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In effetti devo dire che la prima parte del libro è senz'altro la migliore, penso che il Prof. non abbia seguito la "moda" delle autobiografie, ma fornisce al lettore uno spaccato dell proprio percorso di vita che mi sembra utile per delle successive riflessioni personali'E la prima volta che leggo Andreoli, ma sono soddisfatto del libro acquistato,inoltre per la lettura di facile scorrimento e godibile.
Mi accodo all'egregia recensione qui sopra . Non ho molto altro da dire se non che altri due punti . Il primo è che il prof. Andreoli sembra confondere la salute pura del corpo con l'estetica vera e proprio . Mi spiego meglio : un conto è una donna massacrata dal trucco con i tacchi alti 20 centimetri e magari un ernia al disco , e una donna che non ha tutto ciò ed ha una schiena sana data da una continua cura del suo corpo con corsi di ginnastica , magari posturale ecc . L'autore invece vorrebbe (c'è scritto sul suo libro e non è una mia interpretazione) essere gobbo storto e puzzare . Ma perchè mai mi chiedo io ?? Puoi non truccarti puoi non tingerti ma ci sono delle parti del corpo che DEVONO essere curate . In secondo luogo c'è il discorso sui giovani , i vecchi e i computer . Definiti , quest'ultimo come i diavoli del nuovo moderno (?!) . Raccontando un annedoto di quando dei ragazzi prendevano in giro un povero (?!) vecchio davanti a un pc poichè quest'ultimo incapace d 'usarlo . Come se tutti i ragazzi con le persone anziane fossero cosi ..ma per piacere ...l'unica parte che mi è un po piaciuta in sostanza è la prima . Scorre abbastanza velocemente e fa un quadro di com'era la situazione dell'uomo tanti anni fa ..
Questo è il primo libro che leggo del prof.Andreoli. Dal titolo e dalla sinossi sul retro credevo di trovarvi riflessioni sulla difficoltà per l'uomo moderno di vivere il significato profondo della sua esistenza,di instaurare relazioni; riflessioni sui dissidi che possono nascere all'interno di microsocietà come la famiglia. Niente di tutto questo. Innanzitutto la prima parte è un'autobiografia (va molto di moda, in questi tempi).La seconda parte è quella che mi ha irritato maggiormente. Un vero e proprio trattato di anatomia umana, che parte dai capelli ed arriva al profondo sud (zona corporale che desta particolare interesse per l'autore). Questa sezione del libro mi è parsa un pretesto per riflessioni morbose, al limite del cochon, a tratti di una grevità insopportabile. Che senso ha soffermarsi su parti anatomiche della persona? Tralascio asserzioni opinabili, arbitrarie, analogie che non stanno né in cielo né in terra, deliranti (leggete le pg. 130-131 dedicate a "il collo"!)che vogliono essere talvolta poetiche, talvolta ironiche e non riescono ad esserlo né in un caso né nell'altro. Sembra voler rifarsi al surrealismo, al nonsense, al paradosso, ma non ha la capacità di condurre la prosa che finisce in un sacco di dabbenaggini. "L'uomo di superficie" appare una creazione astratta, artefatta del prof. Andreoli, avulsa da qualsiasi contesto esperienziale umano. Sembra quasi che l'uomo profondo debba per forza tenersi il mal di denti, puzzare,esibire tutto quello che il consorzio umano ormai nega e trova ripugnante da secoli (ricordo al Professore che siamo nel 2012, non nel paleolitico). Tralascio le osservazioni sul lessico, che presenta ripetizioni fino alla nausea. Mi dispiace, prof. Andreoli, ma se si considera "uomo del profondo", mi sembra abbia analizzato l'essere umano con tanta leggerezza da poter essere considerato Lei "uomo di superficie".Le ricordo che perdere un occhio, i denti, un arto, sono MENOMAZIONI Professore. Non insulti alla bellezza.
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