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Riproponendo l'opera di traduzione e commento del Prof. Guido Manacorda (1879-1965), illustre germanista, critico letterario, traduttore ed accademico, la casa editrice "Le Lettere" ha fatto un immenso servizio a quanti, come me, desiderosi di conoscere l'opera di Wagner, sono stati sempre scoraggiati dall'ostacolo della lingua tedesca. Infatti, grazie a questa splendida traduzione ed all'irraggiungibile commento di Manacorda, mi è stato possibile superare questo ostacolo e approcciarmi finalmente a Wagner con mia enorme soddisfazione. Iniziative editoriali di questo tipo sono un servizio reso alla cultura e alla bellezza.
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Scritto attorno al 1840 e rappresentato nel 1843, L'Olandese volante (o Il vascello fantasma) può essere considerato il primo dei grandi drammi wagnenani, sia per l'impianto musicale che per la decisa svolta in direzione del mito, dopo gli incerti esiti del grand-opéra storico, il Rienzi. Rielaborando una leggenda popolare riscritta pochi anni prima da Heine, Wagner vi inserisce uno dei temi fondamentali della sua successiva produzione, quello della redenzione, della forza sovrumana dell'amore che riesce a infrangere il dettato divino della punizione eterna. Condannato a vagare eternamente tra i mari per il suo peccato d'orgoglio – e tra i suoi "antenati", oltre all'ebreo errante Ashavero si intravedono potentemente i grandi colpevoli di hybris, a iniziare da Ulisse – l'Olandese viene strappato al suo destino dal sacrificio di Senta, che volge le spalle a un felice matrimonio "borghese" per amarlo a prezzo della propria vita e dunque salvarlo, risolvendo il dramma in un finale di morte e trasfigurazione che suscitò le ire di Friedrich Nietzsche.Come le altre sue versioni wagneriane, risalenti agli anni Venti ma ancora oggi per molti versi insuperate, la traduzione di Guido Manacorda riesce a fondere il rispetto del senso letterale del testo con il mantenimento dei suoi valori poetici. Un sobrio commento dà modo al lettore di penetrare i significati dell'opera anche nella sua articolazione musicale, mentre un altrettanto misurato apparato di note riporta le non molte varianti del testo propriamente letterario rispetto a quello dello spartito teatrale.
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