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Candidato al Premio Strega 2019
Poco importa che si tratti di catastrofi che riguardano tutti, ogni volta che sente parlare di ambiente l'autore comincia a sbadigliare, preso dalla noia. A molti succede così. Un giorno un collega gli regala un libro che parla di tale George Perkins Marsh, primo ambasciatore in Italia degli Stati Uniti, nominato da Abramo Lincoln. Fa le fotocopie, le mette via, solo dieci anni più tardi capisce di chi si tratta: è l'uomo che, nel secolo del progresso e dell'industria, prima ancora che esista la stessa parola ecologia, capisce cosa sta succedendo al mondo. Il primo che parla di cambiamenti climatici e di foreste da salvare. Ne nasce un viaggio dalle foreste del New England alle foreste del nostro Appennino, passando per i deserti dell'Africa. Ma soprattutto comincia un viaggio intorno a una persona dimenticata - pensare che dall'altro lato dell'Atlantico Marsh è considerato il padre di parchi come Yellowstone - che ci regala un nuovo sguardo sugli alberi, sulle montagne, sulla stessa nostra civiltà. Non c'è più noia, con questo personaggio stravagante, che frequenta a malincuore la corte dei Savoia, ma si appassiona alle saghe di Islanda e coltiva l'idea di portare i cammelli nelle praterie degli Stati Uniti. E chi è che parla, alla fine? L'autore o l'ambasciatore delle foreste?
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Un libro molto profondo che fa riflettere sul nostro mondo dove dell’industria che rovina l’ambiente lo fa ormai da anni e le proteste di chi lotta per impedirlo non viene ascoltata. Mi è piaciuto molto sopratutto dopo che sono entrati nel vivo della narrazione, inizialmente era un pò noioso ma. Mi sono immedesimato molto nel protagonista e il finale mi ha sorpreso molto.
Romanzo ambientato nell’Ottocento, ma molto attuale per le tematiche affrontate che riguardano anche l’uomo contemporaneo. In un epoca in cui il Pianeta sta per essere annientato dagli esseri umani con le loro stesse mani, Paolo Ciampi narra la storia del primo ecologista in senso moderno, George Perkins Marsh, assai conosciuto negli Stati Uniti, ma di meno nel nostro Paese, e ci racconta la storia di un personaggio del XIX così lungimirante, il suo viaggio in vari luoghi della Terra, dalle foreste del New England a quelle dell’Appennino, dal deserto dell’Africa, ai ghiacciai dell’Islanda, alla ricerca interiore di se stesso, facendo riscoprire l’importanza degli alberi per la vita e il rapporto, perduto, dell’uomo con la natura da cui si è alienato. Molto bello, scrittura coinvolgente e ricca di sensibilità!
"L'ambasciatore delle foreste" è una lettura appassionante, avvincente e coinvolgente, consigliatissima a chi ha a cuore le questioni ambientali, ama la natura, viaggiare, esplorare e conoscere. L'autore attraverso il personaggio storico di George Perkins Marsh, primo ambasciatore in Italia degli Stati Uniti che aveva compreso, anticipando i tempi, quali cambiamenti climatici stavano avvenendo nel mondo, trasporta il lettore in un viaggio attraverso foreste e montagne, dal New England all'Appennino, alla scoperta della storia dell'ambasciatore, di se stesso, e dell'importanza del rispetto per gli alberi, la natura, e quindi per la vita.
Recensioni
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Cosa significa scrivere una biografia? Raccontare la vita di qualcuno, analizzarne i successi, le rivelazioni, date, nomi, luoghi, viaggi. Significa probabilmente azzerare il proprio punto di vista e lasciare scorrere la storia. Paolo Ciampi, con L’ambasciatore delle foreste (160 pagine, 14 euro) pubblicato da Arkadia, compie un percorso diverso, quasi opposto: elimina totalmente il confine tra sé e l’altro (George Perkins Marsh), abolisce la distanza tra scrittore e soggetto della biografia, per tracciare un racconto che vira al soggettivo. Ci sono fatti reali, date specifiche, nomi e luoghi che George ha percorso davvero. Ma tra le pieghe della narrazione, quella della vita di George, si insinua quella dell’autore, le sue paure, i suoi dubbi, il suo incespicare e ritrovarsi lungo tragitti inaspettati.
