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Anno edizione: 2011
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Film a dir poco geniale: sembra una commedia grottesca, ma in realtà è una ferocissima satira politica che prende di mira il malcostume, il qualunquismo e l’ipocrisia tipiche dell’Italia. Ridere per stigmatizzare ciò che è sbagliato e per riflettere: in fondo è questa la ricetta originale della satira di tutti i tempi, fin dalle sue antichissime origini. Albanese, poi, è a dir poco eccezionale in questo ruolo.
Il personaggio creato da Antonio Albanese, balza dal piccolo al grande schermo; vale a dire dalla misura spazio-temporale dello sketch al lungometraggio di narrazione sotto la guida, e la responsabilità, di Giulio Manfredonia e atterra in piedi. Qualunquemente si posiziona molto bene rispetto alle aspettative dei "gufi": non annoia, non divaga, non infarcisce la sceneggiatura di corpi estranei, buoni per una gag in più ma in fondo accessori. Non fa ridere eccessivamente, e questo può apparentemente rappresentare un problema: ma solo apparentemente. Il film ha uno sprint della realtà politica attuale architettata a dovere dalla coppia Manfredonia-Albanese. Tutto si concentra nel personaggio di Cetto: la sua mancanza di un limite, le colate di cemento sulla spiaggia, delle fogne che scaricano in mare, dei buoni benzina in regalo o dei brogli elettorali e nemmeno della bigamia. Delle allusioni ai pregiudicati e delle "assessore" scelte in base al fisico. Qualunquemente non va scambiato per un film d'intrattenimento, anche se non mancano diverse battute molto divertenti/ironiche ("Presto io sarò sindaco per cui tu per legge sarai vicesindaco") e nemmeno per una tragicommedia alla Fantozzi, sebbene il regista lo citi tra le ispirazioni: piuttosto, è un film "violento" che non fa sconti e regala al "cattivo" una vittoria su tutta la linea. Il qualunquismo di questo imprenditore prestato alla politica, sempre allegro e in movimento da un abuso di potere ad un altro, menefreghista in teoria e in pratica, dovrebbe essere qualcosa di cui ridere per esorcismo, per isteria dettata dalla paura, non per spasso o per il piacere di guardarci allo specchio. Se proprio occorre dargli un'etichetta, si dirà che è un film "di denuncia" che ha scelto la via della satira anziché quella della tragedia. Assolutamente da avere!
Il film è guardabile e sinceramente fa ben poco ridere a mio parere, di certo fa riflettere, ma le risate le stramma a malapena.
Recensioni
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