Marte in ariete
di Alexander Lernet-Holenia
Questo romanzo non solo racconta unavventura, che oscilla fra il nostro e altri mondi, ma la sua origine stessa è avventurosa. Lernet-Holenia, che era stato ufficiale dellesercito absburgico nella prima guerra mondiale, si trovò a essere richiamato alle armi, questa volta nellesercito tedesco, poco prima dellinvasione della Polonia. Durante i primi mesi di quella campagna, tenne un minuzioso diario. E, appena ebbe una licenza, si mise a scrivere questo romanzo, al cui centro è appunto linvasione della Polonia: sarebbe presto apparso a puntate su una rivista dal titolo frivolo: «Die Dame». Quando però il testo stava per essere pubblicato in forma di libro, e tutta la non piccola tiratura era pronta, un intervento del ministero di Goebbels proibì la diffusione di quellopera sospetta. Due anni dopo, un bombardamento distruggeva tutti gli esemplari del libro, che erano rimasti nel magazzino delleditore. Ma a Lernet-Holenia rimaneva ancora una copia delle ultime bozze: fu quello il testo che finalmente sarebbe apparso nel 1947. Per una volta, i censori erano stati buoni lettori. In queste pagine si legge davvero in filigrana una possente raffigurazione dello sfacelo che i nazisti stavano portando nel mondo. Ma non già perché lautore ricorra a una densa simbolicità, come Jünger nelle Scogliere di marmo. Anzi, con la sua funambolica lievità, con il suo gesto sovrano di mistificatore che introduce al vero mistero, Lernet-Holenia riesce qui ad avvolgere e camuffare i suoi segnali in una aggrovigliata storia damore, che nasce a Vienna e subito ci trasporta in quel «mondo intermedio» dove gli spiriti e i corpi, la vita e la morte, il passato e il futuro amano scambiarsi le parti ed è la vera terra delle sue storie. Immersa in questa realtà irreale, la guerra non perde nulla del suo atroce peso, stagliandosi in immagini incombenti, come una nitida allucinazione. Nessun libro ha saputo raccontarci con tale mirabile precisione il momento sospeso, afoso, immobile che precedette lo scatenarsi delle armi. E ciò avviene proprio perché Lernet-Holenia ha saputo intessere in questo romanzo i messaggi, brevi e ultimativi, di quegli altri regni che «non hanno ambasciatori». La sua arte era quella di vivere sul confine di quei regni e di riuscire così a rendere avvertibile, nelle sue limpide narrazioni, quando «di tanto in tanto qualche piccola parte di essi si stacca per poi arenarsi, come legno galleggiante che giunge da ignoti continenti, ai lidi della nostra percezione».)
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