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Già al centro del fortunato romanzo La guerra del basilico di Nico Orengo che ne aveva storpiato il nome in "Caulerpia Taxifolia" - destando la reazione degli ambientalisti, ma anticipando quello che sarebbe diventato un problema scientifico -, questa volta l'alga "assassina" è oggetto di una seria e accurata analisi che ne ricostruisce il progressivo diffondersi nelle acque mediterranee. Aiutata in ciò non solo dalla sua adattabilità, ma anche dal progressivo riscaldarsi del nostro mare, che proprio per questo si sta affollando di molte specie un tempo non presenti e provenienti dal Mar Rosso o dall'Atlantico. Sfuggita al Museo oceanografico di Monaco a partire dal 1988, la Caulerpa si è facilmente acclimatata, a tal punto da rappresentare una potenziale catastrofe ecologica. Il libro, scritto dal primo ricercatore preoccupato delle conseguenze della diffusione dell'alga killer nel Mediterraneo (attualmente occupa un'estensione di oltre 12.000 ettari), racconta lo sviluppo incredibile di questa vicenda, da cui emergono le responsabilità di un mondo scientifico impegnato soprattutto a difendere se stesso e di uno amministrativo indifferente a un allarme che non colpisce direttamente le persone. Anche se l'argomento è tutt'altro che consolidato nelle sue conclusioni e alcune delle principali responsabilità ascritte alla Caulerpa (competizione con la Posidonia, tossicità dei metaboliti nella catena alimentare, rischio per la biodiversità) sono in discussione, il saggio ha il pregio di far emergere due argomenti di carattere generale: da un lato la "globalizzazione" del mondo naturale, con la diffusione generalizzata (voluta o inconscia) degli organismi a seguito degli aumentati traffici internazionali; dall'altro l'attualità del dibattito sulle responsabilità della scienza, davanti a un futuro nel quale eventuali "fughe" di materiale biologico, magari geneticamente modificato, potrebbero riservare sorprese ben più spiacevoli.
Walter Giuliano
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