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Libro candidato da Giorgio Amitrano al Premio Strega 2021
"Sono nata guerriera, ma non sapevo a quale esercito appartenessi. Poi, il 3 settembre del 2007, mi sono risvegliata dall'anestesia e ho preso atto, nella maniera più brutale, che la felicità è qui e ora. Aspettiamo, aspettiamo con ansia che qualcosa accada e poi comprendiamo che il meglio è già passato e non ce ne siamo accorti. Ma io non posso permettermi che vada così, perché ho una probabile scadenza e devo far girare le cose. Non ho paura per me: so che sto dando il massimo per affrontare questa battaglia che non ho chiesto di combattere. Vivrò al meglio quel che resta del giorno. Dopo sarà quel che sarà. Guardo avanti e guardo indietro e visto che si sono presi poco cura di me nella mia infanzia, ho deciso di prendermi cura di una zia malata nel corpo e nella mente, anche se non so bene cosa fare per lei. Intendo raccontare la sua storia e la mia".
Proposto da Giorgio Amitrano al Premio Strega 2021 con la seguente motivazione:
«La testimonianza lucida e vibrante di una donna in lotta contro la malattia, ma soprattutto contro l’ingiustizia e il silenzio. Attraverso il racconto di una congiura di famiglia ai danni di una vittima ignara, l’autrice illumina il tema eterno dei conflitti familiari di una luce nitida e nuova. Due vite apparentemente lontane, quella della narratrice e di una zia rinchiusa da ragazza in manicomio, si scoprono intimamente connesse, unite da quella inerzia invisibile che gela i rapporti umani e si trasmette attraverso le generazioni. Madri gotiche è un libro che scuote, indigna, commuove, e infine diverte, grazie a una sottile ironia che sfuma la tragedia e la alleggerisce. Scritto dall’autrice come una lettera indirizzata soprattutto a sé stessa, si consegna al lettore come un romanzo compiuto, capace di toccare, attraverso la cronaca di una esperienza privata e unica, la vita di tutti.»
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
"Mi piacerebbe sistemare tutto, ma forse bisogna imparare ad accettare le cose come sono: sbilenche, incomplete, deludenti ma con brevi e folgoranti momenti di completo appagamento" Patrizia Busacca, nota giornalista, è racchiusa in questa frase: la consapevolezza delle crepe che la strada del destino ci mette davanti ma anche la capacità di intravedere la luce attraverso alcune di loro. Guerriera di una battaglia senza prigionieri, figlia insoddisfatta, nipote amorevole, racconta la storia della sua famiglia attraverso generazioni di madri dalle quali cerca di prendere il buono, guardando alla vita con occhi più consapevoli. A partire da quella zia lasciata in manicomio fino ad arrivare proprio a lei che con la sua narrazione permea tutte le pagine di un'indomabile resilienza. La sua voglia di essere amata, il desiderio di esserci e non perdersi il bello di ogni giorno, lo sguardo avanti, la tenacia in tasca, i sogni sempre in piedi. Patrizia Busacca ci ha lasciato pagine intense e profonde, sincere e intime. Il suo romanzo le è sopravvissuto, fa sentire l'eco di una voce che non c'è più. Energia imprigionata tra le parole. Sarebbe fiera di vedere quanta ne viene fuori durante la lettura.
E’ un libro di dolore, di tristezza, di forza, di speranze, di ricordi, è un libro che mette al centro il mondo femminile della famiglia di Patrizia Busacca. Un lungo percorso attraverso le storie intime di famiglia a partire dalla bisnonna per poi arrivare alla nonna, alla madre a se stessa passando per i dolori della vita, per gli sgambetti che questa spesso fa a persone fino ad allora inconsapevolmente consapevoli di vivere e attraverso le malattie, quella mentale di zia Lidia, 60 anni di clinica psichiatrica, ma sopravissuta a tutte loro. Tutte madri gotiche (il titolo è mutuato dall’opera “American Gothic” di Grant Wood), fredde, quasi prive di sentimenti, quasi tutte votate a una vita che senza imposizioni familiari non avrebbero scelto. Sono storie minime in cui prevale l’assenza della figura paterna, storie unite dal fil rouge della malattia di qualcuna che finisce per condizionare tutti i familiari e che viene analizzata in ogni suo aspetto, in maniera scientifica seppur emotivamente carica per una serie di temi tutti importanti: la malattia, come detto, i rapporti uomo/donna, i conflittuali rapporti madre/figlia, la precarietà dei sentimenti (che alla fine non contemplano mai l’amore), l’evoluzione del modello di pensiero nell’autrice,voce narrante. Un memoir che non fa sconti a nessuno, né alle donne della famiglia, più attente alle apparenze che ai veri sentimenti, né alla società (la dicono lunga le descrizioni dei manicomi), né alla malattia che toglie pezzi di corpo e brandelli di dignità, ma lascia intatta la voglia di vivere, doloroso, ma necessario leggere.
I raggelanti protagonisti del celebre quadro di Grant Wood “American Ghotic" hanno ispirato il titolo di questo romanzo, nel quale l’autrice racconta i suoi sforzi per sottrarsi a un modello femminile anaffettivo. Un libro postumo, scritto durante una lunga convivenza con la malattia. Eppure, nonostante il tema doloroso, questo straordinario mémoire è sempre coinvolgente e vitale: poiché alterna in maniera inaspettata – proprio come accade nella vita - dramma e commedia.
Recensioni
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