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Ben scritto, ma intreccio poco efficace dal finale sconfortante.
Nel ciclo di Marcus e Sandra, il maestro delle ombre è sicuramente il libro più debole. Dopo esser arrivato a livelli altissimi con Il cacciatore del buio, qui Carrisi cade rovinosamente con una trama che fatica a prendere corpo, ambientazione da "la notte del giudizio", alcuni personaggi troppo sopra le righe, spiegazioni fornite troppo di fretta e un finale che non rende onore ai due protagonisti più belli e riusciti (finora).
molto bello, mi è piaciuto, e alla fine ho avuto il mio lieto fine forse con i 2 protagonisti
Recensioni
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Papa Leone X nella sua ultima bolla era stato chiaro: Roma non sarebbe dovuta restare “mai, mai, mai” al buio, per nessuna ragione. Un giorno però l’imponderabile accade, ed è all’interno del caos di questa oscurità totale, che Donato Carrisi ambienta il suo ultimo, elettrizzante thriller.
Il mio nome è Marcus, si disse. E soffro di Epistassi.
Il resto dei ricordi seguì come un flusso inarrestabile. Sono un prete. Appartengo all’ordine sacro dei Penitenzieri, che risponde al Tribunale delle Anime. Sono l’ultimo componente della mia congregazione. Nessuno sa di me, nessuno conosce la mia identità. E iniziò a ripetere ciò che gli era stato insegnato: «C’è un luogo in cui il mondo della luce incontra quello delle tenebre. È lì che avviene ogni cosa: nella terra delle ombre, dove tutto è rarefatto, confuso, incerto. Io sono il guardiano posto a difesa di quel confine. Perché ogni tanto qualcosa riesce a passare…Io sono un cacciatore del buio. E il mio compito è ricacciarlo indietro».
A Roma è pieno inverno e piove ormai ininterrottamente da giorni. L’ondata di maltempo eccezionale costringe le autorità ad attuare misure drastiche, tra cui quella di un blackout forzato di 24 ore su tutta la città, per ripristinare il funzionamento di una delle quattro centrali elettriche, fuori uso per colpa di un fulmine.
Alle 7 e 41 del 23 febbraio la Capitale stacca la spina risvegliandosi così in un silenzio ancestrale, ripiombata in un nuovo Medioevo. Tutto è spento, si aspetta soltanto l’arrivo del tramonto e con esso il coprifuoco, predisposto per limitare al minimo i rischi che una notte di totale oscurità potrebbe comportare.
Nessuno sapeva cosa sarebbe potuto accadere al calare del buio.
C’è chi resta fermo, immobile davanti alla finestra ad aspettare che gli eventi facciano il loro corso, chi si barrica armato, dietro la porta di casa, e chi invece non aspettava altro che un’occasione come questa per poter uscire dall’oscurità coatta e nell’oscurità stessa attuare il suo piano diabolico.
Una premonizione vecchia più di cinque secoli sta per avverarsi dando luogo ad una serie di eventi che in meno di 24 ore potrebbero cambiare radicalmente il destino e la storia della città eterna.
A seguire la scia di morte e ad addentrarsi nel buio fitto e terrificante di un mistero inspiegabile che riporta al passato, illuminati oltre che dalle torce elettriche dalle loro intuizioni, due figure già note al fedele pubblico di Carrisi, il penitenziere Marcus e la foto-rilevatrice Sandra Vega, già protagonisti de Il tribunale delle anime e de Il cacciatore del buio.
A fare da filo conduttore tra i misteri della Chiesa e le indagini della polizia le anomalie, che dalle stanze più centrali del Vaticano fino alle gallerie sotterranee di Roma si mescoleranno alla tempesta trascinando dietro di sé isterie incontrollate, peccati da espiare e verità da omettere.
In quest’ultimo romanzo, il maestro delle ombre, Donato Carrisi, ormai maestro italiano del thriller psicologico, ricrea un’atmosfera a tratti claustrofobica, cupa, soffocata dalla pioggia e circondata da ombre sinistre dalle quali è meglio, se possibile, stare alla larga. Atmosfera all’interno della quale il lettore viene letteralmente trascinato a forza dalla tetra sequenza degli eventi che fanno trattenere il respiro in un’apnea continua che difficilmente farà staccare la spina dalle pagine del romanzo, ineccepibile, come da stile dell’autore, nella sua forma e struttura.
