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«Una storia originalissima che fa riflettere su cosa dia valore alla vita» - The Indipendent
«Un romanzo interessante e immaginifico, che ci pone una domanda universale: cosa significa davvero essere vivi?» - Library Journal
«Heng intreccia con maestria una trama sconvolgente, un'ambientazione credibile e personaggi memorabili» - Kirkus Reviews
Lea ha cento anni e ne dimostra meno di quaranta, grazie agli straordinari progressi della medicina, che permettono ad alcune persone – selezionate alla nascita – di triplicare la durata della vita. Tutto quello che devono fare è attenersi scrupolosamente alle regole del benessere. Lea non mangia cibi grassi, non beve alcolici, non ascolta musica deprimente, non si allena né troppo intensamente né troppo poco. È la candidata ideale per accedere a una nuova fase sperimentale di cure, destinata a prolungare l'esistenza all'infinito. Un giorno, però, tornando dal lavoro, Lea vede suo padre dall'altra parte della strada, un padre con cui non ha rapporti da ottantotto anni. Per raggiungerlo, si lancia in mezzo al traffico e per poco non viene investita. Quel semplice gesto è la sua rovina: come può essere degna dell'immortalità una persona che agisce in modo tanto sconsiderato? In un attimo, il suo nome viene depennato dalla lista dei prescelti e lei è costretta a frequentare un gruppo di sostegno. Ed è qui che entra in contatto con alcuni membri del Suicide Club, un gruppo di ribelli che si batte per poter scegliere come e quando morire. E suo padre è uno di loro. Dapprima sconcertata, a poco a poco Lea si rende conto che questi uomini e queste donne – che mangiano quello che vogliono, vanno a concerti clandestini, praticano sport estremi – hanno accumulato più esperienze in un anno di quante non ne abbia provate lei in una vita intera. D'un tratto, la prospettiva di vivere un'eternità di rinunce non è più così allettante. Ma ben presto si renderà conto che tutto ha un prezzo, e quello per la libertà potrebbe essere troppo alto…Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
3,5⭐ Libro con una serie di argomenti pesantissimi, lo scenario di un futuro per molti versi raccapricciante, ben scritto ma fisicamente difficile da finire. Alcune scene sono di una crudezza che raramente ho trovato nella mia vita di lettrice e che, pur avendo uno stomaco di ferro, mi hanno costretta a mettere giù il libro. Ho apprezzato molto il fatto che l'argomento centrale fosse una riflessione profonda su cosa voglia dire Vivere con la V maiuscola e che la narrazione non sia mai stata banale. È un libro che consiglierei di leggere a chi ama filosofeggiare sul senso della vita e che non abbia paura di essere scottato da certi pensieri non del tutto leggeri.
Suicide club è un distopico che tocca il tema dell'immortalità, quel desiderio che tutti noi abbiamo sfiorato almeno una volta, e per il quale a volte non riflettiamo abbastanza su tutte le implicazioni. Quello creato da Rachel Heng è un mondo in un certo senso molto inquietante, in cui traspare la freddezza e l'asetticità presente nelle vite praticamente tutte uguali degli aspiranti immortali. Si parla anche di disuguaglianza, perché chi può accedere a questa vita è solo colui che ha le caratteristiche giuste alla nascita mentre tutti gli altri sono destinati a una vita normale, invecchiando mentre assistono all'immobilità dei tratti nelle persone che amano, morendo quando i loro affetti sono ancora in vita. Suicide Club è ambientato in un futuro in cui la scienza ha fatto passi avanti incredibili, ma che ha lasciato indietro molta di quell'umanità che dovrebbe caratterizzarci. Rachel Heng narra la storia attraverso la terza persona e alternando i punti di vista tra le due protagoniste, in modo da poterne seguire i ragionamenti e le situazioni che le hanno portate a scelte di vita diversi. In questo modo noi lettori ci costruiamo un'opinione via via che la lettura procede. Nonostante l'ambientazione distopica certi argomenti che vengono affrontati sono certamente attuali, primo fra tutti quello della possibilità di scegliere quando e come morire. Ho certamente preferito Anja a Lea, una protagonista che sembra avere un lato umano più presente, mentre Lea rappresenta bene quella freddezza del mondo in cui vive. Suicide Club è un libro originale e particolare, scorrevole e che intrattiene, ma allo stesso tempo regala spunti di riflessione che sedimentano piano piano nel lettore. Io credo che l'immortalità abbia molti effetti negativi, certo è che continua ad affascinarmi...e voi scegliereste la vita eterna, nonostante tutto?
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