale con i primi segni di demenza senile, ha reso il suo villino un tugurio invivibile, dove vive per inerzia tra insetti e cianfrusaglie. Sopra di lei abita il figlio Marco, un giovane fattone, profondamente insicuro, la cui unica occupazione è accudire la madre. Lo spettro di un'azione da parte dell'Ufficio d'igiene rende necessario svuotare in fretta la casa, pena lo sfratto. Alcuni sgangherati amici, assidui frequentatori del bar Vanda, si attivano per sgomberarla, ma la proprietaria si oppone. Da qualche tempo Alfreda soffre di disturbi del sonno durante i quali le appare Sandra Mondaini, che ha conosciuto ai tempi d'oro del Villaggio Tognazzi, quando era il ritrovo estivo del jet set culturale italiano. Alfreda, nei suoi deliri notturni, immagina di parlare con l'attrice, sofferente per la "separazione" dal marito Raimondo Vianello, che riposa a Roma mentre lei è sepolta a Milano. Anche Alfreda non si è mai ricongiunta al marito, scomparso in mare durante una pesca notturna e mai più ritrovato. Alfreda decide di mettere fine a quella "ingiustizia" e pone al figlio una condizione per lo sgombero del villino: trafugare la salma di Raimondo dal Verano e portarla al cimitero di Lambrate, da Sandra. Dopo le prime resistenze, Marco getta le basi del piano, aiutato da Carlo, un vecchio pescatore, e da Er Donna, il travestito più ambito della Pontina.
Proposto da Maria Pia Ammirati al Premio Strega 2021 con la seguente motivazione:
«Con il romanzo di Roberto Venturini L'anno che a Roma fu due volte Natale (SEM), ci troviamo di fronte a un dramma dall'inizio alla fine con al centro però la sorpresa di una grande scena dai rapidi lampi di comicità. Non un paradosso, ma una tecnica combinatoria che fa della narrazione di Venturini una vera e propria miscela di generi, dove la tragedia si combina al grottesco. Il tutto armonizzato dalla fitta trama di rimandi, citazioni, metafore e analogie strappate al caos della contemporaneità, e dalla rutilante società dell'immagine fatta di televisione, pubblicità, politica, star system. Sulla scena della periferia marittima romana si muove un mondo di perdenti, come nell'esplicita citazione di Amore Tossico di Caligari. I toni da favola nera, da storia surreale, non sviano mai dalla cocente tragedia della realtà che lo scrittore coglie a pieno. Roberto Venturini ha scritto un grande affresco della contemporaneità.»
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Ridondante, se togliamo i giri di parole (talvolta inutilmente “difficili”) e la prolissità delle descrizioni il libro si ridurrebbe ad una decina di pagine. Trama inconsistente. Ho faticato a finirlo perché spesso mi distraevo. Sconsiglio la lettura.
La storia prende una piega talmente assurda tramite la richiesta di Alfreda di spostare la bara di Raimondo Vianello da sfiorare la comicità. Alcune immagini sono effettivamente proprio divertenti. Il tutto però rimane immerso in un clima di nostalgia, rimpianto, assenza di prospettive per un futuro e un presente tradito dal passato. Un passato scintillante durato troppo poco, sia per la famiglia di Marco e Alfreda che per il quartiere di Torvaianica. In certi punti la narrazione si va a perdere nei ricordi passati e si "appesantisce" un po', ma è probabile che l'effetto sia stato creato apposta. Lo consiglio ma con l'avvertenza che se ne esce a cuor leggero.
La trama ci sta, come ha detto l'autore è un romanzo psico-pop quello che stona è il continuo ostentare le conoscenze televesive (essendo l'autore uno sceneggiatore capisco che gli venga naturale), intrufalando riferimenti ovunque spezzando i ritmo. Molto sgradevoli anche le particolareggiate descrizioni anatomiche. Quello che esce fuori dal libro, più che la descrizione di un realtà è il suo ego che tenta di emergere in tutti i modi, con riferimenti, citazioni, digressioni che con la storia non hanno nulla a che fare. Per questi motivi pur essendo un romanzo non lunghissimo è risultato molto pesante ed è stata un'impresa portarlo a termine. Una delusione abbastanza grande.
Recensioni
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