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Questa storia mi ha cambiato la vita. La memoria della Resistenza e le giovani generazioni
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Questa storia mi ha cambiato la vita. La memoria della Resistenza e le giovani generazioni - Giuseppe Deiana - copertina

Descrizione


Un gruppo di giovani ha cercato di colmare il proprio "vuoto di memoria" ripercorrendo le strade delle lapidi di un quartiere e di una zona della loro città, capitale della Resistenza, per dare un'identità ai nomi dei caduti cercandola nei limitati documenti e nei pochi testimoni ancora viventi, al fine di ricostruire corpose e significative biografie partigiane. Si è trattato di cercare di comprendere lo spessore della moralità espressa dagli uomini e dalle donne della Resistenza, che oggi risulta essere la risorsa più preziosa per reagire al degrado civile. I giovani coinvolti nel lavoro sono stati segnati in profondità e sono usciti positivamente "sconvolti" da quell'esperienza di ricerca storica sulla memoria collettiva. A settant'anni dai fatti, con oltre l'80% degli italiani nati dopo la "guerra civile", si impone sempre più fortemente il problema di come far rivivere nei giovani la memoria della lotta di Liberazione. Il libro propone un modello di mediazione culturale per trovare una soluzione credibile e praticabile alla questione del futuro della memoria rapportata in particolare alla grande storia della Resistenza.
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Dettagli

2013
18 giugno 2013
231 p., Brossura
9788840016429

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Luciano Aguzzi
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G. Deiana è un docente di liceo e uno studioso che si è soprattutto occupato di insegnamento e didattica della storia nei licei, anche in relazione alle problematiche pedagogiche e, in particolare, alla formazione civica dei giovani. In questi versanti disciplinari è apprezzato autore di oltre quindici volumi. Nell'ambito del suo liceo ha creato un «Laboratorio di storia» e guidato decine di classi di studenti alla ricerca sul campo, a operare da «piccoli storici» - come egli stesso li definisce - con strumenti e metodologia adattati alla giovane età degli allievi ma mirando a dare contributi di conoscenza autentici e inediti, per quanto limitati. Anche in questo nuovo volume Deiana sviluppa il suo contributo in tre direzioni complementari: in quella pedagogica e di didattica della storia, in quella della narrazione storica della Resistenza valorizzandone ed enucleandone i temi e i valori che rientrano nel programma di formazione civica proposto ai giovani, e infine in quella dell'esemplificazione di ricerca storica sul campo, realizzata guidando i suoi studenti. La ricerca effettuata riguarda la storia della Resistenza nella Zona 5 di Milano, dove si trova il liceo scientifico «Salvador Allende» in cui Deiana ha svolto le sue esperienze (zona semicentrale e periferica, con circa 135mila abitanti). Ne è nata una monografia di microstoria e storia locale (che comprende quattro capitoli), con notizie biografiche, quasi sempre inedite, di partigiani della zona, sia morti, sia ancora viventi e intervistati dagli studenti. Si tratta di una ricerca che porta alla luce frammenti di storia e che riesce a dare un qualche spessore biografico, per quanto minimo, ad alcune decine di nomi. Qui sta il nocciolo dell'effettivo contributo dato dal suo libro alla conoscenza della storia della Zona 5. È un libro utile a tutti e un esempio di ricerca storica a dimensione didattica che può essere ripreso e «duplicato» dai docenti di storia e dagli studenti di altre scuole.

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  Tra le questioni più dibattute, nell'ambito della riflessione sulla didattica della storia degli ultimi decenni, due forse sono state le più rilevanti. La prima riguarda i contenuti dell'insegnamento della storia nelle scuole italiane, con particolare riguardo al peso da dare al passato prossimo, cioè al Novecento. Questione di non poco conto, che se ne porta dietro molte altre, non meno rilevanti e problematiche. Per esempio: quale dimensione geografica (locale, nazionale, europea o mondiale) va privilegiata nella trattazione della storia del XX secolo? O ancora: in che misura la scelta delle rilevanze della storia novecentesca deve avere a che fare con l'uso pubblico della storia? La seconda questione concerne la dimensione metodologica e tocca l'annoso problema della "didattica attiva". L'insegnamento della storia deve avere un carattere prevalentemente narrativo, oppure deve presentare anche una dimensione analitica, che l'avvicini maggiormente alle discipline scientifiche? Nell'uno e nell'altro caso, quale deve essere il ruolo dello studente? Deve essere un semplice ripetitore delle lezioni dell'insegnante o è ipotizzabile una qualche forma di attività laboratoriale in cui possano essere simulate, o addirittura realizzate, ricerche storiche? Entrambe le questioni sono al centro del libro di Giuseppe Deiana. L'autore, fino a pochi anni fa docente di storia e filosofia in un liceo della periferia sud di Milano, riporta i risultati del lavoro svolto con i suoi studenti sulla Resistenza nel corso degli anni novanta e Duemila. La scelta di questo tema, come oggetto di uno specifico approfondimento, viene ampiamente motivata dall'autore sulla base di argomentazioni storiografiche ed etico-politiche: la Resistenza fu uno dei passaggi decisivi per la trasformazione in senso democratico dell'Italia e costituisce un riferimento irrinunciabile della nostra Costituzione. Di particolare interesse sono le scelte metodologiche adottate: non solo le lezioni frontali e le letture di approfondimento, ma anche la ricerca sul campo. Deiana, nell'ambito del dilemma metodologico di cui si diceva, opta con convinzione per la concezione laboratoriale della didattica della storia. Di qui anche una seconda importante scelta: muovere dalla storia locale. Le ricerche portate avanti dall'autore con i suoi studenti si sono soffermate sulla storia del movimento resistenziale nella zona di Milano dove è collocato il liceo, il quartiere Stadera, più noto tra i suoi abitanti come "la Baia del re". Mediante la realizzazione di interviste a ex partigiani e l'esplorazione del territorio alla ricerca dei resti della stagione resistenziale, come lapidi e monumenti, gli studenti hanno potuto ricostruire i momenti salienti della storia della lotta partigiana nella zona sud di Milano. In questo modo, come sottolinea l'autore, essi non solo hanno ampliato le proprie conoscenze, ma hanno anche fatto esperienza di alcuni metodi di ricerca storiografica e, soprattutto, sviluppato una maggiore consapevolezza del legame complesso esistente tra la grande storia che si studia sui libri e la vita quotidiana. Il libro propone, oltre ai risultati del lavoro di ricerca degli studenti, anche diverse riflessioni sull'insegnamento della storia della Resistenza. Vengono invece poco approfonditi i dettagli dell'attività laboratoriale, e questo è un peccato; un maggiore spazio dedicato alla ricostruzione del processo didattico avrebbe potuto costituire un motivo in più di interesse per i docenti che volessero realizzare nelle proprie classi un'attività analoga. Ciò non toglie che il libro di Deiana sia una preziosa testimonianza: ci mostra infatti come sia possibile studiare storia nelle scuole superiori in modo serio e a un tempo coinvolgente, favorendo negli studenti lo sviluppo di un'attitudine alla lettura approfondita della realtà e focalizzando la loro attenzione sui nessi esistenti tra il presente e il passato, con tutte le conseguenze, non solo cognitive, ma anche affettivo-relazionali, a cui un processo di queste genere può dar vita. Detto altrimenti: se crediamo veramente che l'insegnamento della storia, come spesso si dice, debba avere un ruolo decisivo nella formazione di cittadini critici e consapevoli, è a progetti come quello descritto in questo libro che bisogna fare riferimento.   Giorgio Giovannetti  

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