Il buio cambia la percezione della realtà, si disse Vitali. Come quando si è bambini. Di giorno, la tua cameretta è il luogo dei giochi, della spensieratezza. Di notte, è il regno delle ombre da cui fuggire nascondendosi sotto le coperte.
Recensione di Andrea Papa
Una terribile tempesta si sta abbattendo su Roma. La polizia e le autorità hanno già avvisato la popolazione dell’imminente pericolo e hanno proclamato lo stato di emergenza. L’elettricità, le comunicazioni, perfino le reti mobili, verranno disattivate. Non ci sarà più alcuna forma di controllo né possibilità di richiedere aiuto se dovesse esserci una emergenza. Chi ne aveva i mezzi, si è già trasferito lontano. Chi non poteva si è barricato in casa, nella speranza che la bufera passi e non faccia troppi danni. Proprio mentre Roma veniva isolata, Marcus il penitenziere si risveglia nudo, privo di memoria e legato in una antica cisterna. Sopravvissuto alla terribile prova ed ignaro di come sia finito in quel luogo e per quale ragione, il prete viene convocato dalla somma autorità del “Tribunale delle Anime”, una organizzazione interna alla Chiesa che si occupa di vicende che devono restare celate agli occhi del mondo. Qui Marcus si ritroverà incaricato di risolvere il mistero che si cela dietro la morte di un cardinale, proprio mentre la polizia, che ancora è rimasta operativa in una Roma sempre più anarchica, tenta di assemblare una task force per trovare un misterioso assassino che ha come membro Sandra Vega, fotografa forense da tempo non più operativa. Ben presto però le indagini dell’agente Vega e quelle di Marcus si incroceranno dimostrando che dietro le numerose morti misteriose si cela una sola, antica e perversa figura. Ora toccherà a Marcus e a Vega cercare di fermare il misterioso assassino prima che la scia di sangue sia troppo lunga.
Cosa gli aveva fatto bere? Non era vino. Improvvisamente il corpo della vittima fu scosso da una potente convulsione. Sembrava che la corda e i lacci con cui era legato non potessero reggere a quella forza sovrumana. Dalla pelle del torace dell’uomo iniziò ad affiorare qualcosa. La poliziotta si avvicinò allo schermo per vedere meglio. Era vapore. Nell’organismo stava avvenendo una reazione caustica. L’effetto era il miasma che scaturiva dai pori della pelle. La carne iniziò ad assumere un colore brunito, come se stesse bruciando dall’interno. L’espressione della vittima, pur travolta da potenti spasmi muscolari, continuava ad essere indifferente. (Sandra Vega, pag. 89)
Quando termini un libro, un buon libro, ci sono tante sensazioni che ti assalgono. Se i personaggi ti sono piaciuti, se sei riuscito a sentirli vicini a te o alla tua esperienza, vederli scomparire dopo la parola “fine” fa sempre un po’ male. È come aver dato l’addio, o l’arrivederci a non si sa quando, a dei preziosissimi amici che non sai quando o se mai rivedrai. Dopo due anni di attesa, questo è stato il lasso di tempo intercorso tra il precedente capitolo delle storie del penitenziere e dell’agente Vega, finalmente ho potuto “riabbracciare” due mie vecchie e care conoscenze. Ma, nemmeno il tempo di salutarle, nemmeno il tempo di sapere cosa possano aver fatto in questi due lunghi anni di silenzio e subito Carrisi li fionda dentro una vicenda così pazzesca che riuscirebbe a far impallidire e zittire gli autori della, ormai nota, saga di film “la notte del giudizio” (per intenderci, quelli in cui una volta l’anno la gente è libera di fare tutto ciò che più gli pare senza timore di essere perseguiti dalla legge). Una vera ingiustizia che mi ha portato, in certi momenti, a temere che presto avrei dovuto salutare uno dei miei due beniamini.
Oltre al ritmo serrato che accompagna la narrazione, che mano a mano che la storia procede si fa sempre più cupa e oscura, come la tempesta che avanza sulla città eterna, anche l’introduzione di un nuovo, misterioso e empio personaggio è stata una bella novità che ha contribuito a rendere la storia interessante e gradevole.
Sono assolutamente sicuro che questo romanzo, se non lo ha già fatto, vi conquisterà rapidamente e, in attesa di sapere cosa ne pensiate voi, mi sento in dovere di congratularmi con Carrisi per la splendida storia.
Consigliatissimo.
Recensione di Gabriele Scandolaro
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