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Meraviglioso. Non poteva essere meglio descritto l'incontro/scontro tra due culture e mentalità totalmente differenti.
Camilleri da il suo meglio nei cosidetti romanzi storici. Questo, la concessione del telefono, il birraio di Preston, il filo di fumo, Patò ed altri fanno parte di un ciclo irripetibile e bellissimo.
Ogni volta è sempre un piacere leggere le opere del maestro Camilleri. La storia è ricca di significati, interessante e coinvolgente.
Recensioni
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"Dico semplicemente che tanto lei quanto io rischiamo d'arrivare, al massimo, a una verità parziale. Be', è sempre meglio che nessuna verità."
Se Camilleri, come lui stesso dichiara, ama tra le sue opere soprattutto i romanzi storici, La mossa del cavallo, sarà di certo tra i figli prediletti.
La trama è quella di un giallo, l'ambientazione è nei pressi dell'immaginario (ma estremamente realistico) paese di Vigata, il periodo in cui si svolge l'azione cade tra il 1 settembre e il 15 ottobre 1877. Giovanni Bovara, nato in Sicilia ma trasferitosi a soli tre mesi d'età a Genova, viene nominato ispettore capo ai Mulini a Montelusa, paese a pochi chilometri di distanza da Vigata e l'insediamento, che avviene in seguito alla misteriosa morte dei suoi due predecessori, provoca subito reazioni di sospetto tra i potenti del luogo. Fin dalle prime pagine vengono presentati i personaggi che segneranno la vicenda: un prete lussurioso e strozzino, una bella vedova dai molti amanti, un avvocato al cui nome tutte le bocche si chiudono, alcune figure di piccoli potenti locali inserite nei punti chiave della pubblica amministrazione (in realtà alle dipendenze di poteri forti e illeciti) e un politico che "rappresenta" gli interessi di questi uomini onorati. Le vicende di mafia hanno anche oggi più o meno le stesse caratteristiche e gli stessi protagonisti. La cronaca ci ha, in questi anni, mostrato la stretta connessione tra economia, malavita e politica, così seppur datato 1877 il romanzo potrebbe essere, con poche varianti, collocato ai nostri giorni. Giovanni pensa (e sogna) in dialetto genovese: questo lo allontana dalla comprensione dei meccanismi perversi che lo porteranno, innocente, in carcere; gli impedisce di leggere con chiarezza l'organigramma della malavita locale; gli dà una sensazione di estraneità che, se gli permette maggiore libertà d'azione nello svolgere il servizio a cui è stato chiamato, lo pone in una dimensione di solitudine da cui solo il colloquio col giudice (una delle poche figure positive del romanzo) lo potrà strappare. Ma Giovanni a quell'interrogatorio, che avviene quando ormai pare che la trappola in cui è caduto si sia chiusa su di lui, giunge con una nuova decisione: da quel momento parlerà solo in quel dialetto siciliano che pareva a lui sconosciuto, ma che improvvisamente è ritornato sulla sua bocca a salvarlo. Questo è sicuramente il centro d'interesse del romanzo: l'uso della lingua, la parola, la comunicazione attraverso un codice che abbia riferimenti comuni può essere la chiave di comprensione della realtà. Allora è possibile capire perché Camilleri in questo romanzo sperimenti l'uso di diversi codici linguistici: quello burocratico, quello giornalistico, quello giuridico, il dialetto genovese, il dialetto siciliano (nei dialoghi usato in forma non "italianizzata"). Parlare è essere: le parole che usiamo sono in grado di descrivere la realtà a noi stessi e agli altri, anzi sono cariche di una "verità" che solo alcuni termini possiedono e che altri invece nascondono.
Il romanzo, la cui lettura non è così immediata come per le altre opere dell'autore pur di ambientazione siciliana, appare il frutto di un approfondito lavoro di ricerca e presenta una ricchezza e una varietà formale di sicuro interesse. Così le numerose citazioni (le ultime pagine, il Catalogo dei sogni, è composto da "immagini, frasi, parole rubate" a capolavori della letteratura internazionale) mostrano come certe tematiche siano universali, non abbiano confini né temporali, né geografici ma, se linguisticamente adattate, possano rappresentare l'inconscio, le paure e le aspirazioni di ogni uomo.
Recensione del Caffé Letterario di Wuz.it, 1999.
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