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sicuramente non sono dei capolavori ma sono delle letture piacevoli per passare qualche serata
E' il primo libro della Vergas che leggo e mi ha abbastanza affascinato la figura inusuale del commissario Adamsberg. Lettura scorrevole, trama adatta ad un giallo, finale non del tutto imprevedibile: non un capolavoro, ma un buon libro estivo!
Bel romanzo, letto ormai 3 o 4 anni fa, ma lo ricordo con piacere. Non il mio preferito della Vargas ma sicuramente tra i migliori. Sto notando dai commenti che le opere di questa scrittrice o le si odia o le si ama, per me la seconda, trovo le sue storie piacevoli, la lettura scorrevole, i personaggi talmente ben delianeati che Danglard mi pare di avercelo di fronte. Per me è sicuramente una lettura consigliata
Che boiata... e per fortuna ho chiesto al libraio quale fosse il migliore della Vargas. Primo e ultimo che leggo, ma cosa è... un noir? un giallo? Mi sembra più un libro comico, personaggi insulsi, storia assurda, e poi il GATTO! Ma per favore, leggetevi Indridason (sotto la città) oppure come consigliava qualcuno prima di me... Saramago (l'uomo duplicato).
Un nuovo intricato caso per Adamsberg ed il suo 15/o arrondissement (qui con l'entrata in scena del tenente Veyrenc). Bella e solida la trama con l'aggiunta, qua e là, di un po' di ironia. Lettura scorrevole ed affascinante. Da leggere!
Credo che quanto si possa dire della bravura - notevole - della Vargas si possa riassumere in un tratto di questo libro - che non riporterò per non rovinare la lettura, ma del quale mi limito a una mia umile interpretazione: il protagonista della storia, il commissario Adamsberg, a un certo punto sente il bisogno di andare lungo il fiume (la Senna, il romanzo si svolge tra Parigi e la Normandia) e di "lasciar volare liberi i pensieri". Perché i pensieri "sono come i gabbiani": a volte occorre lasciarli volare liberi perché stanno stretti. E, proprio come nei gruppi sociali di gabbiani, c'è un pensiero - un gabbiano - che svolge il ruolo di gabbiano-sentinella. O gabbiano-poliziotto. E' il gabbiano che sorveglia il gruppo e che rintuzza - "rimprovera" - quel o quei gabbiani che non si comportano secondo le regole che il gruppo si è dato. Spesso gli altri pensieri - gabbiani - non danno retta al pensiero - gabbiano - sorvegliante ed è allora tutto uno stridio di grida, uno scambio rumoroso di opinioni e beccate che agita, alla fine, l'intero gruppo. E capita che uno di questi pensieri - gabbiani - ribelli si allontani e vada per una sua strada. Un po' un Jonathan Livingstone della mente. E' quello il momento che attende il protagonista del libro: vedere dove quel pensiero lo porterà. Seguirlo perché sa che è quello che lo condurrà alla verità. Come sempre fanno i suoi pensieri ribelli, non omologati, da "spalatore di nuvole" come viene definito più o meno affettuosamente dai colleghi. Perché è il pensiero che non si ferma alle regole, non "fa gruppo" con gli altri , che non china la testa solo perché lo fanno gli altri ma usa la propria. Di testa.
Davvero un bel giallo, scorrevole, divertente. Certo, per nulla credibile, soprattutto la parte del gatto, ma basta metterci una buona dose di immaginazione.
Storia ancora più inverosimile di quella del libo precedente....ma è difficile resistere al fascino dei soliti personaggi e gli incontri di Adamsberg con quel gruppetto di amici in Normandia sono memorabili...La trama è piuttosto intricata, ma la soluzione finale dipana bene la matassa.
Che delusione!la storia di per sè non è male, però la sostanza non è molta. L'inizio è interessante, in seguito si perde. Il filone "romanzi che parlano di romanzi" comincia ad annoiarmi...Ho l'impressione che con Ruiz Zafon abbiamo esaurito le risorse.
C'e molta carne al fuoco in questo libro della Vargas, forse un po' troppa. Mi era piaciuto moltissimo "Parti in fretta e non tornare", questo un pochino meno, anche se ci sono molti sprazzi di genialità letteraria, nonostante in molti si ostinino a non riconoscerla.
Chi ama la Vargas ed il suo mondo, il suo stile, non rimarrà deluso. Peccato venga meno dopo poco parte della suspence in quanto a, mio avviso, è abbastanza evidente chi sarà il colpevole...la cosa pazzesca è che l'Einaudi nel commento sul retro di copertina lo rivela con un commento che lascia spazio a pochi dubbi: non ho mai visto una cosa del genere presentando un giallo!
Il libro è indubbiamente ben scritto. L'autrice ha un dono efficace per le parole, ma sembra quasi che la cosa sia fine a se stessa...e non all'interno della narrazione. Il libro risulta lento in modo fastidioso, molto autocompiaciuto. Punta più sull'analisi psicologica dei personaggi - non necessariamente in relazione al caso poliziesco affrontato- che sui fatti che compongono la storia. Sono un po' delusa, mi aspettavo davvero di meglio.
ritmo in crescendo, prima avvolge con manto poetico per poi catapultare in una trama avvincente. Seduce lo stile. Eccellente.
