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Anno edizione: 2007
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Per la serie "poveri noi mortali di fronte all'ignoto", questo libro è talmente originale che non c'è nulla da temere se all'inizio non ci si raccapezza nulla. E' vero, lo stile non è impeccabile; trasuda evidente la tensione che anima lo scrittore, ovvero la storia, già interamente concepita nella mente dello scrittore, non lo stile. Ma a tal proposito c'è da applaudire, non da ritrarsi; mi vengono in mente almeno 10 romanzi, tutti grandi classici inopinabili ("La fine dell'Eternità" di Isaac Asimov, ad esempio) aventi gli stessi difetti stilistici presenti in Campbell. Lo stile è fresco e vibrante, seppure richiede un po' di pazienza da parte del lettore, all'inizio, che si ritrova suo malgrado a dover prendere confidenza con molti nuovi personaggi "apparentemente" sconnessi tra loro. Il metodo narrativo è incalzante; colpi di scena continui sostituiscono presto lo smarrimento iniziale. Ci si ritrova "catapultati" in una storia già in corso, senza bussola, coerentemente con quello stile da "Sunday Movie Matinee" che tanto amerebbe George Lucas. Ed il punto è proprio questo: la narrativa è cinematografica, scarna, trattando l'"incauto" lettore come un non vedente a cui descrivono passo passo un film in proiezione, lasciando alla fantasia personale e a pochi e insufficienti aggettivi l'arduo compito di costruire un plastico mentale delle scenografie. la prospettiva è ben oltre lo zero; noi non sappiamo nulla se non ciò che osserviamo attraverso gli occhi dei protagonisti, anch'essi travolti dagli eventi, protagonisti che, ruotando di continuo, individualmente ne sanno sempre meno di noi, ignari del quadro generale, confusi, smarriti, nella storia come nei loro personali limiti caratteriali...in una parola, reali. Per me un libro fantastico, fresco, nuovo, moderno. Se poi leggete il sequel... Qualcuno chiami Gianni Canova!
Per me questo libro è decisamente originale e provvederò a leggere il seguito al più presto. All'inizio è un po' scocciante e le pagine scorrono a fatica perchè parla di nuovi presonaggi in continuazione e non si riesce a trovare i legami con quelli già conosciuti in precedenza. Credo però che l'autore abbia fatto un attimo lavoro nel saper intrecciare tutte le storie dei singoli personaggi per farli ritrovare alla fine tutti "piccole pedine" di un piano più grande e conosciuto in tutti i dettagli solo dallo scrittore e dal lettore, perchè alla fine mai nessun personaggio conosce tutti gli avvenimenti, ma ognuno porta avanti i propri obiettivi imperterrito. Questo permette allo scrittore di catturare l'attenzione del lettore in modo considerevole. concordo però con un commento precedente: mi aspettavo, come dalla piccola "premessa" sulla copertina, un ruolo maggiore di Dill, che dovrebbe essere il protagonista, e che invece è uno dei personaggi che agisce di meno. Non riesco a capire se l'intenzione dello scrittore sia stata di non far spiccare un personaggio piuttosto che un altro, ma Dill è proprio inetto. Per quanto riguarda la copertina, infine, credo che invece sia più giusta di quanto si possa credere: non si decide la copertina in base a quanto si è famosi, a parer mio. E poi, il soggetto scelto, aiuta a farsi un'idea del paesaggio che lo scrittore cerca di rendere con descrizioni lunghe(forse un po' troppo), ma che nonostante ciò è difficile da immaginare per il lettore, perchè abbastanza colpesso.
Non è un libro per tutti, ma è un libro che da ua boccata di ossigeno a un genere che salvo rare eccezioni è pregno di banalità. Lo stile è crudo ma ricercato e sebbene alcune descrizioni possano risultare prolisse, regalano molto all'atmosfera decadente di Deepgate, vero punto di forza dell'opera. Tiene bene sopratutto all'inizio, quando viene accordato il giusto tempo agli avvenimenti, mentre sul finale sembra inserire piu' avvenimenti di quanti ha abituato in precedenza, pur mantenendo un discreto livello qualitativo nella narrazione. Voto 4/5.
Recensioni
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