L'affresco generale del rapporto tra l'uomo e la sua millenaria storia evolutiva si arricchisce di un nuovo importante tassello. Questa volta il protagonista è uno dei più affascinanti e misteriosi tratti distintivi di Homo sapiens: perché crediamo, e siamo convinti che possa esistere un'"intelligenza superiore" che governa e indirizza le nostre vite? Perché tendiamo con facilità a credere nel sovrannaturale, nelle religioni, nella telecinesi, negli angeli, nella fortuna (o nella sfortuna) e nel destino? La risposta, per il biologo ed ex credente Lewis Wolpert, risiede nella nostra particolarissima evoluzione di specie animale, precisamente nello sviluppo dei concetti di causa ed effetto, e nel modo in cui la nostra mente è stata "geneticamente programmata". Quando hanno sviluppato la capacità di costruire strumenti e oggetti appositamente creati per ottenere uno scopo (accendere un fuoco, macinare i semi per mangiarli o cacciare gli animali), i nostri antenati hanno scoperto nel tempo di poter estendere tale tratto, unico nel regno animale, a sfide intellettuali sempre più complesse e insidiose, fino alla nascita delle religioni. La tesi di Wolpert è che una conseguenza dell'evoluzione del cervello umano è stata quella di diventare un vero e proprio "generatore di credenze", un meccanismo utile ed essenziale per la sopravvivenza della specie. )
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