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Alle soglie della Grande Guerra, il giovane Enrico, grecista e filosofo, s'imbarca per il Sudamerica e va a fare il gaucho in Patagonia, dove sparisce nell'anonimato e nella solitudine. Abbandona la sua Gorizia ancora asburgica, con il suo mosaico di culture diverse, e tra la fuga e il ritorno, fra la caduta dell'impero e le tragedie della seconda guerra mondiale e del comunismo, tra i grandi spazi d'oltreoceano e il caparbio ritiro immobile su uno scoglio dell'Adriatico, la sua esistenza si consuma interiormente in un'ansia di perfezione che la conduce al nulla, si brucia per troppa luce e si chiude in un acre e nostalgico diniego. Magris racconta la storia di un amore per la vita che approda all'impossibilità di vivere, una parabola che si richiama all'odissea di altri grandi fuggiaschi della letteratura e della cultura moderna. Pesante e noioso. Un linguaggio impeccabile senza dubbio ma 79 pagine lette in un tempo smisurato ed esagerato, così poche pagine si leggono in due orette ma per questo libro ci ho impiegato giorni e ogni cinque o dieci pagine, per esagerare, dovevo fermarmi almeno qualche minuto altrimenti mi sarei addormentata. Mi sono obbligata a finirlo, ma se non fosse stato così corto lo avrei abbandonato per non riprenderlo mai più. La trama aveva catturato la mia attenzione e pensavo che mi sarebbe piaciuto talmente tanto che mi sarebbe dispiaciuto, e non poco, che fosse stato così corto ma a fine lettura posso solo dire "Oh mio Dio!! Menomale che è finito." Una lettura davvero deludente.
Il libro è scritto bene, ma, gira e rigira, è il solito rimpianto della Felix Austria, dell'Impero Austro-Ungarico, su cui del resto Magris ha scritto un libro. Un rimpianto più sentito di quello che si crede: mi è capitato di insegnare a Cles (Trento) e pranzavo la domenica al ristorante sotto un enorme ritratto di Francesco Giuseppe. Magris è nato a Trieste: so che qualche anno fa si è presentata alle elezioni una lista capeggiata da un mio omonimo che chiedeva l'indipendenza di Trieste. Tornando al libro, che è un esempio di bello stile, andrebbe letto insieme ai libri di Roth.
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