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recensione di Bosi, L., L'Indice 1995, n. 6
"La patata educa?" Santoni Rugiu intitola così, in maniera evidentemente provocatoria, uno dei paragrafi della sua nuova storia dell'educazione. La risposta dipende da cosa si intende per educazione. Se si intende l'attività ben definibile e identificabile della scuola e delle altre istituzioni appositamente delegate all'istruzione, il problema non si pone neppure. Se si intende, invece, l'insieme delle esperienze vissute "24 ore su 24 (... non escluso nemmeno il sonno)" che in modo complesso e imprevedibile contribuiscono a formare le nostre mentalità e le nostre abitudini, allora anche l'alimentazione, e con essa il "problema patata", devono entrare di diritto in una storia dell'educazione, accanto naturalmente a un numero inesauribile di altri fattori: la sessualità, i mezzi di comunicazione, la parrocchia, la fabbrica, lo sport, il medico di campagna, l'ostetrica, la guerra, la musica, ecc.
A partire da questo allargamento dell'indagine, l'autore ripercorre la storia europea degli ultimi cinque secoli col proposito di restituire tutta la loro importanza, che è poi la maggiore, anche ai modi informali e spesso inconsapevoli nei quali si sono svolti e si svolgono i processi educativi che più interessano l'uomo.
Avere disposto questa vastissima materia, non in un ordine storico lineare, ma in "scenari", su ciascuno dei quali viene rappresentata la stessa vicenda, ripercorsa ogni volta da un punto di vista diverso, è un altro motivo di sicuro interesse dell'opera. "Scenari" al plurale, perché se "il processo educativo è il risultato fluido di tutta l'esperienza di vita" l'indagine mira, più che a dimostrare tesi unificanti e conclusive, più che a uno "scenario" unico cioè, a mostrare l'irriducibile complessità, la ricchezza degli aspetti e delle possibili combinazioni che ne possono spiegare la vicenda. "Scenari", anche, nel senso che lo stile dell'esposizione assomiglia più a una narrazione novecentesca che ottocentesca, segue cioè la fluidità dell'oggetto che ha davanti, procedendo per flash, accostamenti inconsueti, "collegamenti a volo d'uccello", secondo un modo ellittico e a volte spiraliforme, che tiene sempre attenta la mente del lettore e riesce a coinvolgerla in un salutare esercizio dì razionalità aperta.
Antonio Santoni Rugiu, nato La Sassari nel 1921, ha insegnato storia dell'educazione nell'Università di Firenze e diretto dal 1965 al 1975 la rivista "Scuola e città". Nel mestiere di pedagogista, e nel dibattito per il rinnovamento educativo, ha convogliato interessi multipli, passando dalla dimensione estetica a quella storica, e dal teatro (una vocazione di gioventù) all'esperienza sindacale e politica nel Psi di Lombardi e di Tristano Codignola. Poco incline agli specialismi settoriali, Santoni Rugiu ama presentarsi tuttora nella figura del "dilettante", uno che è vissuto con passione e impegno perché così gli piaceva. Fra i molti suoi libri (una quindicina di titoli) ricordiamo "Il Professore nella scuola italiana. Dal 1700 alle soglie del 2000" (La Nuova Italia, 1959; poi 1975, 1981) e "Storia sociale dell'educazione" (Principato, 1979; poi 1987). E le memorie recenti "Chi non sa insegna" (Lacaita, 1994).
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