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È qui che Nanà riceve, a mezzanotte. «Aspettava, per nulla imbarazzata, in confidenza, entrando subito nelle grazie del pubblico, con l'aria di dire lei per prima, con una strizzatina d'occhi, che non aveva due soldi di talento, ma non importa, aveva ben altro.» In quel mondaccio parigino ottocentesco - che Zola restituisce alla sua maniera, cioè bene -, per campare ognuno usa quello che ha; e se hai 'solo' un corpo che sparge ovunque effluvi di letale seduzione, usi quello: e Nanà se ne sa servire bene. E quando qualcuno regala a una 'fille de joie' una casetta in campagna - anche se si chiama 'La Mignotte' - c'è da accettarla di buon grado, perché quando giunge l'ora di raccogliere i frutti del duro lavoro e delle difficoltà della Vita, non c'è tanto da fare gli schizzinosi: una tenuta per la mantenuta. Le descrizioni, secondo me, sono sempre la forza della scrittura di Zola: ambienti, situazioni e personaggi arrivano immediati come in un film, che non serve nemmeno immaginarli, li vedi proprio. In verità, le prime cento50 pagine sono un po' noiosette (c'è un'interminabile soirée e rappresentazioni teatrali ripetitive) superate le quali - nonostante una certa generale ridondanza e verbosità che non avevo riscontrato nei due titoli precedentemente letti - il modernissimo Zola dalla prosa perfetta, si e rivelato, nei tratti essenziali del suo naturalismo, ancora come piace a me, anche se mi ha appassionato un po' meno di Germinal e de Lo scannatoio (L'Assommoir).
Siamo nell'Ottocento, Parigi. Nanà è una prostituta che salta di amante in amante. Ma lei non è solo questo: è una forza distruttrice che, attraverso il suo istinto sessuale irrefrenabile, fa marcire tutto quel che tocca. I suoi amanti cadono in rovina uno dietro l'altro, mentre lei continua questo gioco con superficialità e narcisismo. Nanà è l'oggetto che tutti vorrebbero, ma il prezzo è altissimo. Zola crea questo personaggio unendo l'aspetto di ninfa benefica con il carattere di menade che consuma. Un capolavoro.
Bello, molto descrittivo
Recensioni
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