E' il primo libro di Vargas che ho letto...sicuramente sarà anche l'ultimo!!!Una delusione abissale. Lo consiglierei esclusivamente a chi soffre d'insonnia...se non vi addormentate nemmeno con questo...beh allora penso non ci sia medicina!!! Risparmiate i soldi, secondo me non li vale.
Intrigante, ben scritto, mai macabro, con personaggi ben delineati e che ti sembra di conoscere da sempre. Un libro che si legge (nonostante l'oggetto), con leggerezza e piacere. Il voto non è al massimo perchè non eccelle come 'Io sono il tenebroso' o 'Chi è morto alzi la mano'. Ho consigliato (e prestato) a molti amici i libri della Vargas e tutti l'hanno apprezzata da subito, principalmente per lo stile lieve con cui scrive.
Non si puo' paragonare Mozart con Allevi, Frank Capra con i Vanzina. Io ho letto molto, e di tutto, Mann, Melville, Yourcenar, Calvino, Pavese, Eco, Amado, e piu' recenti, Tabucchi, Pamuk, per citarne solo alcuni. E adoro i gialli, ma non la violenza. Per me un libro della Vargas e' un appuntamento, quasi sempre estivo, soprattutto disimpegnato. La vita e' fatta anche di questo, leggerezza. E i suoi gialli sono cosi', leggeri ma non fatui, e i personaggi sembrano uscire da un fumetto, un meraviglioso fumetto. Cosa volere di piu' da una lettura? Che lasci un ricordo, possibilmente positivo.
quando fa discutere, un libro ha vinto. Qui vedo, sulla vargas, valutazioni ed interpretazioni discordanti di molto, dall'1 al massimo. Bellissimo! non vale che tutti la pensino allo stesso modo. A mio parere il libro è molto ben architettato nella sua trama e nei suoi personaggi, tutti al posto giusto, tutti indispensabili. Magari tirato un pochino per i capelli in certi suoi passaggi, ma comunque avvincente. Non mi pare corretto paragonare la vargas a mcewan o saramago: i generi e gli spiriti sono abbastanza distanti. Chi legge la prima cerca un noir d'autore, chi legge gli altri due cerca uno spessore ed un messaggio.
Un libro che non eccelle in nulla, a differenza di quanto dice la critica! Personaggi sui generis che però, a lungo andare, vengono a noia, una trama intricata, forse troppo, ma che non convince e non stimola il lettore, scarse le descrizioni dei personaggi, affidate ai dialoghi anch'essi molto strani e sopra le righe...un miscuglio male amalgamato, forse scorrevole, ma senza nulla di che...lontano anni luce dal "capolavoro" o "libro brillante" come suole chiamarli la critica! C'è molto di meglio!
Devo ammettere che mi aspettavo di più da questo libro. I personaggi sono buoni, anche la trama. Ma durante la lettura, si ha continuamente l'impressione che debba succedere qualcosa in più... che poi non accade
Come al solito Adamsberg parte piano e quindi il libro inizialmente è pesantino, ma poi diventa veramente (come al solito) coinvolgente e bellissimo.
Chi cerca in vargas un thriller d'azione è ovvio che debba approdare su altre sponde. Belle ambientazioni ma sopratutto una magnifica caratterizzazione dei personaggi che esaltano una trama con poca azione. A me non piaciono i personaggi "a lieto fine" in stile Harry Bosch o Dirk pitt, ma Adamsberg è un caso parte, davvero unico. Un gradino sotto a Parti in fretta e non tornare ma da leggere.
un giallo (meno pastello del solito) in stile vargas, forse meno riuscito di altri, e con trama meno convincente delle precedenti fatiche, ma giocato come sempre su accattivanti e insolite caratterizzazioni di personaggi strampalati, dipinti con un godibile tocco femminile, sfumature ironiche, scorci seducenti di Parigi, prosa non impegnativa. Lavoro leggero e godibile, lettura disimpegnata e di evasione. Cos'altro cerchiamo in fondo in un romanzo della Vargas? Mi guarderei dal parlare di capolavori ma non commetterei neanche l'errore di confrontare autori e universi incommensurabili. Mc Ewan? Saramago? Men che modesti rispetto a Musil, Roth, Mann, Balzac o il nostro Fedor D., ma si tratta di giallisti? e se c'è ancora chi idolatra Ken Follett, omnia licet fiant!! Non si finirebbe più con le hit-parade.. :-)
Concordo pienamente con i giudizi negativi di V.Piras e di Len. E' la prima volta che non riesco a superare la metà di un libro. Ma come si fa... come si fa a parlare di "solo capolovor...etc.etc...di libro "brillante e coinvolgente"!!! Ma come si fa!Vi prego, risparmiate i soldi, non compratelo! Leggetevi "Lettera a Berlino" di McEwan o "Cecità" di Saramago così capirete cosa vuol dire romanzo brillante, coinvolgente e magari veramente griderete "solo capolavor mi vien da dir".
