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Le gare non sono mai state una passeggiata per me, ma quella lotta all’ultimo respiro io la cercavo. Se capivo di dover entrare in acqua e combattere alla morte, l’adrenalina mi scorreva ed ero felice.
La condizione ideale per gareggiare era sentirmi un animale braccato. La sera prima di una gara quasi non mangiavo. Era la tensione, certo, ma anche un modo di prepararsi all’assalto, come il lupo che prima di andare a caccia per affrontare la lotta digiuna, dimagrisce. La fame o l’inappetenza non erano solo forme nervose, ma manifestazioni di un atavico istinto al combattimento. All’inizio, quando ero solo una ragazzina, mi sentivo un vuoto dentro che riempivo con le vittorie, ma dopo un po’ non era più quello. Da un certo punto in poi l’ho fatto solo per me stessa. Mi chiedevano a chi volessi dedicare le mie vittorie. Le più difficili, quelle che arrivavano dopo periodi duri, quelle delle rinascite le ho dedicate tutte a me stessa. Perché io ero l’unica a sapere che sacrifici avessi fatto per ottenere quei risultati. Io ero il lupo. Cosa ne sapevano gli altri, chi aveva vissuto anche solo la metà di quello che avevo vissuto io? Questo fa di me una stronza?
«Quando vedo il tabellone prendo a schiaffi l’acqua della piscina: sì, stavolta ce l’ho fatta! Incrocio lo sguardo di Alberto e scoppiamo a piangere come due scemi. Oro e nuovo record del mondo, 1’54’’82.»
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Libro molto scorrevole, a volte anche troppo. Il racconto è (ovviamente per i miei gusti) troppo veloce, avrei preferito ci si soffermasse di più su degli aspetti soprattutto psicologici. In alcuni punti mi è poi sembrato persino troppo autocelebrativo.
La testimonianza di una ragazza che ha segnato la storia del nuoto. Il racconto genuino, quasi di getto di un'avventura segnata da sacrifici e fatica che mi ha commossa.
Ottima lettura molto scorrevole. Una grande storia di vita di una grande atleta che non nasconde le difficoltà del successo e i sacrificio che ci sono dietro dalla adolescenza ai giorni nostri.
Recensioni
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