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Dalle loro caverne, gli uomini e le donne preistorici possono avere molto da insegnarci sulla parità di genere.
«No, le donne preistoriche non passavano tutto il loro tempo a spazzare la grotta e a fare da babysitter ai bambini fino a quando gli uomini tornavano dalla caccia. Immaginarle ridotte a un ruolo domestico e allo status di madri è un pregiudizio. Anche loro inseguivano grandi mammiferi, facevano strumenti e ornamenti, costruivano habitat ed esploravano forme di espressione simbolica.
Non ci sono prove archeologiche che, nelle società più antiche, certe attività fossero loro vietate, che fossero considerate inferiori e subordinate agli uomini. Questa visione della preistoria deriva dai preconcetti dei fondatori di questa disciplina nata nel XIX secolo. È ora di dare uno sguardo alla storia dell'evoluzione e di decostruire i processi che hanno reso le donne invisibili nel corso dei secoli.»
Fino alla metà del XX secolo, dipinti, sculture, libri, illustrazioni hanno creato un immaginario collettivo trasmettendo un unico messaggio: la preistoria è una questione di uomini. Ma non ci sono prove che gli uomini primitivi fossero cacciatori, creatori di armi e utensili, nonché artisti di dipinti rupestri mentre le donne si occupassero solo dei figli e di tenere in ordine la grotta. L'archeologia è una scienza giovane, che risale al XIX secolo, ed è stata sviluppata da studiosi di genere maschile che erano inclini a proiettare gli stereotipi di quel tempo sul loro oggetto di studio, costruendo un modello di famiglia preistorica che imita quello della famiglia occidentale dell'Ottocento: nucleare, monogama e patriarcale, con l'idea che le donne non abbiano avuto alcun ruolo nell'evoluzione tecnica e culturale dell'umanità. Escludendo metà della popolazione, la visione del comportamento nelle società preistoriche è stata distorta per più di un secolo e mezzo. Nell'ultimo decennio, però, lo sviluppo dell'archeologia di genere, delle nuove tecniche di analisi dei reperti e le recenti scoperte di fossili umani ci hanno permesso di sfidare i numerosi pregiudizi sulle donne preistoriche, che erano in realtà meno sottomesse e più inventive di quanto si è creduto fino a oggi. Con La preistoria è donna, Marylène Patou-Mathis decostruisce i paradigmi all'origine di questo ostracismo e ci permette di aprire nuove prospettive nell'approccio scientifico verso lo studio delle società preistoriche. Pone inoltre le basi per una diversa storia delle donne, libera da stereotipi, non più dominata e scritta solo da uomini.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Come anche l’archeologia possa essere studiata e analizzata secondo una prospettiva di genere; un approccio molto recente, ma che apre la strada ad una rivisitazione di ipotesi e ricostruzioni modellati sulla base di una visione della società, dei suoi stereotipi e del ruolo della donna in via di superamento; aiutano anche le moderne tecnologie come l’analisi del DNA;
Una panoramica su un tema non recente ma spesso dimenticato; il ruolo non secondario della donna nella preistoria. Il volume analizza in modo non sempre approfondito epoche e luoghi, ma è Interessante per chi vuole iniziare ad approfondire l'argomento e trovare spunti di riflessione e punti di partenza per un'indagine più ampia.
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