Piccola premessa: lei si definisce "l'anti patricia cornwell", affermando "un delitto è semplice, non mi piacciono i gialli complicatissimi".. sicuramente il libro in questione contraddice in pieno la sua frase, infatti a mio avviso non risulta proprio semplice..In ogni caso è il secondo che leggo dellla Vargas, il primo era stato l'uomo a rovescio..Sinceramente solita sensazione: ovvero un libro carino ma nulla di più, a mio avviso non ha nessuna parte dove ecceda in qualità, una lettura abbastanza scorrevole a cui manca qualcosa per fare la differenza.
Un thriller fatto bene deve avere certe caratteristiche: a) discreta dose di credibilità b) ottima caratterizzazione dei personaggi principali e buona capacità di saper delineare sufficientemente bene anche le cosiddette "comparse" c) il classico colpo di scena a cui va data coerenza e contestualità all'interno del testo. d) non ricercatezza dei termini, non essere prolissi, non specchiarsi troppo nello specchio. Ebbene, io credo che questo libro debba essere promosso a tutte queste voci. E credo che leggero' ben presto altro della Vargas perchè il personaggio di Adamsberg mi ha affascinato molto e anche "divertito", senza dimenticare ovviamente il suo entourage di aiutanti dell'anticrimine.
Come sempre sono rimasta affascinata da questi personaggi e storie surreali, pieni di umanità e ironia. Sono atmosfere magiche che entrano nel cuore. Consigliatissimo...a chi ama il genere naturalmente!
Sono alle prime bellissime pagine di questo romanzo,che assaporo con tutta la calma e l'attenzione che merita, e oltre che dirne tutto il bene posso solo descrivervi il senso di meraviglia che provo di fronte a questa scuola Francese che dopo Daniel Pennac produce tanta maestria nella caratterizzazione dei personaggi.
Romanzo appartenente alla lontana alla ormai innumerevole filiazione del “Codice Da Vinci”, ovvero al connubio del giallo con l’esoterismo; la storia naviga tra vari generi toccando persino il comico e l’horror senza mai assumere una sua vera connotazione. Personaggi assolutamente improbabili (la squadra dell’ispettore Adamsberg) si muovono in una storia impossibile e priva di ogni logica, zeppa, oltre che di citazioni, di accadimenti inutili, disseminati qua e là con l’intento di incuriosire o depistare il lettore. Riguardo il lato poliziesco la storia più che un filo logico ha un insieme di spunti mai pienamente sviluppati che formano un groviglio inestricabile. La follia dell’omicida non basta a giustificare la completa assenza di coerenza e consequenzialità. La soluzione poi, è assolutamente banale, intuibile a metà della storia, ed i falsi indizi disseminati lungo la vicenda non ingannerebbero neppure dei giallisti principianti. Sul versante del Thriller il romanzo è addirittura imbarazzante in quanto il meccanismo narrativo che monta la tensione viene sgonfiato dalla stessa autrice con interventi inutili e fuori tempo che impediscono il coinvolgimento totale. Il lato horror è talmente forzato da somigliare ad uno scherzo; il fantasma della monaca che apre la storia non ha alcun ruolo nell’economia narrativa e la scelta di alcuni aspetti vagamente oscuri e demoniaci degli avvenimenti viene stemperata dall’eccesso di caratterizzazione della squadra investigativa che insiste con ripetitività sul tasto umoristico. L’aspetto esoterico è forse quello perseguito con maggiore convinzione, ma anche questo viene a perdere capacità trainante a causa del suo intreccio con la rivalità tra Adamsberg ed il nuovo elemento della squadra investigativa, catapultato dal passato dell’ispettore a rendere ancora più assurda una pasticciatissima storia di un serial-Killer “sui generis”. Da sconsigliare vivamente a tutti, soprattutto agli amanti del genere “noir”.
primo libro letto della vargas. mi ha lasciato abbastanza sorpresa, parechie cose mi si sono chiarite leggendo un po di biografia della scrittrice.... dubito da medico che una persona da 48 in coma avvelenata possa riprendersi senza reliquati, così come mi ha stupito il gatto segugio o il fatto che questo Adamsberg faccia praticamente quello che gli pare e usi il 13° arrondissement come fosse casa sua ma evidentemente bisogna entrare nella dimensione che la Vargas vuole creare. in ogni caso la curiosità mi ha spinto ad acquistare proprio oggi "soto i venti di nettuno", gli spalatori di nuvole meritano fiducia....
Letto in un giorno senza interruzioni dato che non era proprio possibile staccarsi dalle pagine! E ora che si fa???? Si aspetta l'estate prossima finchè la Vargas non ne partorisce un altro sperando con tutto il cuore che non smetta mai!!!
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