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"Tutto a posto e niente in ordine. Vita di una regista di buonumore", scritta da Lina Wertmuller, è un'autobiografia ricca di verve e ironia, come i tanti film che questa popolarissima regista ha diretto. Opere che Lina definisce grottesche e non commedie. La regista sembra avere ereditato dal padre il carattere ribelle, dimostrato sin dall'infanzia allorquando alla scuola elementare , costretta all'ubbidienza da regole che si uniformavano a quelle dell'educazione - costruzione dei giovani balilla, le scappa un bisogno corporale , alla presenza di una severissima sorvegliante e di un'altrettanto severa maestra. L'ingresso nel mondo del cinema è graduale: prima solo assistente , quindi regista con un film , I Basilischi, costato pochissimo e interpretato anche da parenti e amici, come la fedelissima Flora Carabella. Ma la Wertmuller è un'antesignana anche degli sceneggiati televisivi, come quel Gianburrasca destinato alla tv dei ragazzi. Esso fu un tale il successo da essere poi trasmesso al sabato sera, come i grandi show stile Studio Uno. Dopo le regie di due musicarelli con Rita Pavone e un western di serie B con Elsa Martinelli, firmate con pseudonimi, il successo con le pellicole interpretate dal suo attore preferito, Giancarlo Giannini. I viaggi negli Usa, le candidature agli Oscar, lo sbeffeggiare il sistema hollywoodiano. L'amicizia con Zeffirelli e con Sophia Loren, da lei reinventata completamente come attrice col film Fatto di sangue. Per la Wertmuller , la vita è cinema e il cinema è vita. L'unica eccezione in questa sua totale immersione nella celluloide , il matrimonio con lo scenografo Enrico Job. Un ménage assolutamente unico, simbiotico e artisticamente straordinario. Negli anni Ottanta e Novanta assistiamo a una discesa artistica di Lina Wertmuller. Cupio dissolvi che lei non ammette, originato da un certo narcisistico compiacimento.
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