All’ambientazione ottocentesca di George Perkins Marsh, si alterna piacevolmente un rimando all’oggi, al qui ed ora del suo autore: mentre scrive e perlustra la tastiera, il giornalista indaga il foglio bianco in certa di un input, una parola, un incipit. C’è qualcosa di straordinario nel percorrere due vie parallele, due vite che seppur distanti nello spazio ma soprattutto nel tempo, si incontrano in un libro per fondersi in un’unica storia, quella di Paolo Ciampi e George Perkins Marsh. La si può definire una vita piena, quella di George. Quante esperienze, quante sofferenze e incontri, quanto sapere e numerosi interessi. Lo sa bene l’autore del libro che per recuperarne la sua storia ha chiamato in aiuto altri autori, altre storie, solo per trovare l’appiglio giusto e poter scrivere con coscienza oltre che sapienza.
Chi era George Perkins Marsh? Primo ambasciatore in Italia degli Stati Uniti, nominato da Lincoln, vive nell’era di Garibaldi, nel secolo delle città e delle industrie, dell’ottimismo e del progresso. Nell’era in cui nulla faceva presagire il disastro ambientale che si vive oggi, George era un visionario, un profeta. E tutto nasce dalla sua curiosità, dal suo domandarsi quali cambiamenti l’uomo produrrà sulla natura: invocava prudenza quando ancora non c’erano motivi per dubitare.
«Non la natura che fa l’uomo, come si è sempre ritenuto, ma l’uomo che fa la natura. Fino a distruggerla, distruggendo anche se stesso». Non sono premeditati molti dei disastri di cui siamo responsabili – scrive Ciampi, riportando i pensieri di George – ma ciò ci rende meno responsabili?
Una voce che ci richiama alla precarietà del pianeta, che invita a mettere un freno a quello che ai suoi tempi non è ancora accaduto ma che accadrà presto, in un futuro (quello di George) che noi chiamiamo oggi.
«Cosa succede dove prima c’era la foresta e ora non c’è più? Come cambiano temperatura, umidità, precipitazioni? Che fine fanno le sorgenti?». Un uomo che si interessava di lingue dimenticate e grammatiche, un americano che si trasferisce in Italia e percorre le stesse strade fiorentine dell’autore, ad un certo punto inizia ad occuparsi di alberi. Da voce solitaria e isolata, il suo libro Man and Nature diventa simbolo di una presa di coscienza collettiva che si irradia fino a Paolo Ciampi: se prima i discorsi sulla natura lo annoiavano, adesso pensa a quanto ci sia di potente nel gesto di chi pianta un albero. Chi pianta gli alberi, riflette, non può che essere una bella persona. Di ciò che fa, scrive Ciampi, ne beneficerà la generazione successiva, «per questo piantare alberi è gesto che più di tutti contiene il tesoro del futuro (…), perché in questo modo restituisce senso al nostro passaggio sulla terra». La preoccupazione di George, sulla “capacità” di distruzione dell’uomo sulla natura, diventa una riflessione sull’oggi, in un tempo in si è costruito troppo, in cui la società cambia troppo velocemente anche la natura e in cui le sue armonie vengono violentemente turbate.
In un gioco di identità, che testimonia l’enorme attenzione e passione che attraversa le pagine de L’ambasciatore delle foreste, candidato al premio Strega ma escluso dalla lista dei primi dodici, Paolo Ciampi si ritrova coinvolto, quasi percorso da un nuovo senso di responsabilità che, possibilmente, spera di lasciare in eredità al lettore: giusto per raccomandare di non dimenticare mai di cercare risposte nella terra, negli alberi e nelle foreste, tanto a cuore a George, e di domandarsi cosa possiamo fare noi per la natura, per le montagne e i boschi, «luoghi dell’anima da cui ripartire».
Recensione di Verdiana Parasporo
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